L’archivio del 7 luglio 2022

Che strana serie

Mentre in Europa stanno pensando al come liberarsi dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi, alla Gazprom continuano a succedere delle cose strane. Strane e, soprattutto, apparentemente connesse tra loro.
Ieri, il 6 luglio, è stato trovato nella periferia di San Pietroburgo il corpo di Yuri Voronov (61 anni), il capo della compagnia di trasporti Astra Shipping (coinvolta nei contratti artici di Gazprom). Voronov è stato trovato in una piscina, ucciso con un colpo alla testa. Accanto al corpo è stata trovata una pistola «Grand Power», la quale è in realtà una arma traumatica.
Prima, a gennaio, il 60-enne Leonid Shulman, un ex dirigente della «Gazprom Transgaz», si è suicidato in un cottage vicino a San Pietroburgo, lasciando un biglietto d’addio.
Il 25 febbraio Alexander Tyulyakov (61 anni), il vicedirettore generale del Centro unificato per la sicurezza aziendale della Gazprom, è stato trovato morto nello stesso villaggio. In precedenza, aveva ricoperto la carica del vice-direttore generale per la sicurezza aziendale e le risorse umane alla «Gazprom Transgaz San Pietroburgo», che esportava e trasportava carburante in diverse regioni russe. La polizia ha stabilito in via preliminare che l’uomo si è suicidato. Accanto al suo corpo c’era un biglietto con un messaggio.
Il 18 aprile l’ex vice-presidente del Gazprombank Vladislav Avaev, sua figlia e sua moglie sono stati trovati morti a Mosca. I corpi sono stati trovati in un appartamento da una parente che non riusciva a contattare gli Avaev da diversi giorni. Secondo la versione preliminare degli investigatori, Avaev avrebbe sparato alla moglie e alla figlia di 13 anni con una pistola e poi si è ucciso. La polizia è giunta a questa conclusione perché l’arma era nelle mani di Avaev.
Il 21 aprile l’ex top manager della «Novatek» (una azienda con la partecipazione della Gazprom, si occupa della estrazione del gas) Sergey Protosenya, sua moglie e sua figlia sono stati trovati morti in Spagna. I loro corpi sono stati trovati in una casa di Lloret de Mar, nella provincia di Girona. La polizia stava valutando l’ipotesi che Protosenya potesse aver ucciso la moglie e la figlia e poi essersi suicidato.
In un futuro non tanto lontano questa serie delle morti potrebbe esserci spiegata con il tentativo – fatto dagli «ucraini cattivi» – di compromettere l’attività della principale industria russa.
Ma io, in attesa delle spiegazioni più serie (per le quali prevedo delle attese paragonabili alla durata della vita di un noto politico), non posso non osservare una interessante somiglianza. La somiglianza con gli anni ’90, il periodo in cui gli imprenditori russi si eliminavano (fisicamente) a vicenda, pagando la polizia per la non interferenza. Questo è uno dei principali aspetti degli anni ’90 che viene da anni utilizzato dalla propaganda statale russa per illustrare i presunti vantaggi dell’attuale regime.