Bene, è giunto – da tutti i punti di vista – il momento di tornare alle «Quattro stagioni di Buenos Aires» del compositore argentino Ástor Piazzolla. Infatti, questa volta nella mia rubrica musicale è il «turno» dell’«Invierno Porteño» («Inverno a Buenos Aires») composto nel 1969.
Inizierei dalla versione live dell’autore stesso:
E poi aggiungo una sorprendente interpretazione sinfonica: quella della Nederlands Philharmonisch Orkest.
Qualsiasi musica può essere suonata bene con qualsiasi strumento (o insieme di strumenti). Non sono gli strumenti che dobbiamo ascoltare.
L’archivio del 2024 год
Solo ieri sera me ne sono accorto, e già oggi vi informo: il media Mediazona ha prontamente preparato e pubblicato, già il giorno dell’assassinio (il 17 dicembre), una raccolta di tutte le teorie cospirative del tenente generale russo Igor Kirillov (il quale, tra l’altro, era il capo delle Forze di Difesa dalle Radiazioni, Chimica e Biologica). Io, personalmente, mi ricordavo di quelle sue teorie, ma non in tutti i dettagli.
In ogni caso, condivido con voi questa lettura affascinante.
P.S.: è possibile che il tenente generale Igor Kirillov sia stato fatto saltare in aria (vi sarà capitato di leggere di questo evento?) banalmente nel corso di una normale lotta di concorrenza interna all’esercito russo, ma vorrei tanto tifare per la versione di una operazione punitiva speciale da parte dell’esercito ucraino: hanno tutte le ragioni per farlo e, sono sicuro, il desiderio e, spero, le capacità.
Da oggi è disponibile sul sito un nuovo articolo automobilistico: quello che racconta l’evoluzione del servizio di ambulanza nell’URSS dal punto di vista, appunto, delle automobili utilizzate.
L’articolo è un po’ lungo (ma, probabilmente, adatto al periodo delle festività invernali) perché, in sostanza, copre un periodo di quasi cento anni: inizia dalle poche prime ambulanze del periodo prerivoluzionario e finisce con la prima ambulanza russa post-sovietica. Allo stesso tempo, l’articolo non è destinato ai [soli] tecnici: non è necessario essere un medico, un ingegnere automobilistico o un autista per riuscire a comprenderlo. È sufficiente avere abbastanza fantasia per immaginare di incontrare una di quelle macchine per strada oppure (in realtà spero di no!) dovere salirci.
L’idea dell’articolo mi è nata qualche anno fa, in una determinata epoca storica, ma prima di pubblicarlo volevo finire di descrivere alcuni modelli delle automobili sovietiche utilizzate per il servizio ambulanza…
Il Presidente ucraino Vladimir Zelensky ha dichiarato – in una intervista al quotidiano francese Le Parisien – che l’esercito ucraino non può riprendere la Crimea e il Donbas con le proprie forze:
Non possiamo rinunciare ai nostri territori. La Costituzione ucraina ce lo vieta. Di fatto, questi territori sono ora controllati dai russi. Non abbiamo la forza di restituirli. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo dei negoziati.
E, allo stesso tempo, ha sottolineato che ai negoziati si va solo trovandosi in una posizione adeguata:
Sedersi al tavolo dei negoziati con Putin a queste condizioni significherebbe dargli il diritto di decidere tutto nella nostra parte del mondo. Prima dobbiamo sviluppare un modello, un piano d’azione o un piano di pace – chiamatelo come volete. Poi possiamo presentarlo a Putin o, più in generale, ai russi.
In assenza del sostegno militare sperato e nelle condizioni del conseguente allungarsi della guerra (con la tendenza verso l’infinito, direi) tutte le parole appena riportate sembrano logiche. Anche se non mi basta la fantasia per immaginare (oggi) con quali mosse diplomatiche si possa costringere Putin a restituire la Crimea: non vorrà apparire sconfitto, soprattutto se non lo sarà realmente, e rinunciare al proprio principale «successo» degli ultimi dieci anni.
Evidentemente, ora Zelensky si sta psicologicamente preparando all’idea di dover elemosinare pure il sostegno diplomatico internazionale dopo la fine dei combattimenti: proprio come per ora sta succedendo con gli armamenti. Ma ha il difficile compito di dover spiegare due concetti:
1) il sostegno diplomatico deve comunque essere rinforzato, in questo specifico caso, con le armi;
2) il sostegno diplomatico insufficiente o tardivo farà sentire Putin un vincitore autorizzato a fare qualsiasi altra guerra.
Avendo visto il modo di fare dei burocrati occidentali, non sono molto ottimista…
Finalmente è successo! Ho rifatto completamente – soprattutto dal punto di vista tecnico – tutti i miei album fotografici sul sito.
In primo luogo, ora le foto si vedono nella loro dimensione più grande possibile: viene utilizzato il 100% della larghezza disponibile sullo schermo.
