Nella sua fresca intervista a «The Economist» Valeriy Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate ucraine, ha dichiarato che l’esercito russo potrebbe fare un secondo tentativo di arrivare fino a Kiev. Secondo Zaluzhny la prossima fase della guerra inizierà l’anno prossimo e sarà caratterizzata dai combattimenti più attivi. Nel migliore dei casi inizierà a marzo, nel peggiore a fine gennaio.
Già in questa sintesi della parte più significativa della intervista si possono trovare la conferma di un principio evidente da mesi e l’avvertimento altrettanto vecchio all’Occidente.
Il vecchio principio noto è: Putin non può permettersi di perdere questa guerra e, di conseguenza, è costretto di scegliere tra continuarla all’infinito e arrivare a qualche accordo vendibile come «vittoria». E dato che l’Ucraina non è [più] disposta di accettare un risultato diverso dalla liberazione di tutti i suoi territori – compresi la Crimea e tutto il Donbass –, la guerra andrà avanti fino alla vittoria di una delle parti. Con la conseguenza dei nuovi tentativi di avanzare intrapresi da entrambi gli eserciti.
L’avvertimento all’Occidente, per l’ennesima volta ripetuto in termini abbastanza chiari anche nella intervista citata è: se non si vuole che la guerra continui all’infinito (con tutte le conseguenze anche sulla vita quotidiana dell’Occidente, se il solo fatto della guerra non bastasse), bisogna fornire gli armamenti offensivi (e non prevalentemente difensivi, come si è fatto fino a oggi) all’Ucraina.
A questo punto sarebbe forse logico chiedersi se l’indecisione dell’Occidente circa gli aiuti militari all’Ucraina non sia una delle garanzie principali della lunga durata della guerra in corso. Si tratta di una verità abbastanza triste e scomoda, ma spero che venga presto presa in considerazione da più persone possibile.
L’archivio del 16 dicembre 2022
16/12/2022 alle 14:25