L’archivio del 2023 год

La lettura del sabato

Per questa volta vi segnalo l’intervista con l’americana Sarah Ashton-Cirillo, la portavoce (anche se temporaneamente sospesa dal 20 settembre) delle Forze di Difesa Territoriali dell’Esercito ucraino per comunicare con il pubblico occidentale. L’intervista è stata fatta prima della sospensione e, in ogni caso, ha alcuni elementi interessanti.
Tra le altre cose, Ashton-Cirillo ammette di non voler essere neutrale e ci aiuta, in questo modo, di ricordare che in una guerra entrambe le parti dirette diffondono la propaganda e non le informazioni. Teniamone conto quando leggiamo le notizie su quanto avviene.


Vedo una leggera evoluzione

Nel 2024, la spesa per la «difesa» nel bilancio dello Stato russo supererà per la prima volta la spesa per la sfera sociale (medicina, istruzione etc.): nel 2024 è prevista una spesa di 7700 miliardi di rubli per questo settore. Il bilancio per il 2023 nella stessa sezione mostra una spesa di 6,4 trilioni di rubli, mentre nel 2021 sono stati spesi 3,5 trilioni di rubli.
La spiegazione migliore al suddetto aumento ci è stata fornita da Dmitry Peskov, il portavoce di Putin:

È ovvio che tale aumento è necessario – assolutamente necessario – perché viviamo in uno stato di guerra ibrida, stiamo portando avanti un’operazione militare speciale. Mi riferisco alla guerra ibrida che viene condotta contro di noi e che richiede spese elevate.

Della suddetta citazione è interessante notare il suo posizionamento nella evoluzione della presentazione ufficiale della guerra. Prima era una «operazione militare speciale» in Ucraina, poi «con tutta la NATO come avversario» e ora, finalmente, si osserva una prima svolta verso il vittimismo: non siamo noi a condurre l guerra, ma è contro di noi che viene condotta la guerra. Se le cose dovessero procedere in questo modo, tra poco sentiremo realmente che è stata l’Ucraina ad attaccare la Russia, magari «su ordine dell’Occidente».


Dervio, 9 agosto 2023

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Dervio del 9 agosto 2023.
Nell’agosto 2022, quasi un anno prima di questa visita, mi ero promesso di tornare a Dervio per studiarlo in un modo attento e dettagliato. Ora, avendo mantenuto la promessa, non so come descrivere in un modo sintetico la mia esperienza: nel suo complesso il paese mi ha deluso, ma ho comunque trovato alcuni dettagli caratteristici e attrazioni turistiche interessanti. Almeno, ora posso informare le persone alle quali dovesse capitare di passare in zona da escursionisti…


Annalena Berbock testimonia

Ieri, improvvisamente, è stata fatta una ammissione interessante: la ministra degli Esteri tedesca Annalena Berbock ha dichiarato alla CNN che alcune delle armi inviate dalla Germania all’Ucraina non funzionavano. E i dubbi circa il funzionamento – ma anche la capacità di utilizzo da parte dei militari ucraini – ostacolano la fornitura di altri armamenti, almeno da parte della Germania.
Boh… A me sembra di vedere due soluzioni – praticabili anche contemporaneamente – abbastanza ovvie al problema: 1) fornire più armamenti, per fare in modo ne funzioni correttamente una percentuale più alta possibile; 2) iniziare, finalmente, a fornire qualcosa di più recente e serio. La prima soluzione è naturalmente limitata dalla disponibilità fisica delle scorte, la seconda richiede l’addestramento dell’esercito ucraino (anche n temini di coordinamento tra le varie forze che compongono l’esercito). Ma in oltre un anno e mezzo di guerra ci si poteva organizzare o almeno preparare un piano concettuale…


Solo statistiche

Le Forze per le Operazioni Speciali ucraine hanno affermato che il 22 settembre nell’attacco missilistico contro il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli sono stati uccisi 34 ufficiali russi e feriti 105 militari russi. Tra gli uccisi, secondo l’esercito ucraino, ci sarebbe anche il comandante della Flotta russa del Mar Nero, l’ammiraglio Viktor Sokolov.
Si tratta sicuramente delle notizie di cronaca (e, probabilmente, delle informazioni storiche) interessanti, ma, allo stesso tempo, possiamo dire che quei numeri sono solo delle statistiche. Infatti, nel caso di un attacco del genere non ha alcuna importanza chi in particolare è stato ucciso e/o cosa è stato distrutto. Lo Stato russo ha tanti ufficiali (nessuno dei quali sembra distinguersi particolarmente per le proprie qualità professionali) e tiene tutti i documenti militari e tecnici in formato digitale (lo presumo perché secondo me ormai succede anche negli Stati dell’Africa centrale). Di conseguenza, un attacco del genere – assieme a tutte le sue conseguenze esprimibili in perdite umane o materiali – ha più un valore simbolico e motivazionale per l’esercito ucraino. Quest’ultimo, dopo oltre un anno e mezzo di guerra, ha tantissimo bisogno di essere motivato anche con dei successi del genere.


