Il ministro degli Esteri ceco Jan Lipavsky ha dichiarato che gli Stati-membri dell’UE hanno adottato un piano per utilizzare i proventi dei beni finanziari russi congelati a favore dell’Ucraina. Secondo il piano annunciato a marzo da Josep Borrell, il 90% dei proventi dei beni congelati, circa tre miliardi di euro all’anno, saranno destinati al Fondo europeo per la pace istituito nel 2021 (e dal quale vengono ora stanziati fondi per gli aiuti militari all’Ucraina).
A questo punto è importante capire almeno due cose: 1) non sono soldi russi, ma gli utili che si sono formati per dei motivi puramente tecnici (in sostanza, giacenza dei soldi sui conti degli enti di vigilanza finanziaria); 2) nessuno (nemmeno lo Stato russo o l’EU) ci perde alcunché, mentre l’Ucraina ci guadagna.
L’adozione della suddetta forma di aiuto può potenzialmente produrre almeno due effetti positivi: 1) gli USA si decidono, finalmente, di fare anche loro qualcosa del genere (ora hanno la «scusa» del buon esempio); 2) la «ricerca» dei fondi russi continua grazie a un nuovo stimolo.
Ma poi resta il vecchio problema: i soldi ci sono, ma le armi no.
L’archivio del 22 maggio 2024
22/05/2024 alle 13:25