L’archivio del 2023 год
Nel 1988 Sting aveva pubblicato il mini-album «…Nada como el sol», composto da alcune sue (e non solo) canzoni in spagnolo e portoghese. Sentire la «Frágil» era un po’ strano…
Dopo quel mini-album non mi era mai capitato di sentire Sting in spagnolo. Ma qualche giorno fa mi è capitato, a sorpresa, sentire la «Por Su Amor» di Sting e il musicista spagnolo (?) Kurt. Direi che questa sembra molto più interessante…
In occasione del primo anniversario della guerra in Ucraina (in realtà anche con alcuni giorni di anticipo) molte persone e molti media in Ucraina e in Russia hanno cercato di ricordare l’ultimo giorno della vita pacifica: il 23 febbraio 2022. Alcuni si limitano a scrivere della quotidianità, alcuni altri ricordano – o pensano di ricordare – il presentimento degli eventi tragici. Pochissimi trovano il coraggio di ricordare che pure il 23 febbraio la guerra appariva, almeno alle persone comuni, improbabile dal punto di vista puramente razionale. Ma su quest’ultimo aspetto sono già state dette e scritte tantissime parole, soprattutto nei primi mesi della guerra.
In ogni caso, pure io ho provato immaginare quali ricordi del mondo pre-bellico possano essere segnalati ai miei lettori. Alla fine, ho deciso di consigliare due pubblicazioni di genere un po’ diverso. La prima è una selezione delle foto della Ucraina delle poche settimane antecedenti l’aggressione putiniana.
La seconda pubblicazione segnalata è un testo: la cronaca del primo giorno della invasione raccontata da una guardia di frontiera ucraina.
Ed ecco che siamo giunti al primo anniversario della guerra in Ucraina.
Avrei preferito che questo anniversario non ci fosse mai stato. Che non ci fosse stato quel punto di partenza del cronometraggio. E che non ci fosse stato tutto ciò che è successo tra le due date. Ma, purtroppo, questo inferno sta continuando e io non so quanti altri anniversari della guerra in corso ci aspettano ancora. Dall’ultimo discorso di Putin alla Assemblea Federale abbiamo appreso, tra le altre cose, che l’unico obiettivo finale di questa guerra è la vittoria: una vittoria che dovrebbe una forma della quale nemmeno Putin stesso ha una idea precisa. Ma, allo stesso tempo, è già chiaro che l’Ucraina non si arrenderà (in primo luogo, perché non vuole farlo; in secondo luogo, perché è sostenuta da tutto il mondo civilizzato) e che Putin non spaccerà per la vittoria almeno i pochi risultati raggiunti (altrimenti tutti gli eserciti russi – quello ufficiale e quelli privati – non si andrebbero costantemente in nuovi attacchi). Di conseguenza, finché c’è Putin ci sarà anche la guerra, e finché c’è la guerra, ci sarà anche Putin.
A questo punto il mio desiderio personale principale – quello che considero realizzabile in tempi immaginabili – è che questa guerra non possa essere definita una «guerra della Russia» o una «guerra dei russi» in Ucraina. Quello che voglio è che venga riconosciuta unicamente come una guerra di Putin in Ucraina e che egli rimanga sul suo lato del fronte sempre più solo. Più piccolo sarà il suo esercito fascista (sia quello armato, sia quello dei «commentatori sui social»), più sarà vicina la fine dell’inferno, più sarà vicina quella vittoria che voglio io. Questo è l’obiettivo che mi sono posto un anno fa scendendo nella mia piccola trincea digitale.
Ne sono infinitamente stanco, ma la mia stanchezza è imparagonabile a quella degli ucraini, quindi non posso arrendermi. E poi, a volte mi sembra di vedere dei piccoli risultati.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Colico del 7 dicembre 2022.
A causa di uno spiacevole disguido questo viaggio è stato inventato poche decine di minuti prima della partenza e, inoltre, ha prodotto dei «risultati» notevolmente diversi da quelli attesi: ho visto una architettura prevalentemente noiosa, ma inserita in un contesto molto bello e interessante (sì, pure a dicembre).
