L’archivio del 2023 год

Patriot dalla Germania

Il sito web del governo tedesco sostiene che la Germania avrebbe consegnato all’Ucraina il primo sistema di difesa aerea Patriot e i relativi missili. Allo stesso tempo, il portavoce dell’aeronautica militare ucraina Yuriy Ignat – secondo me per evidenti motivi di sicurezza – si è dichiarato in grado di confermare o smentire il suddetto rapporto del governo tedesco.
Ma, come succede spesso con le notizie del genere, la parte più interessante è quella non scritta. Se all’Ucraina viene consegnato un sistema del genere, sicuramente non arriva per stare fermo in qualche deposito per un periodo di tempo lungo o addirittura indefinito (probabilmente rischiando anche di essere colpito da qualche bombardamento russo). Significa che alcuni militari ucraini sono già stati addestrati – o si trovano in una fase abbastanza avanzata di addestramento – per poter usare Patriot. Per ora non abbiamo delle notizie in merito, ma sempre per i motivi ovvi di sicurezza l’Ucraina non le diffonderà in anticipo.
Sicuramente lo stesso sta succedendo anche con gli altri tipi di armamenti.


Un cittadino da proteggere

Ieri sono stati presentati alla Duma gli emendamenti al disegno di legge sulla responsabilità per la cooperazione con le Organizzazioni internazionali di cui la Russia non fa parte. Gli autori formali degli emendamenti – cioè quelli che hanno ricevuto le relative mail dal Cremlino – propongono di integrare il Codice penale russo con il comma 3 dell’articolo 284 sulla «prestazione di assistenza nell’esecuzione di decisioni di organizzazioni internazionali a cui la Federazione Russa non partecipa o di organismi statali stranieri».
«Prestare assistenza nell’esecuzione di decisioni di […] organismi statali stranieri in merito al perseguimento penale di funzionari delle Autorità pubbliche della Federazione Russa in relazione alle loro attività di servizio, di altre persone in relazione al loro servizio militare o alla permanenza in formazioni di volontari» sarebbe considerato un reato. La riforma prevede fino a cinque anni di reclusione per il «reato» trattato.
Il deputato Vasily Piskaryov – il presidente del Comitato della Duma per la sicurezza e la lotta alla corruzione e uno degli «autori» degli emendamenti – ha dichiarato che gli emendamenti mirerebbero a proteggere i cittadini russi.
In realtà possiamo immaginare quale cittadino specifico si tenta di proteggere in tal modo. Altrettanto facilmente possiamo immaginare da quale Organizzazione si tenta di proteggerlo. E, a differenza dei deputati e degli autori degli emendamenti, possiamo immaginare che molto difficilmente Putin verrà rapito sul territorio russo (dove si applica il Codice penale russo) per essere portato all’Aja. Indipendentemente dalla modalità in cui verrà – eventualmente – consegnato alla Corte penale internazionale (dalla quale è ricercato), gli esecutori di tale consegna si organizzeranno abbastanza bene per sottrarsi alla applicazione del Codice penale russo.
Cosa sarà del Codice stesso dopo l’arresto di Putin è un’altra grande domanda, ma sicuramente sarà applicato non come ora.


La guerra sui manuali di storia

In generale non mi piacciono tutte quelle notizie che sono scritte al futuro: sono particolarmente diffuse nei media russi e parlano dei vari progetti governativi di fare qualcosa nel futuro più o meno vicino. Quasi sempre sono dei progetti che o non si realizzano (a volte perché non sono annunciati per essere realizzati) o si realizzano in tempi e in modalità diversi da quelli annunciati. Ma vedo che a volte l’eco di quelle notizie arriva anche sulla stampa europea…
Oggi provo ad anticipare un po’ quell’arrivo perché la «notizia» è abbastanza curiosa. Essa è composta da due parti:
1) entro marzo dovrebbe essere pronto il nuovo manuale di storia per il penultimo anno della scuola superiore russa: in quel manuale verranno illustrati «i motivi e gli obiettivi» della guerra in Ucraina;
2) di conseguenza, le domande sulla guerra potranno essere presenti anche nei test dell’esame di maturità a partire dall’anno scolastico 2024/2025.
La traduzione della notizia nel linguaggio degli esseri umani: il gruppo di personaggi noto con il nome collettivo «il Cremlino» è tanto ottimista da pensare di non perdere la guerra entro la seconda metà del 2024.
Potrebbero anche avere indovinato, nel senso che le guerre di posizione come quella che osserviamo attualmente in Ucraina possono durare anche molto a lungo. Ma la fretta di immortalare le proprie scuse fantasiose pure sui libri di storia mi sembra comunque un po’ ridicola e allo stesso tempo divertente.


Le strade per Bakhmut

Il video domenicale di oggi è dedicato alla situazione su quelle strade che collegano ancora la città di Bakhmut al resto della Ucraina non invasa. Quelle poche strade vengono utilizzate quotidianamente per portare tutto il materiale necessario in città e portare dalla città i feriti.

