Ieri sera mi è capitato di leggere una delle notizie più anomale riguardanti – in un modo laterale – la guerra in Ucraina: l’azienda Pernod Ricard – il produttore francese di alcolici (vodka Absolut e gin Beefeater) – ha ripreso le forniture dei propri prodotti in Russia. E, soprattutto, ha ripreso di farlo senza nasconderlo ma comunicando ufficialmente il fatto. Ricordo che le forniture erano state interrotte poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina nell’ambito delle numerose «sanzioni aziendali», quando le aziende occidentali avevano deciso, per motivi etici e morali, di non guadagnare più sul mercato russo e non pagare dunque le tasse allo Stato russo. La svedese Kristianstadsbladet ha citato la vicepresidente del marchio Absolut vodka Paula Eriksson: «il gruppo sta fornendo i prodotti sufficienti a proteggere i dipendenti locali e ad assicurare che le organizzazioni locali siano economicamente sostenibili». Eriksson ha inoltre sottolineato che Pernod Ricard sta rispettando le sanzioni imposte dall’UE (non è difficile: la sua azienda non produce i vini pregiati).
Fortunatamente, non sono un esperto di vodka e di gin, quindi non posso dire alcunché sulla qualità di Absolut e di Beefeater. Non mi ricordo nemmeno quanto siano presenti nei negozi italiani. Ma mi ricordo abbastanza bene che almeno la vodka Absolut è stata popolarissima in Russia più o meno dalla metà degli anni ’90, forse anche dal momento in cui era iniziata l’importazione legale degli alcolici occidentali. Di conseguenza, mi sento quasi giustificato a pensare male – come, del resto, sono solito di fare – e presumere che nel corso dell’ultimo anno gli affari di Pernod Ricard stavano andando veramente male. Altrimenti non so come spiegare la scelta di correre gli eventuali rischi reputazionali (e, in futuro, forse non solo) legati al ritorno anziché tentare di vendere il resto delle proprie attività in Russia (come stanno facendo le altre aziende).
Indirettamente viene confermato lo stereotipo del «mercato dei bevitori russo». Allo stesso tempo, viene confermata l’incomprensione del fatto che i consumatori russi hanno iniziato a risparmiare un po’ su tutto, anche sulla qualità.
Però i miei contatti dicono che molte delle persone rimaste in Russia da quasi un anno bevono più di prima, quindi alla Pernod Ricard potrebbe andare anche bene.
L’archivio del 12 aprile 2023
12/04/2023 alle 13:25