In merito all’eventuale futuro ingresso della Ucraina nell’UE, l’ANSA cita queste parole di Mario Draghi di ieri:
«Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell’Ue, tutti direi, esclusa l’Italia. Lo status di candidato al momento non è prevedibile per l’opposizione di questi Paesi ma immaginare un percorso rapido» per l’Ucraina «sì. E mi sembra che anche la Commissione sia d’accordo»…
Mi sa che ancora una volta Draghi ha tentato di essere più diplomatico di Macron: ha sostituito «l’ingresso per il quale ci vorranno anni» con un «percorso rapido» di durata non definita e indefinibile.
Noi, invece, non siamo costretti a essere diplomatici, quindi possiamo dire apertamente che al giorno d’oggi l’ingresso nell’UE è una delle ultime cose che interessano l’Ucraina. Per esempio, perché aggiunge poco in termini di sicurezza militare. Di conseguenza, almeno io spero che l’Europa trovi qualche altro modo più efficace (in alternativa alla membership nella Unione), di offrire sostegno alla «Polonia 2.0». Non riuscirci per la seconda volta in meno di cento anni sarebbe un po’ brutto.