L’archivio del luglio 2023

Uno degli effetti delle sanzioni

Per oltre un anno molte persone (con delle idee politiche molto varie) mi hanno chiesto se e perché le sanzioni occidentali non causino dei problemi alla economia russa. E io ho sempre cercato di spiegare che l’effetto delle sanzioni non può essere immediato…
Ma ecco che, finalmente, posso mostrare uno degli effetti che si sono finalmente messi in evidenza in un modo comprensibile più o meno a tutti.

Perché il rublo russo si sta svalutando tanto? Non è solo un tipico fenomeno stagionale (estivo). Ha anche almeno due altre spiegazioni. In primo luogo, i soldi che ancora arrivano in Russia grazie alla vendita delle materie prime possono essere spesi in pochissimi modi. In secondo luogo, continua essere molto alta la tendenza di portare i capitali fuori dalla Russia, al sicuro (tecnicamente è abbastanza difficile, ma la gente che ha le somme serie è motivata a provare alcune vie poco convenzionali che vi risparmio).
L’importante è capire che le sanzioni producono sempre i loro effetti.


I soldi di Abramovich

Le autorità britanniche hanno vietato alla Fondazione per le vittime di guerra di utilizzare il denaro ricevuto dalla vendita della squadra di calcio del Chelsea (circa 2,35 miliardi di sterline) da parte di Roman Abramovich al di fuori dell’Ucraina. Lo ha dichiarato Mike Penrose, il responsabile del fondo, in un articolo per il Times. Secondo quanto sostiene Penrose, prima della vendita del Chelsea, le autorità britanniche e Abramovich avrebbero raggiunto un accordo in base al quale la Fondazione avrebbe gestito il ricavato, utilizzandolo per aiutare «tutte le vittime della guerra in Ucraina». Questo accordo, scrive Penrose, è stato fissato nei documenti di vendita approvati dal governo britannico. Un anno più tardi, però, il governo britannico ha imposto una nuova condizione, secondo la quale la fondazione avrebbe ricevuto il denaro solo se avesse limitato le sue attività ai «confini geografici dell’Ucraina» (e io mi chiedo: quindi anche in Crimea?). La Fondazione non è d’accordo con questa condizione, poiché ritiene che i fondi disponibili dovrebbero essere utilizzati per aiutare i rifugiati ucraini in diversi Paesi, compreso il Regno Unito. Per esempio, la Fondazione potrebbe fornire assistenza alle persone e alle comunità che ospitano i rifugiati oppure assumere esperti internazionali per aiutare le organizzazioni ucraine in questioni come l’istruzione dei bambini che arrivano dall’Ucraina.
A prima vista, la decisione del governo inglese potrebbe sembrare molto strano e in qualche misura stupido. Ma posso anche immaginare la sua logica: nessuno vuole assumersi il rischio di destinare i soldi di un «oligarca» russo rimasto in Russia alle persone il cui status delle vittime non certo al 100%. E la certezza assoluta, purtroppo, non è possibile nemmeno in una situazione così tragica come una guerra. Per esempio: in ogni guerra esistono, purtroppo, i collaborazionisti (i quali, trovandosi sul territorio attaccato, almeno involontariamente utilizzeranno qualche parte dei soldi per il sostegno dell’economia locale). Oppure: chi sono tutti quei maschi ucraini giovani, in età da arruolamento nelle forze di difesa popolare, e apparentemente in piena salute che dopo l’inizio della guerra sono arrivati in Europa autodefinendosi profughi? (Io ne ho visti anche in Italia.) Potrei elencare anche qualche altra domanda, ma penso che i dubbi del governo inglese siano già un po’ più comprensibili. Ai profughi destineranno altri soldi.


Salvare Saakashvili

Il politico georgiano e ucraino Mikhail Saakashvili — l’ex presidente della Georgia e l’ex governatore della Regione di Odessa — dall’autunno del 2021 è sottoposto in Georgia a un processo penale di origine palesemente politica: gli attuali vertici dello Stato sono palesemente filo-putiniani e quindi cercano di torturare e punire uno degli avversari politici che in passato si erano dimostrati più efficaci, convinti ed emotivi. Da presidente georgiano era riuscito a portare la corruzione quotidiana da storia pluridecennale a un livello prossimo allo zero. Da governatore di Odessa, era riuscito a far assomigliare la burocrazia locale più a quella europea che a quella sovietica (traduco: è già un grande progresso). Privato della cittadinanza di entrambi gli Stati per il conflitto con i vertici del momento storico corrente, aveva deciso di tornare nella propria «prima» patria per continuare la propria carriera politica da riformatore, ma è stato arresto… Ora non mi metto a riassumere tutta la biografia e tutte le sfortune giudiziarie di Saakashvili: le persone realmente interessate possono andare a rileggerle anche in proprio.
In questa sede volevo fare due cose. Prima di tutto, volevo mostrarvi due foto: quella di come è apparso ieri alla ennesima audienza del processo…