Le fantasie trasmesse da Lavrov

Il 23 settembre, in occasione della conferenza stampa tenutasi a New York sui risultati della 78a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che la Russia «sostiene» l’integrità territoriale dell’Ucraina a condizione che vengano rispettate le clausole della Dichiarazione di indipendenza del 1991. E ha fatto capire che secondo lui in Ucraina non sarebbero state rispettate alcuni punti della suddetta Dichiarazione: i diritti delle minoranze nazionali, della lingua russa e di altre lingue.
In questo modo, in sostanza, ha ammesso che tutti i «problemi» con i quali sono stati giustificati l’annessione della Crimea e l’invasione del Donbass sono stati inventati e creati dalla Russia stessa. Perché tranne il rafforzamento graduale della lingua ucraina in qualità della lingua ufficiale di tutto il Paese — che solo con tanta fantasia può essere vista come una violazione della Dichiarazione del 1991 — non mi ricordo di avere notato altre manifestazioni del mancato rispetto del documento citato.
Insomma, Lavrov si è esercitato, come al solito, nella inutile e immotivata demagogia statale russa. Potevamo aspettare da lui qualcosa di diverso? No. E allora chiudiamo il caso.


Che bei missili che arrivano

Il mio video preferito di questa settimana è sicuramente quello dell’attacco missilistico ucraino al quartier generale della flotta militare russa del Mar Nero a Sebastopoli.

Anche se mi sarebbe piaciuto non meno, forse anche più, vedere colpire tutta quella flotta russa – con l’annessa infrastruttura – che in questo periodo esporta il petrolio russo nel mondo. Sarebbe utile togliere un po’ di fonti finanziarie all’aggressore…


La musica del sabato

Ho pensato che è da un po’ che non posto alcunché dei The Shadows, un gruppo che in alcuni momenti della vita riesce a ridarmi un giusto ritmo e un po’ di energia. Quindi oggi seleziono quasi a caso due loro brani.
Il primo brano selezionato per oggi è «Stingray»:

Il secondo brano selezionato è invece «Shazam»:

Sì, oggi mi andava di fare un post così…


In questi giorni in Russia – e tra i russi sparsi per il mondo anche a causa della guerra – si ricorda il primo anniversario della mobilitazione militare per la guerra in Ucraina. Per qualche strano motivo molti giornalisti e lettori si aspettano ora la cosiddetta «seconda ondata» della mobilitazione: anche se è evidente che non è ancora finita la prima (il fatto è che procede nelle zone della provincia profonda russa, dove non provoca tanta reazione mediatica).
Ma l’anniversario è comunque importante. Dunque per questo sabato vi consiglio un articolo che illustra uno dei numerosi aspetti meno evidenti della mobilitazione: l’arruolamento dei «nuovi cittadini» russi, quelli che per anni hanno sperato di naturalizzarsi in uno Stato che a loro sembrava molto più benestante, tranquillo e sicuro del proprio. Chi poteva immaginare una «fortuna» del genere?


Una reazione interessante

Lo avete già letto: il 20 settembre, cinque (pare) «peacekeepers» russi sono stati uccisi in Nagorno-Karabakh: il loro veicolo è finito sotto il fuoco di armi leggere azere. Non voglio ipotizzare che tipo di «peacekeepers» fossero: la prassi insegna che i militari russi possono solo tentare di condurre delle guerre di conquista (vedi l’Ucraina) o non fare nulla (vedi il Nagorno-Karabakh), ma non li ho ancora visti garantire o imporre la pace. Però in questi giorni ho visto una reazione interessante alla loro morte.
Sembra che il presidente azero Ilham Aliyev si sia scusato al telefono con Putin; il portavoce Peskov ha detto che «non conosciamo ancora tutti i dettagli di questa vicenda, ma almeno è in corso un’indagine»; non ci sono notizie sulla reazione di Putin stesso a quanto accaduto. Tutto ciò significa che Putin ha semplicemente accettato silenziosamente la notizia della uccisione dei militari russi: perché la sua formidabile e intransigente reazione ci sarebbe stata certamente riferita, anche in formato video (e ci ricordiamo benissimo che nel 2008 una situazione molto simile era stata un pretesto sufficiente per la guerra contro la Georgia). Ma Putin sa benissimo che tutte le sue forze militari sono ora impegnate in Ucraina, quindi non ci sono le risorse per affrontare l’Azerbaigian e il suo sponsor Turchia. Così se ne sta lì, con la paura di scoreggiare, da far vedere che sia successo qualcosa di degno di nota.
Un grande e terribile Putin…