L’archivio del maggio 2022

I sostituti dei messili

Non so se tutti se ne siano accorti, ma alla fine di aprile in Ucraina l’esercito russo ha iniziato a utilizzare i missili anti-nave P-800 Oniks anche contro gli obiettivi di terra (lo sottolinea anche il statunitense Institute for the Study of War). Il 30 aprile, per esempio, tali missili sono stati utilizzati per colpire l’aeroporto di Odessa.
Il fenomeno stesso dell’utilizzo improprio di quei missili ci porta a una conclusione molto semplice e logica: l’esercito russo sta finendo le scorte di altri tipi di missili. Sta finendo quelle scorte anche perché all’inizio della invasione — essendo convinto di vincere in tempi brevissimi — ha utilizzato i missili «normali» con una «generosità» spensierata: probabilmente vi ricordate, per esempio, dell’utilizzo tecnicamente inspiegabile dei missili ipersonici Kh-47M2 Kinzhal.
Pensate che questa conclusione sia un fenomeno positivo, una possibile fonte di speranze positive? Non illudetevi.
Ora, per produrre i nuovi esemplari dei missili più adatti alla tipologia della guerra in corso ci vogliono i soldi (per ora non mancano), il tempo (la sua disponibilità dipende dalla velocità di rifornimento dell’esercito ucraino) e alcune componenti di produzione estera (potrebbero scarseggiare a causa delle sanzioni occidentali). Data la tendenza di condurre questa guerra con gli strumenti della metà del secolo scorso (i carri armati nel XXI secolo inoltrato!) potremmo dunque presumere due modi di alimentare la continuazione della guerra stessa: provare a schiacciare il «nemico» con la massa umana o utilizzare le armi di distruzione di massa.
La prima opzione viene di fatto confermata dalle voci degli ultimi giorni. Quelle voci, in base alle quali Putin sarebbe intenzionato a dichiarare ufficialmente guerra alla Ucraina il 9 maggio e dare quindi il via alla mobilitazione di massa.
La seconda opzione preoccupa molte persone da diverso tempo. Il rischio esiste, ma i suoi effetti potrebbero rivelarsi di importanza locale (ma il fatto stesso rimarrebbe grave).
Purtroppo, questa guerra non avrà mai dei periodi noiosi.


Oleg Tinkov

Ora che l’imprenditore russo Oleg Tinkov sta diventando noto nel mondo anche per delle questioni diverse da quelle sportive, io – da commentatore autoproclamato delle notizie russe – mi trovo in una situazione un po’ difficile. Da una parte, non posso non ricordare che la banca Tinkoff è stata, nel corso di tutta la sua storia (2006–2022) una delle più imbroglione della storia russa recente (solo negli ultimi sei anni circa ha iniziato a emmettere delle carte interessanti, mentre i profitti principali sono sempre stati fatti con le clausole abbastanza onerose e mal formulate, contenute nel «testo scritto con i caratteri minuscoli» dei contratti di prestiti alle persone fisiche). Dall’altra parte, capisco che in uno Stato normale Tinkov (il fondatore della suddetta banca e di tantissime altre attività) avrebbe potuto diventare un super miliardario ammirato da tutti, un po’ come il suo amico Richard Branson. Perché, in sostanza, è un self-made man che nel corso di oltre tre decenni ha saputo costruire diverse aziende di successo e venderle al momento giusto. È un personaggio molto eccentrico, spesso poco lineare nei suoi comportamenti pubblici, a volte antipatico, ma spesso interessante.
In Russia un imprenditore non può esistere senza avere dei rapporti più o meno stretti con il potere. Più è grande l’imprenditore, e più e grande il rappresentante del potere locale o statale che lo «cura». Se il rapporto viene meno, l’imprenditore cessa di esistere almeno nella sua veste professionale (se è molto fortunato). Quindi anche Oleg Tinkov non poteva non avere quei rapporti, ma nelle condizioni della guerra con l’Ucraina mal riuscita (per gli obiettivi di Putin), quei rapporti erano naturalmente cambiati. Immagino facilmente i motivi: la guerra rivelatasi lunga e la necessità di mascherare gli effetti reali delle sanzioni occidentali richiedono soldi; gli imprenditori hanno iniziato a rendersi conto del fatto che nel contesto delle sanzioni internazionali le attività ei patrimoni non si salvano solo grazie ai buoni rapporti con lo Stato russo.
Quindi, probabilmente, Oleg Tinkov si era reso conto di non poter difendersi su due fronti. Il 19 aprile – il 55-esimo giorno della guerra – si era «improvvisamente illuminato» e si era per la prima volta espresso contro la guerra: molto logicamente si era schierato con l’Occidente (che alla fine vincerà) e non con Putin (che con questa guerra prima o poi perderà tutto). Si è schierato, nonostante fosse arrivato – nel 2020 – a incoronare Putin come imperatore.
Di conseguenza, dopo quanto è successo non posso escludere che sia stato realmente costretto «dal Cremlino» a vendere la propria quota della banca a un prezzo bassissimo (il 3% del valore reale, come sostiene lui). Ma almeno ora è libero da ogni forma di prudenza nei rapporti con lo Stato russo. E io spero tanto che faccia in tempo a sfruttare questa libertà.


