L’archivio del aprile 2022

L’evoluzione degli obiettivi

Fortunatamente, su questo pianeta vivono ancora delle persone che hanno molta più pazienza di me nell’osservare le tonalità del marrone. Quindi è stata stilata la cronologia dei cambiamenti negli obbiettivi della guerra in Ucraina pubblicamente dichiarati dal governo russo.
– 24 febbraio, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov (il portavoce di Putin). Lo scopo della «operazione militare speciale» è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina per eliminare la minaccia alla Federazione Russa;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Maria Zakharova (la portavoce del Ministero degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di proteggere la gente e sanzionare il regime «fantoccio» responsabile dei crimini contro i civili, compresi i cittadini russi;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov (il ministro degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e, successivamente, liberare gli ucraini dall’oppressione da parte del loro governo attuale;
– 25 marzo, gli obiettivi secondo il colonnello generale Sergey Rudskoy (il capo della Direzione Operativa Principale dello Stato Maggiore). L’obiettivo della operazione è la liberazione della LNR e della DNR;
– 29 marzo, gli obiettivi secondo Sergei Shoigu (il ministro della Difesa). L’obiettivo principale della operazione è la liberazione del Donbass.
– 3 aprile, gli obiettivi secondo Dmitriy Peskov. Uno dei principali obiettivi è quello di salvare la LNR e la DNR e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014 fissati nelle loro Costituzioni;
– 8 aprile, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov. L’obiettivo della operazione è quello di prevenire la terza guerra mondiale;
– 11 aprile, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov. L’operazione speciale della Russia sarebbe stata progettata per porre fine alla crescente dominazione degli Stati Uniti nel mondo.
Ecco, a questo punto possiamo aspettarci a breve una nuova rivelazione (ma non so ancora da quale funzionario russo): l’operazione militare speciale è stata lanciata per prevenire un attacco alla Russia degli alieni provenienti dal pianeta Nibiru e «sbarcati» in Ucraina grazie a un portale intergalattico segreto.


Una riccorrenza diventata triste

Oggi, nel 61-esimo anniversario del volo di Yuri Gagarin nello spazio, posso fare solo la triste constatazione di un fatto già ben noto a tutti: con l’invasione militare dell’Ucraina la Russia si è nuovamente sparata a una gamba ritagliata fuori anche dal progresso tecnico-scientifico legato allo studio dello spazio. Nessuno Stato, nemmeno il più ricco, avrebbe le risorse intellettuali ed economiche sufficienti per condurre gli studi di tale portata. E il governo russo (in realtà una persona in particolare) in un mese e mezzo è riuscito ad attirare le sanzioni internazionali sufficienti non solo per escludere il settore nazionale dal mondo scientifico globale, ma anche per seppellirlo del tutto.
Gli interessati a questa conseguenza — naturalmente non la più grave dal punto di vista umanitario — della guerra troveranno facilmente molti articoli validi sull’argomento, quindi io vi propongo solo un link utile per farsi una prima idea.
È così che i primi diventano peggio degli ultimi: si azzerano. E non si sa se e quando ripartono.

A me, personalmente, dispiace tanto che gli sforzi di alcuni geni della metà del XX secolo siano stati sprecati in questo modo…


L’umorismo di Berlusconi

Questo sabato finalmente si è espresso pure Silvio Berlusconi, parlando del «suo [ex?] amico Putin» ha detto:

Io Putin l’ho conosciuto vent’anni fa. Mi era sempre parso un uomo di gran buon senso, di democrazia, di pace, peccato davvero per quel che è successo…