… e quella che lo ritrae prima del processo (sì, pesava 116 kg per 195 cm di altezza):

Come potete vedere, le preoccupazioni circa lo stato di salute di Saakashvili pubblicamente espresse dai suoi avvocati, parenti e collaboratori non sembrano proprio infondate.
Presa la visione della prima immagine, il presidente ucraino Zelensky — che prima della guerra era un nemico politico di Poroshenko, il quale, a sua volta, aveva fatto il possibile per cacciare e privare della cittadinanza ucraina Saakashvili — ha dichiarato che «la Russia sta uccidendo, con le mani georgiane, un cittadino ucraino» e ha ribadito l’invito di consegnare Saakashvili alla Ucraina. «Ancora una volta, chiedo alle autorità georgiane di consegnare il cittadino ucraino Mikheil Saakashvili all’Ucraina per le cure e i trattamenti necessari. E invito i nostri partner a non ignorare la situazione e a salvare quest’uomo. Nessun governo in Europa ha il diritto di giustiziare le persone; la vita è un valore europeo fondamentale.»
Ed ecco che ho finito quella premessa che mi permette di re due cose banali: 1) finalmente lo stato di guerra può essere uno strumento utile per esercitare la pressione internazionale a favore di una vita umana concreta; 2) nonostante l’età e gli evidenti problemi di salute, Saakashvili potrà essere molto utile alla Ucraina post-bellica (ha l’esperienza, i contatti e la stima di molti occidentali per poter ottimizzare la ricostruzione).


La settimana scorsa The New York Times aveva scritto che alcuni funzionari dell’amministrazione di Joe Biden avrebbero espresso, privatamente, una preoccupazione circa il fatto che i progressi nella fase iniziale dell’offensiva ucraina sarebbero molto lenti. Ovviamente, gli esperti militari sapranno spiegare a quei funzionari che l’andamento di una guerra reale non può essere programmato e messo in pratica da una sola delle parti. Anzi, non può proprio essere programmato con una alta precisione. Ma, sempre ovviamente, i vertici ucraini hanno avuto un motivo di preoccuparsi per gli aiuti militari e diplomatici futuri.
Di conseguenza, il presidente ucraino Zelensky ha ritenuto necessario ribadire – nel corso della conferenza stampa con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez a Kiev – che l’Ucraina sarà pronta a negoziare con la Russia solamente dopo che le forze armate ucraine avranno raggiunto i confini del 1991. Paradossalmente, in quella specifica occasione avrebbe anche potuto ringraziare Evgeni Prigozhin per l’aiuto offertogli: per ora non si capisce ancora bene di quanto saranno ridotte le forze della Wagner sul fronte ucraino e quante risorse dell’esercito ufficiale russo saranno richiamate sul territorio russo per garantire la sicurezza del regime di Putin. Ma Zelensky, intanto, potrà ragionevolmente dire all’Occidente che per l’esercito ucraino si aprono delle nuove possibilità. E questo fatto mi rallegra.


The show must…

Une delle immagini (e dei video) che da parecchi giorni mi sembrano meritevoli di entrare nel patrimonio dell’Umanità è quella di un carro armato della CMP «Wagner» che si è incastrato nel cancello del circo di Rostov-na-Donu:

Anche se non penso che la storia della «Wagner» e di Prigozhin sia giunta al termine.


La musica del sabato

Ieri ho sentito, quasi per caso, una nuova (per me) versione live del brano «Cause We’ve Ended As Lovers» di Jeff Beck (eseguita nel 2007). Si tratta di un evento interessante anche per il fatto che ho finalmente saputo della esistenza della bassista australiana Tal Wilkenfeld. Interessante.

E dato che ci sono, aggiungo – da tradizione – un secondo brano. Facciamo che sia la «Rice Pudding» (dall’album «Beck-Ola» del 1969).

Nella rubrica musicale seguiranno altri approfondimenti su entrambi musicisti menzionati oggi.


La lettura di approfondimento settimanale questa volta era ancora più facile da scegliere. Nell’articolo segnalato oggi si cerca di capire quale futuro aspetti tutta la CMP Wagner dopo la stranissima «rivolta» di Prigozhin del finesettimana scorso.
Effettivamente, la Wagner faceva un sacco di cose particolari, spesso le faceva con un successo più o meno rilevante e praticamente sempre le faceva con i soldi dello Stato (ricevuti direttamente per delle finalità precise o attraverso i vari contratti di Prigozhin con degli enti statali per la fornitura di cibo, servizi di propaganda, servizi militari etc.).
Sicuramente tutta quella macchina ben organizzata non verrà lasciata sparire inutilmente: è sempre una attività che potrebbe essere comoda a qualcuno, anche allo Stato russo.