Ieri – quando mancano tre giorni al primo anniversario della guerra in Ucraina – Vladimir Putin ha pronunciato il suo messaggio annuale alle Camere riunite del Parlamento russo (in base alla Costituzione lo avrebbe dovuto fare l’anno scorso, ma non voleva distrarsi). Logicamente, tante persone si aspettavano di sentire qualcosa di nuovo o almeno forte in quel messaggio… In realtà, non molto logicamente: nelle dichiarazioni di Putin a volte compaiono delle nuove giustificazioni e dei nuovi obiettivi della guerra in corso, ma ogni volta sono noiosamente lontani da ogni somiglianza con la realtà.
Il discorso di ieri non è stato una eccezione. Anzi, peggio: non è stato inventato alcunché di nuovo. Di conseguenza, l’intero discorso può essere riassunto in una frase: «L’Occidente ci ha costretti a fare la guerra in Ucraina».
Per le persone in cerca di maggiori informazioni posso aggiungere altri concetti sorprendenti: «sono cattivi tutti tranne noi», «le nostre armi sono le più potenti anche se nessuno le vede», «le elezioni presidenziali del 2024 saranno democratiche»…
Se non ci fosse una guerra, avrei controllato il calendario per vedere se è già il primo di aprile. Ma sul mio calendario, da quasi un anno, è quotidianamente il 24 febbraio.
La visita di Joe Biden a Kiev è un evento bellissimo in tanti sensi, ma ha un aspetto che più o meno tutti trascurano o interpretano male.
Il fatto è che in realtà noi non sappiamo di cosa è stato avvisato «il Cremlino». In tanti presumono che sia stato avvisto esplicitamente del volo e della visita di Biden, ma ufficialmente (almeno al momento della scrittura di questo post) nessuno ha detto che il contenuto dell’avviso sia stato esattamente quello.
Di conseguenza, possiamo solo presumere – oppure «sperare» – che l’Ambasciata statunitense a Mosca abbia comunicato (tradotto in linguaggio parlato) qualcosa del genere: «L’aereo del Presidente sta per fare la tratta X. Hai i coglioni per fare qualcosa?»
Abbiamo visto tutti la risposta.
Due notizie del cinema documentario:
1. Il film «Navalny» di Daniel Roher (nominato all’Oscar 2023) ha ricevuto il premio BAFTA nella categoria «Miglior documentario». Spero che anche questo aiuti alla sua promozione.
2. Alla Berlinale 2023 è stato mostrato il film di Sean Penn «Superpower» dedicato a Zelensky (secondo l’idea iniziale doveva essere un film su uno showman diventato presidente, ma la guerra ha cambiato radicalmente anche questo progetto). I critici dei quali mi fido dicono che è un film interessante e, in un certo senso, una risposta alle stronzate pro-putiniane che da anni produce Oliver Stone.
La morale: negli ultimi tempi il mio interesse verso i documentari ha raggiunto livelli mai visti. Sto considerando l’idea di ricominciare a pubblicizzare sulle pagine di questo sito i film che mi sono piaciuti di più.
Il video domenicale di questa settimana è di carattere informativo: parla del nuovo mezzo di trasporto preferito di Vladimir Putin. Ora sappiamo che ha qualche fobia in più rispetto a pochi anni fa:
A Putin piace di fare finta di essere un esperto di storia. Probabilmente, una delle cose che non sa della storia è il destino del suo imperatore russo preferito, Aleksandr III. La salute di quest’ultimo fu stata rovinata a causa del deragliamento del suo treno nel 1888: dopo quell’incedente visse poco e male.
Per il post musicale oggi ho pensato di selezionare qualche altra composizione di Arcangelo Corelli: questa volta con il semplice pretesto formale del 370-esimo anniversario della sua nascita (l’anniversario che ha avuto luogo ieri, il 17 febbraio).
All’inizio dell’anno scorso avevo postato il concerto grosso «Fatto per la notte di Natale», il quale è l’ottava composizione di una serie di dodici concerti di Corelli scritti prima del 1709. Oggi riprendo la stessa serie.
Inizio dunque con il Primo concerto in re maggiore (versione eseguita dalla Harvard Baroque Chamber Orchestra nel 2015):
E poi aggiungo il Secondo concerto in fa maggiore (eseguito dalla Silesian Chamber Orchestra):
Purtroppo, quello di Arcangelo Corelli non tra i primi nomi che vengono in mente alla maggioranza delle persone quando si parla del barocco musicale. Si potrebbe tentare di correggere questa ingiustizia.