La tarda sera del 17 maggio è morto – a causa delle conseguenze del Covid-19 – il compositore greco Vangelis (il nome reale è Evangelos Odysseas Papathanassiou), noto per essere stato uno dei fondatori del gruppo Aphrodite’s Child (assieme a Demis Roussos) e uno dei pionieri della musica elettronica.
Il genere di musica suonata dal gruppo non era tra i miei preferiti, quindi preferisco non postarla e non commentarla. La musica elettronica di Vangelis, invece, mi è ben nota dalla metà degli anni ’90: dal momento in cui qualcuno mi aveva regalato due raccolte del compositore in CD… E posso assicurarvi che si trattava di una cosa stranissima: un ottimo sonnifero capace di provocare anche degli incubi un po’ particolari e quasi divertenti.
Quindi ho pensato di postare, nel post musicale di questo sabato, due esempi della musica elettronica di Vangelis utilizzata nei film relativamente noti.
La prima composizione è quella utilizzata nel film «Chariots of Fire» del 1981 (Vangelis era stato premiato con un Oscar e un Grammy):
La seconda composizione è una di quelle utilizzate nel film «Blade Runners» sempre del 1981:
Ora, molto probabilmente, vi siete accorti di conoscere già da tempo la musica di Evangelos Odysseas Papathanassiou.
L’archivio del 21 maggio 2022
L’articolo che vi consiglio questo sabato illustra un concetto abbastanza banale, ma importante da ricordare: almeno perché alimenta la speranza nella salvezza intellettuale di ogni singola persona…
Ebbene, grazie alle pubblicazioni del giornalista russo Dmitry Kolezev ora abbiamo una ennesima dimostrazione del fatto che la cerchia delle conoscenze di una persona produce degli effetti molto più forti di una qualsiasi propaganda. Per esempio: una persona dotata di una media capacità di analisi, della capacità di lavorare con più fonti di informazioni e delle capacità linguistiche almeno di livello scolastico (quindi tutte quelle capacità in assenza delle quali non avrebbe dovuto ottenere nemmeno il diploma di maturità) non dovrebbe, in teoria, cadere vittima della propaganda. In particolare, un russo medio dovrebbe quindi non credere alla propaganda statale russa e, di conseguenza, capire tutto sul funzionamento del mondo circostante, sulla guerra in Ucraina etc. etc.. Se poi sappiamo che quel russo – e non solo russo – ha un buon livello di istruzione, una solida base economica, l’accesso libero a tutte le tecnologie di informazione e la possibilità di vivere in un qualsiasi punto del nostro pianeta, dovremmo in teoria essere certi della sua immunità alla propaganda.
Eppure, abbiamo scoperto che Maria Vorontsova – la figlia più grande di Vladimir Putin – continua a ripetere pubblicamente le stesse ehm… stupidate che caratterizzano la propaganda statale russa e i discorsi pubblici di Putin stesso. Ma la signora non sembra di avere le caratteristiche appena elencate di una tipica vittima della propaganda. Di conseguenza, possiamo dedurre che nel tentativo di ottimizzare gli sforzi mentali (quanto sono diplomatico! ahahahaha) abbia sostituito il processo della elaborazione dei pensieri con il ripetere dei concetti assurdi circolanti negli ambienti che lei frequenta. Mentre l’importanza della propaganda è in una certa misura sopravalutata.
Insomma, vi do il link dell’articolo e vi avviso che il testo in inglese è alternato con gli screenshot in cirillico: ma voi non dimenticate di continuare a scrollare per leggere tutto.