Nei tempi relativamente normali – quelli che hanno preceduto il 24 febbraio 2022 – avrei riso tantissimo sulle parole «di democrazia» e «di pace». Ora, invece, posso constatare solo due cose.
Prima di tutto, ho scoperto che Silvio Berlusconi è molto meglio di quello che mi sembrava negli ultimi 10–15 anni.
In secondo luogo, devo notare che l’espressione «di buon senso» utilizzata nella citazione di cui sopra potrebbe diventare una interessantissima (e nuova?) formula diplomatica. Infatti, con l’inizio di questa guerra in Ucraina voluta da Putin ci siamo trovati di fronte a una preoccupante scelta: riconoscere che Putin sia un folle incapace di prevedere le conseguenze delle proprie azioni oppure pensare che prenda ancora delle scelte razionali nell’ottica dei fatti e dei costrutti logici esistenti solo nella sua mente (perché, effettivamente, sono due categorie totalmente sconosciute a tutti gli altri). La seconda delle opzioni può essere definita con l’espressione «buon senso», ma di fatto è sempre una forma di pazzia. Proprio come la prima opzione.
Complimenti a Putin che è riuscito a perdere in questo modo «bellissimo» uno degli alleati più fedeli…


Boris a Kiev

Il video di oggi è quasi ovvio: è quello di Boris Johnson e Vladimir Zelensky che passeggiano a Kiev. Tutte le conversazioni rilevanti sono in inglese. Il tipo con lo zaino che vedrete verso la metà del video parla in ucraino ed è visibilmente emozionato: continua a esprimere gratitudine e ammirazione verso Johnson e l’UK con più o meno le stesse parole ripetute a loop.

Spero che tutti, Boris Johnson compreso, riescano a fare presto una vera passeggiata turistica a Kiev e nelle altre città ucraine (molte delle quali sono belle).


La musica del sabato

Il lunedì scorso – l’1 di aprile – è uscito il tanto atteso nuovo album dei Red Hot Chili Peppers: «Unlimited Love». Considerata la data della pubblicazione preannunciata da tempo, in tanti hanno temuto che si trattasse di uno scherzo… Però album è uscito veramente, ed è il primo dal 2016. Inoltre, i fan del gruppo possono essere contenti anche per l’ennesimo ritorno dello storico chitarrista John Frusciante (il co-autore delle canzoni del gruppo più famose).
Quindi per il post musicale odierno ho pensato di selezionare due canzoni che rappresentano non solo il nuovo album, ma anche la formazione «d’oro» riunitasi.
La prima canzone di oggi è la «Black Summer» (dal nuovo album «Unlimited Love», 2022):

La seconda canzone di oggi è datata, ma anche apprezzata da tanti: «Californication» (dall’omonimo album del 1999):

I membri del gruppo non sono più giovanissimi (soprattutto per il genere musicale che suonano), ma io spero comunque che riescano a produrre tanta altra buona musica.


Le persone più interessate al «funzionamento tecnico» di una guerra possono dedicare una parte di questo finesettimana allo studio dell’interessante sito oryxspioenkop.com
Quel sito – che io ho scoperto «grazie» alla guerra di Putin contro l’Ucraina – è un classico esempio del giornalismo basato sul big data raccolto da una molteplicità di fonti molto diverse tra esse. Così, gli autori del suddetto sito si occupano del calcolo delle perdite militari basandosi sui dati arrivati dai social networks, video vari, pubblicazioni sui mass media, fotografia aerospaziale etc. etc.: la precisione del risultato finale pubblicato si rivela abbastanza alta per quanto riguarda le perdite dei vari mezzi militari (non solo carri armati, ma tutte le macchine in generale) e, inoltre, permette di fare una stima «scientificamente» sensata circa le perdite umane. Infatti, con ogni macchina militare distrutta (carro armato, camion, qualche mezzo blindato etc.) viene solitamente distrutto anche il rispettivo equipaggio: ucciso o fortemente ferito.
Leggendo, qualora interessati, i dati riportati sul sito scoprirete quante centinaia dei mezzi militari russi sono da considerare persi perché abbandonati o catturati (complessivamente sono già molti più di mille). Non so riuscireste a immaginarlo da soli, ma quei due dati hanno la stessa esatta spiegazione dell’avanzare lento dell’esercito russo sul territorio ucraino: la corruzione. Infatti, molti mezzi vengono abbandonati perché sono guasti (i soldi per la manutenzione o per i pezzi di ricambio sono stati rubati), con i pneumatici danneggiati (quelli di scorta esistono solo sulla carta) o rimasti senza il carburante (il carburante è magicamente «sparito»). Quei mezzi abbandonati che possono essere recuperati e utilizzati vengono quindi catturati dall’esercito ucraino (ma non sono gli unici a essere conquistati).
Ora potete andare sul sito e provare a fare uno studio attento delle perdite…