In secondo luogo, ho fatto la navigazione dal mio punto di vista soddisfacente: le foto possono essere sfogliate cliccando sulle frecce orizzontali, premendo le frecce orizzontali sulla tastiera (la mia modalità preferita da sempre), cliccando / tappando sulle preview e, infine, trascinando con il dito verso destra / sinistra sugli schermi touch (finalmente sono arrivato nel XXI secolo anche in questo ambito).
In terzo luogo, sotto ogni foto visualizzata ora vengono mostrate tette le relative informazioni che ritengo utile comunicare ai visitatori.
Tutto questo è stato realizzato senza l’utilizzo del database. Era da tantissimo tempo che volevo fare una cosa del genere: gli album che funzionino bene, che abbiano un aspetto visivo decente, che non richiedano delle spese finanziarie extra (per un grande database) e che siano facili da gestire (volevo avere la possibilità di caricare le foto in una directory e vederle comparire automaticamente nell’album assieme a tutte le relative informazioni). Mi ero quasi infortunato al cervello mentre cercavo di realizzare alcuni dettagli del suddetto progetto, ma alla fine ci sono riuscito.
Ora, dunque, posso ricominciare a pubblicizzare i miei album e, soprattutto, aggiornarli con i nuovi contenuti. I primi aggiornamenti saranno sicuramente grandi (negli ultimi anni ho accumulato un po’ di foto da pubblicare), poi si vedrà.
Uno script come quello dei miei album potrebbe anche essere messo in commercio, ma per ora non so ancora bene se, come e dove farlo. Cercherò e ci penserò.
La lettera di Bashar al-Assad diffusa ieri «da Mosca» è in un certo senso divertente:
Ma io sarei molto più curioso di vedere le immagini di Assad stesso. Perché in effetti, da giorni mi sto divertendo a inventare le ipotesi sul perché non lo facciano vedere (una foto di scarsissima qualità e presumibilmente fake a parte).
È curioso notare che gli incidenti di ieri delle due petroliere russe al largo della Crimea sono una delle conseguenze indirette delle sanzioni occidentali: il petrolio e i prodotti derivati vengono attualmente trasportate, tra l’altro, con una flotta obsoleta acquistata e/o recuperata non si capisce bene dove e non si sa bene in quali condizioni fisiche.
Ovviamente gli incidenti come quelli di ieri non significano che il petrolio russo non debba essere trasportato verso gli acquirenti: anche se gli autori delle sanzioni fanno finta di non saperlo, il mercato del petrolio è globale e non può dunque essere privato di una delle proprie fonti importanti.
Però nel lungo termine gli incidenti simili potrebbero significare che per lo Stato russo aumentano le spese di trasporto e, in qualche misura, si riducono i profitti. Ma questa è già una piccola notizia positiva, quindi, paradossalmente, si potrebbe sperare in altri incidenti. Possibilmente senza il carico trasportato, però…
Il video della tomba bruciata di Hafez Assad mi ha fatto ricordare, per l’ennesima volta, la tesi secondo la quale Putin avrebbe deciso di prendersi il pieno potere nello Stato e diventare un presidente a vita dopo la visione di quale fine aveva fatto Muammar Gheddafi (anche se la logica dovrebbe suggerire una scelta opposta).
Ecco, spero che abbia visto anche le immagini del video appena riportato. E che abbia cambiato velocemente le mutande.
Nel 1961 era uscito il primo album in studio di Eddie Harris: il «Exodus to Jazz». Tra gli altri brani – ovviamente in stile jazz – quell’album conteneva anche il «Gone Home»:
Nel 1985, poi, era uscito il terzo album in studio dei Stevie Ray Vaughan and Double Trouble «Soul To Soul» (registrato ai tempi del consumo della cocaina in quantità industriali da parte di alcuni componenti del gruppo). Tra gli altri brani, questo album contiene anche l’interpretazione in stile blues della «Gone Home» di cui sopra:
Nonostante il debutto da una parte e la droga dall’altra, si tratta di due interpretazioni belle dello stesso brano. Secondo me è inutile tentare di stabilire quale delle due sia la migliore (a meno che voi non abbiate qualcosa contro uno dei due generi musicali rappresentati): ognuna di esse ha una sua bellezza.
L’articolo segnalato questo sabato riguarda un argomento assolutamente prevedibile: cosa accadrà ora ai militari e mercenari russi di stanza in territorio siriano. Si dice che siano «migliaia»: non si sa ancora chi, come e quando si occuperà della loro evacuazione.
Tra parentesi: (ancora meno si sa se qualcuno organizzerà l’evacuazione di tutti quei non proprio pochi civili con cittadinanza russa che per qualsiasi motivo si trovano ora in territorio siriano).
L’articolo di cui sopra non risponde a tutte le domande, ma – come spesso succede – è utile per una migliore (o primaria) comprensione del problema.