P.S.: buona Pasqua, ortodossi…


La musica del sabato

A volte può capitare che qualche mio post musicale venga influenzato dalle mie scoperte cinematografiche. Per esempio: qualche settimana fa mi è venuta la voglia di riascoltare la Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler. L’avrei condivisa anche con voi, ma mi ricordo di averlo già fatto poco più di due anni fa… Di conseguenza, ho iniziato a pensare alle alternative valide e ho trovato presto la soluzione ovvia!
Il post di oggi può essere dedicato al Concerto per violoncello in mi minore (Op. 85) del compositore inglese Edward Elgar. Questa composizione, scritta presumibilmente nel 1919, è stata per la prima volta eseguita il 27 ottobre 1919 alla apertura della stagione 1919–1920 della London Symphony Orchestra. Nonostante l’occasione importante, la prima di questo Concerto è stata professionalmente tragica per Elgar: il resto del programma doveva essere diretto dal suo collega / concorrente Albert Coates, il quale aveva tenuto impegnata l’orchestra nelle prove fino a non lasciare a Elgar il tempo necessario per le prove del suo concerto. Inevitabilmente, dunque, la prima esecuzione era andata un po’ male…
Per fortuna, però, la composizione non è andata persa: nei decenni successivi è stata eseguita e registrata molte volte. Ora la potete apprezzare anche voi:

E, ovviamente, ricordatevi che nei buoni film sono nascosti tanti riferimenti interessanti.


Il britannico Royal United Services Institute for Defence and Security Studies ha pubblicato un rapporto intitolato «I risultati preliminari delle operazioni non convenzionali russe nella guerra Russia – Ucraina, febbraio 2022 – febbraio 2023». Alcune delle conclusioni alle quali giungono gli autori del rapporto sono abbastanza interessanti (anche se in parte già ipotizzate da molti mesi fa), le elenco per i lettori che non hanno voglia di leggere l’intero testo:
1) La FSB ha ricevuto l’ordine di prepararsi a un’invasione dell’Ucraina (a giudicare dall’improvvisa espansione del suo personale) già nel luglio 2021.
2) La strategia russa si basava sulla costruzione di una enorme rete di agenti in Ucraina, una rete che la Russia stava preparando da decenni. Al giorno d’oggi Kiev ha già scoperto una parte di questa rete.
3) I servizi segreti russi hanno reclutato molti ucraini influenti, i quali, a loro volta, hanno poi creato delle reti di agenti sotto la propria guida. Si tratta di una tipica strategia descritta nei manuali sovietici. Continuare la lettura di questo post »


Probabilmente avete già letto che ieri l’UE ha incluso la tristemente nota PMC Wagner in un’altra lista delle sanzioni: quella rivolta contro le persone fisiche e giuridiche che minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina. L’unico motivo per quale ci può interessare tale provvedimento è definizione abbastanza diplomatica fornita dall’UE alla Wagner:

Wagner Group è un’entità militare privata non registrata con sede in Russia, istituita nel 2014 come successore dello Slavonic Corps. È guidata da Dimitriy Utkin ed è finanziata da Yevgeniy Prigozhin. Attraverso la creazione di entità locali e con il sostegno dei governi locali, Wagner Group finanzia e conduce le sue operazioni. Wagner Group ha guidato gli attacchi contro le città ucraine di Soledar e Bakhmut nel gennaio 2023 e partecipa attivamente alla guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Wagner Group è pertanto responsabile di fornire un sostegno materiale ad azioni che compromettono e minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina.

Ecco: spero che con una migliore comprensione della partecipazione della Wagner ai crimini di guerra arrivi anche la comprensione del fatto che essa, la Wagner, è in una buona misura finanziata proprio dallo Stato russo: almeno attraverso la fornitura dei materiali bellici. Ma tale comprensione sarà, formalmente, il risultato delle future indagini e processi giudiziari verso i quali è stato fatto un altro piccolo passo.


Le fonti – naturalmente anonime – del Bloomberg sostengono che il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich sarebbe stato arrestato con l’approvazione personale di Vladimir Putin. Le stesse fonti sostengono che l’arresto di Gershkovich «riflette la crescente influenza dei sostenitori della linea dura del Cremlino che spingono per un confronto più profondo con Washington». Gli alti funzionari dei servizi di sicurezza russa avrebbero suggerito l’arresto del giornalista americano.
Io, avendo osservato la politica di Putin degli ultimi quasi due decenni, aggiungerei che la tesi sostenuta dalle fonti del Bloomberg è anche in linea con le evidenti paranoie di Putin: a causa dalla sua malformazione professionale iniziale (dai tempi della KGB), tende a vedere i nemici e le spie un po’ ovunque. E, ovviamente, ricevo la conferma della tesi secondo la quale Gershkovich servirebbe per essere scambiato per qualcuno o per qualcosa: Putin non poteva essere informato in anticipo dell’arrivo di una «merce» così preziosa.