Gli esordi

In Italia, quasi sicuramente, nessuno la conosce, mentre in Russia la foto di questo articoletto da giornale è diventata un meme già alcuni fa:

Si tratta della prima menzione nota – almeno al giorno d’oggi – di Vladimir Putin su un giornale. La menzione che proprio oggi compie 30 anni perché è stata pubblicata l’8 aprile 1992. Ecco la mia traduzione (non tanto elaborata) del testo:

UN COLONNELLO DELLA KGB HA SACCHEGGIATO SAN PIETROBURGO
Un altro scandalo scoppiato a San Pietroburgo: una commissione parlamentare guidata da Marina Salieh ha chiesto la rimozione dall’incarico di Vladimir Putin, il presidente della commissione per le relazioni estere del municipio.
L’ex colonnello della KGB, non avendo alcuna delega dal governo [quello cittadino, E.G.], aveva rilasciato licenze per l’export del petrolio, legname, metalli non ferrosi e terre rare ad aziende dubbie e poco conosciute, spesso registrate alla vigilia dell’affare. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le licenze sono state rilasciate in anticipo, prima della conclusione dei contratti con i partner occidentali, e senza alcuna documentazione della disponibilità delle merci. Mentre i prezzi di vendita sono stati ribassati di duemila volte inferiore a quelli esistenti.
La dogana, tuttavia, non ha permesso alla merce di passare il confine. La commissione sta girando l’indagine all’ufficio del pubblico ministero e al dipartimento dei dipendenti pubblici, quindi Putin potrebbe dover rispondere di fronte al proprio Ente per aver privato la città di 122 milioni di dollari [quelli americani, E.G.].
Natalia SHULYAKOVSKAYA

(«Megapolis-Ekspress», l’8 aprile 1992, N 15, pagina 19)
Il giornale moscovita «Megapolis-Ekspress» – di periodicità settimanale – è esistito dal 1990 al 2005 e nei primi anni era abbastanza serio. Già nel 1994 ha iniziato a trasformarsi velocemente in un classico esempio della stampa scandalistica, ma in questa sede tale fatto non ci interessa. Ora devo solo precisare che la foto del suddetto articolo viene spesso diffusa su internet assieme a una foto di Putin relativamente giovane: ma in realtà si tratta di una mossa pubblicitaria perché in origine l’articolo non era accompagnato da alcuna immagine.
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Capire la differenza

The New York Times conferma l’autenticità di quel video (solo per adulti mentalmente forti!) – apparso su internet il 4 aprile – che mostra come i militari ucraini sparano ai militari russi feriti. Alcuni di questi ultimi hanno le mani legate.
Avrei anche potuto provare a raccontare che, in parte, posso capire i militari ucraini e immaginare i sentimenti alla base del loro comportamento. Ma non voglio sembrare uno che giustifica ogni forma di violenza.
Voglio anticipare la reazione delle numerose vittime della propaganda putiniana (purtroppo, ne conosco qualcuno di persona).
Voglio quindi sottolineare la differenza – oppure una delle differenze? – tra i massimi superiori dei militari russi e ucraini.
Lo Stato russo, per esempio, continua a negare la responsabilità del proprio esercito per l’uccisione (che spesso ha le tracce di una esecuzione, esecuzione intenzionata) dei civili nella provincia di Kiev. Continua a negarla nonostante avere sempre sostenuto, fino al momento della scoperta dei corpi, di avere controllato il rispettivo territorio proprio nei giorni delle uccisioni.
Lo Stato ucraino, invece, ha reagito al video menzionato all’inizio di questo post in una maniera diversa. Mykhaylo Podolyak, un consigliere dell’ufficio del presidente ucraino, commentando il video ha sottolineato che se Kiev dovesse ricevere le prove di «un qualsiasi atto illecito» commesso da parte dei militari, essi «avranno delle conseguenze reali».
I dirigenti ucraini capiscono benissimo di poter contare sugli aiuti internazionali durante e dopo questa guerra solo nel caso del totale rispetto delle regole militari e del diritto internazionale. Ma nella situazione creatasi entrambe le parti hanno bisogno degli aiuti…


