L’archivio del 15 aprile 2022

La signorina inaffondabile

Le ultime avventure sfortunate della nave ammiraglia russa – delle quali ho scritto ieri – sono avvenute a relativamente poche ore da un triste anniversario. Sfrutto quindi l’occasione per scrivere di un argomento un po’ lontano da questa guerra…
Quattro anni fa mi era già capitato di scrivere in dettaglio delle avventure di Arthur John Priest, il fuochista che sopravvisse al naufragio di ben sei navi – compreso quello di Titanic – nonostante l’evidente difficoltà di uscire velocemente dalla sala macchine. Dopo la Prima guerra mondiale Priest non riuscì più a trovare il lavoro su alcuna nave (era un tipo in un certo senso fortunato ma, anche secondo il suo stesso parere, non convinceva di portare fortuna agli altri) e morì a casa propria, di polmonite, all’età di 49 anni nel 1937.
Oggi, in occasione del 110-esimo anniversario del naufragio del Titanic, vorrei raccontare di una coetanea e quasi collega di Priest che ebbe meno occasioni per provare la propria fortuna (comunque notevole) ma fece una vita decisamente migliore.
Violet Constance Jessop iniziò la propria carriera di hostess nel 1908 e nel 1911 fu assunta dalla compagnia White Star Line: uno dei leader dell’epoca nei trasporti transoceanici. La prima esperienza lavorativa della signorina Jessop con questa azienda fu alla «Olympic» (nave gemella del «Titanic»). La nave fu speronata dall’incrociatore «Hawke» il 20 settembre 1911.
Il 10 aprile 1912 Jessop prese servizio al «Titanic», la cui sorte è ben nota a tutti. Al momento dello scontro con l’iceberg, Violet si era ormai quasi addormentata dopo avere finito l’ennesimo lungo turno di lavoro, ma alla fine fece in tempo a salire sul ponte e prendere posto alla scialuppa № 16.
La terza esperienza nautica di Violet Jessop che ci interessa in questa sede è del 1916, quando in qualità di una infermiera della Croce Rossa Jessop finì sulla nave «Britannic» (gemella di «Olympic» e «Titanic»). Il «Britannic», essendo stato completato alla fine del 1915, non fece nemmeno un viaggio commerciale ma fu trasformato in una nave-ospedale. Il 21 novembre 1916 la nave si scontrò con una mina navale tedesca e affondò con la velocità tripla del «Titanic» per una serie motivi in parte legati alla modalità di utilizzo. Violet Jessop si trovò su una delle due scialuppe fatte scendere troppo presto, ma non fu uccisa dalle eliche della nave ancora funzionanti perché fece in tempo a buttarsi in acqua (ma si procurò un trauma cranico picchiando la testa contro la chiglia).
Essendo sopravvissuta, dopo la fine della guerra continuò a lavorare per la White Star Line. Successivamente si trasferì alla Red Star Line e poi alla Royal Mail Line. Nel 1950 andò in pensione. Morì il 5 maggio 1971 di broncopolmonite aggravata dalla insufficienza cardiaca cronica.

E Arthur John Priest? Perché fu non solo un coetaneo della Violet Constance Jessop (entrambi nacquero nel 1887) ma anche un quasi-collega? Perché anche egli lavorò (salvandosi sempre) sulle navi «Olympic», «Titanic» e «Britannic»: si tratta dei più famosi tra i suoi sei naufragi.
Non so quale dei due personaggi possa essere considerato più fortunato…