Che fonte…

So benissimo che in questo periodo milioni di persone in giro per il mondo aspettano la (e sperano in) morte di Vladimir Putin. In astratto sarebbe un sentimento negativo, ma nella situazione creatasi capisco benissimo chi lo prova. Di conseguenza, capisco benissimo anche tutti coloro che si apprestano a credere facilmente in un imminente intervento chirurgico che dovrebbe impedire a Putin di esercitare almeno temporaneamente il suo potere. La speranza e la gioia (anche quelle segrete) non devono però renderci ciechi.
La notizia sul presunto intervento chirurgico a Putin – ripresa anche da alcuni giornali italiani tradizionalmente seri – è stata diffusa per prima da «The Sun», un giornaletto che da decenni non si riesce proprio a sospettare di una minima serietà. A sua volta, «The Sun» ammette di avere appreso la notizia dal canale telegram russo «General SVR»…
Io a questo punto rido come un matto impazzito. Rido perché conosco da anno il suddetto canale. Esso è di proprietà di un presunto ex generale dei servizi segreti esteri anonimo che si specializza nell’accontentare i vari teorici della cospirazione e dei burloni. I contenuti del canale riguardano solitamente delle voci esageratamente cupe (e spesso quasi scandalistiche) sul governo, sul coronavirus e sul presidente russo, venendo comicamente intervallati dai messaggi pubblicitari su come fare soldi e promuoversi sul web. In molti sospettano che il reale proprietario del canale sia il noto frick mediatico Valery Solovei: un ex professore universitario di relazioni pubbliche che si guadagna da vivere con le interviste, le conferenze e le pubblicazioni proprio di quel genere.
Insomma, si tratta di una fonte attendibilissima, proprio come «The Sun».
Detto tutto questo, devo ammettere che noi non abbiamo delle informazioni certe e verificabili sullo stato di salute di Vladimir Putin. A tutti i dettatori della storia sono state attribuite, in varie fasi della loro attività, delle malattie più o meno gravi. In alcune occasioni quelle voci si erano rivelate azzeccate, mentre in alcune altre no. Con Vladimir Putin succederà la stessa cosa.


Le novità sul mercato russo

C’è chi comunica, giustamente, che in Russia i prezzi stanno crescendo velocemente, i beni di produzione occidentale iniziano a sparire dal commercio e i negozi di marca (delle aziende che hanno deciso di lasciare il mercato russo) chiudono in massa; la produzione di molti prodotti «russi» si sta fermando o calando di qualità perché stanno finendo le scorte delle numerose componenti di produzione occidentale. Tutto questo è vero: sono le conseguenze della guerra in Ucraina in parte logiche e prevedibili e in parte preannunciate dalle aziende stesse. Prima o poi scriverò in dettaglio degli esempi più interessanti.
Allo stesso tempo, però, in pochi comunicano che nei negozi russi stanno iniziando a comparire anche dei prodotti nuovi. Già ora posso fare due esempi… diciamo interessanti.
L’esempio n. 1: in alcuni negozi di Ekaterinburg sono comparsi – in vista del Giorno della Vittoria (9 maggio) – dei camion-giocattolo con la ormai famosa «Z». nella descrizione ufficiale di questo giocattolo si sostiene: «Il bambino sarà entusiasta di questi veicoli. Giocando con questi mezzi di trasporto, il ragazzo si inventerà molti scenari eccitanti». Ecco la foto di questi giocattoli di merda:

L’esempio n. 2… Un avviso importante: al fine di evitare delle situazioni imbarazzanti, accertatevi di essere soli davanti allo schermo. Continuare la lettura di questo post »


Inerario §31

Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 31) è dedicato al modo di impostare la pagina-genitore di default per tutte le nuove pagine del sito create e pubblicate con il WordPress.
Il paragrafo è stato pensato per gli sviluppatori backend e per gli utenti avanzati del WordPress.
https://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo31/


Il miraggio chiamato Putin

Fuori dalla Russia non se ne sono – ancora – accorti tutti, ma negli ultimi mesi Vladimir Putin appare in video in un modo abbastanza strano. Vediamo l’esempio cronologicamente più vicino alla data odierna: il video della partecipazione di Putin alla liturgia pasquale la notte tra il 23 e il 24 aprile 2022.
Vediamo un breve frammento de video ufficiale diffuso sul canale Russia Today:

Ora, invece, vediamo la foto ufficiale di Putin e del sindaco di Mosca Sergey Sobyanin scattata nella stessa occasione:
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