Per il giovedì 17 agosto in Russia è programmata l’uscita di un nuovo film…
Una giorno un piccolo propagandista anonimo russo ha visto il film «Il pianista» di Roman Polanski. Quello che parla delle «sfortune» di un musicista nella Varsavia in rovina. Wow! Una Palma d’oro! Tre Oscar! Adrien Brody!
Ma facciamo un film simile, ha pensato il piccolo propagandista russo. Però lo facciamo sulla gente del Donbass. E lo chiamiamo «Il testimone». No, non possiamo farlo un pianista: sarebbe uno sgammo clamoroso… Allora, quali strumenti musicali esistono?.. Corno alpino… Arpa… No, arpa non ce l’abbiamo nel magazzino, prendiamo un tamburello… No, quello non ispira… Ah! Violino! Quello va bene: piccolo, compatto, facile da trasportare e da inquadrare. E poi dobbiamo trovare un attore tipo Brody: con un naso notevole… E che abbia le somiglianze di un ebreo: farà più scena e nessuno avrà il coraggio di accusarci del nazismo! Al protagonista diamo il cognome Cohen…
Basta, non ho più la voglia di «scherzare». Ho visto il trailer di quel film di merda, ho pure letto la descrizione ufficiale:
Daniel Cohen, un virtuoso del violino proveniente dal Belgio, si considera un cittadino del mondo, crede nel bene e nella giustizia. Alla fine di febbraio del 2022, si reca a Kiev in tournée e quel viaggio cambia per sempre la sua vita. Gli eventi dell’Operazione militare speciale portano il musicista nel villaggio ucraino di Semidveri, dove è testimone di crimini disumani e provocazioni sanguinose [commessi dagli ucraini – E.G.]. Ora il suo obiettivo principale non è solo sopravvivere, ma portare la verità al mondo intero. Dopo tutto, la verità è più forte della paura.
Io provo un certo livello di cringe solo a leggere quelle cose. E mi chiedo: i creatori del film (compresi il regista, gli attori etc.) si immaginano che dopo la fine della guerra dovranno convivere con il ricordo quanto fatto per un bel po’ di anni? Boh…
Voi, intanto, potete vedere il trailer: non voglio privarvi di questo «piacere».
Per me sarà un po’ difficile riprendere a scrivere della cultura (anche quella russa) dopo la fine della guerra: non so se e quando riuscirò a farlo.