Le cure mediche a un morto

L’azienda norvegese Amedia (una media group) ha deciso – come tantissime altre aziende occidentali – di abbandonare il mercato russo in seguito alla invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia. In particolare, ha annunciato di abbandonare il proprio network delle tipografie «Prime Print». Si tratta di sei tipografie, quattro delle queli appartenevano al 100% alla Amedia.
Perché ho deciso di raccontarne a voi? Perché quelle quattro tipografie non sono state semplicemente chiuse a chiave, ma in sostanza regalate a un personaggio del quale avete sicuramente sentito parlare negli ultimi mesi: il capo-redattore della «Novaya Gazeta» e premio Nobel per la pace (2021) Dmitrij Muratov. Mentre quelle quattro tipografie, ora a sua disposizione, sono ben note a Muratov: perché in una di esse veniva stampato – fino al momento di essere chiuso il 28 marzo a causa di una pressione politica aumentata – il suo giornale. Ha già ringraziato per il dono, ha promesso di salvare i posti di lavoro delle «persone fantastiche che vi lavorano» e di vendere, in caso di subentrata necessità, le tipografie a un «acquirente degno».
Ecco, data la notorietà internazionale del personaggio – almeno tra le persone che si interessano del giornalismo, dei diritti umani e, in un modo approfondito, della politica –, ritengo abbastanza probabile il fatto che prima o poi qualcuno scriva della «nuova attività di Muratov». A questo punto io anticipo tutti e dico che, purtroppo, si tratta di una elemosina da valore quasi nullo. Alla Amedia dispiaceva buttare nella spazzatura un business costruito nel corso degli anni e, allo stesso tempo, appariva impossibile continuarlo per dei motivi reputazionali: quindi ha preferito regalarlo a una brava persona. A quella persona, però, le tipografie servono ancora meno: non può più (temporaneamente, spero) stampare il proprio giornale, sta assistendo (come tutti) alle crescenti difficoltà della economia russa sanzionata e, sicuramente, non potrà rischiare tutto per tentare di stampare delle cose troppo sgradite al regime (in realtà può, ma per poco tempo…). Quindi nel migliore dei casi svenderà: non è uno che può mantenere economicamente – in attesa dei tempi migliori – una attività non funzionante.


Come cambiano i termini

Sicuramente vi ricordate che due settimane e mezzo fa Joe Biden aveva esplicitamente definito Vladimir Putin come un criminale di guerra. Molto probabilmente vi ricordate anche che tale definizione è stata criticata da molti per essere poco diplomatica…
Io, invece, già in quei giorni avevo seriamente dubitato della opportunità di essere diplomatici in determinate situazioni. Perché mi ricordo a cosa avevano portato i tentativi essere diplomatici — nei confronti di un pazzo dell’epoca — a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. A molti vengono in mente i parallelismi con gli eventi di quegli anni, ma non a tutti viene in mente che all’inizio — quando venne perso molto tempo — ad avere ragione fu il politico con il linguaggio meno diplomatico: Winston Churchill. Ma il mondo cambia, quasi un secolo più tardi tutto succede più velocemente: probabilmente anche a causa di una migliore diffusione della informazione.
Più velocemente arriva anche la comprensione di chi sia il politico con il quale bisogna coesistere.
Il prossimo passaggio: comprendere che non bisogna tentare di coesistere con certi personaggi.
Le persone più sensibili interrompano ora la lettura di questo post.
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