Una scelta anomala

Ieri sera mi è capitato di leggere una delle notizie più anomale riguardanti – in un modo laterale – la guerra in Ucraina: l’azienda Pernod Ricard – il produttore francese di alcolici (vodka Absolut e gin Beefeater) – ha ripreso le forniture dei propri prodotti in Russia. E, soprattutto, ha ripreso di farlo senza nasconderlo ma comunicando ufficialmente il fatto. Ricordo che le forniture erano state interrotte poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina nell’ambito delle numerose «sanzioni aziendali», quando le aziende occidentali avevano deciso, per motivi etici e morali, di non guadagnare più sul mercato russo e non pagare dunque le tasse allo Stato russo. La svedese Kristianstadsbladet ha citato la vicepresidente del marchio Absolut vodka Paula Eriksson: «il gruppo sta fornendo i prodotti sufficienti a proteggere i dipendenti locali e ad assicurare che le organizzazioni locali siano economicamente sostenibili». Eriksson ha inoltre sottolineato che Pernod Ricard sta rispettando le sanzioni imposte dall’UE (non è difficile: la sua azienda non produce i vini pregiati).
Fortunatamente, non sono un esperto di vodka e di gin, quindi non posso dire alcunché sulla qualità di Absolut e di Beefeater. Non mi ricordo nemmeno quanto siano presenti nei negozi italiani. Ma mi ricordo abbastanza bene che almeno la vodka Absolut è stata popolarissima in Russia più o meno dalla metà degli anni ’90, forse anche dal momento in cui era iniziata l’importazione legale degli alcolici occidentali. Di conseguenza, mi sento quasi giustificato a pensare male – come, del resto, sono solito di fare – e presumere che nel corso dell’ultimo anno gli affari di Pernod Ricard stavano andando veramente male. Altrimenti non so come spiegare la scelta di correre gli eventuali rischi reputazionali (e, in futuro, forse non solo) legati al ritorno anziché tentare di vendere il resto delle proprie attività in Russia (come stanno facendo le altre aziende).
Indirettamente viene confermato lo stereotipo del «mercato dei bevitori russo». Allo stesso tempo, viene confermata l’incomprensione del fatto che i consumatori russi hanno iniziato a risparmiare un po’ su tutto, anche sulla qualità.
Però i miei contatti dicono che molte delle persone rimaste in Russia da quasi un anno bevono più di prima, quindi alla Pernod Ricard potrebbe andare anche bene.


Una collaborazione dei pari

Con una certa nostalgia mi ricordo i tempi – che in realtà erano durati più o meno fino alla fine del 2021 – in cui mi capitava spesso di rassicurare i miei amici e conoscenti sulla qualità delle compagnie aeree russe. Il principio generale di quelle rassicurazioni era molto semplice: le compagnie aeree russe utilizzavano degli aerei buoni sulle tratte internazionali e, spesso, dei rottami sulle tratte nazionali. Si trattava di una situazione in un certo senso economicamente logica: sul mercato dei voli internazionali c’è tanta concorrenza, ma si guadagna anche bene (e spesso in valuta estera), quindi conviene prendere in leasing gli aerei nuovi e farli utilizzare ai piloti più preparati.
Ma poi, il 24 febbraio 2022, Putin ha invaso l’Ucraina, sono arrivate le sanzioni contro la Russia, i principali produttori degli aerei hanno smesso di fornire i velivoli, i pezzi di ricambio e l’assistenza alle compagnie russe. Queste ultime, seguendo l’"autorizzazione" di Putin, non hanno restituito gli aerei presi in leasing e hanno iniziato a smontare gli aerei un po’ più datati per poter continuare a riparare (ormai con le proprie forze) quelli un po’ più recenti. E poi non parlo del software e dei sistemi di navigazione che non possono più essere aggiornati… I miei amici e conoscenti europei, però, non dovrebbero preoccuparsi per questo aspetto: le compagnie russe non vanno più verso l’Occidente anche per non farsi sequestrare gli aerei rubati.
Allo stesso tempo, devo in qualche modo continuare ad aggiornare, almeno a volte, i miei lettori sull’argomento: non si sa mai dove e come vi capita di spostarvi… Ebbene, il 5 aprile l’Aeroflot, la più grande compagnia aerea russa, ha per la prima volta inviato un aereo della propria flotta (un Airbus A330-300 con il numero RA-73700) in Iran per la manutenzione. Potrebbe sembrare una scelta tecnicamente sensata, visto che i tecnici iraniani hanno ormai fatto una certa esperienza nel trattare gli aerei nelle condizioni delle sanzioni molto simili, mentre in realtà l’intero settore aereo iraniano è considerato abbastanza poco sicuro proprio perché mancano i pezzi di ricambio originali e le macchine utilizzate sono molto vecchie. Ed è abbastanza impressionante la velocità con la quale la Russia ha iniziato la discesa ai suoi livelli.