L’archivio del 2021 год

Indovina la città

È interessante il progetto City Guesser che permette di testare le proprie conoscenze geografiche e culturali (o, se preferite, etnografiche). Utilizzarlo è molto semplice: scegliete un criterio geografico (tutto il mondo, un continente, una regione, uno Stato o i monumenti) e iniziate a guardare i filmati girati da un tipo che cammina per strada. Per ogni filmato dovete individuare il luogo nel quale è stato girato e indicare la sua posizione con un clic sulla mappa. Poi cliccate sul buttone «Guess» per visualizzare la risposta corretta e la distanza di quest’ultima dalla vostra versione. Per continuare il gioco con il filmato successivo cliccate su «Next». Tutti i filmati capitati a me erano di una buona qualità e di lunghezza più che sufficiente per formulare una risposta.

È un progetto coinvolgente non solo in qualità di una sfida intellettuale, ma anche perché permette di vedere tantissimi luoghi che, probabilmente, non vi è mai capitato di visitare dal vivo (e chissà quando capita, ahahaha).
Io, poi, quasi sempre riuscivo a indovinare facilmente lo Stato (in base a quello che vedevo «attorno»), ma mi divertivo tanto a cercare di capire di quale città si trattasse.
Insomma, consiglio il City Guesser a tutti.


I carcerati volontari

Come avete probabilmente già letto, su Facebook non possono più essere condivise le notizie riguardanti l’Australia. E gli utenti australiani del Facebook non possono proprio vedere le notizie condivise. Tutti i mass media australiani si sono trovati, il 18 febbraio, con le proprie pagine di Facebook vuote:

Si tratta di una scelta tecnica consapevole del Facebbok stesso: è una reazione (abbastanza naturale e prevedibile, direi) alla recente legge australiana (News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code) che obbliga le piattaforme digitali a pagare gli emettenti delle notizie per le condivisioni o citazioni da parte dei propri utenti. Di conseguenza, già nelle prime ore i vari siti australiani specializzati nella pubblicazione delle notizie hanno perso circa il 13% del traffico proveniente dalla Australia e circa il 30% del traffico proveniente dall’estero.
Noi, a questo punto, avremmo anche potuto limitarci a constatare che ogni tentativo statale di regolare il naturale e libro sviluppo dell’internet è destinato al fallimento. Tale sviluppo, infatti, è solo uno «specchio digitale» della «vita reale» e di tutti i relativi comportamenti tra gli umani. Se un rapporto è regolamentato in un modo sfavorevole alle parti, esso viene spesso cancellato dalle usanze invece di essere adeguato alle fantasie perverse dei governanti: non si vive per accontentare chi crea problemi.
Ma la questione più interessante è un’altra. In base alla ricerca della Università di Canberra, il 21% degli australiani percepisce le notizie principalmente dai social networks e il 39% della popolazione ottiene le notizie dal Facebook. Non pensando che nei Paese europei la situazione sia radicalmente diversa, mi chiedo: che senso ha un comportamento del genere? Sappiamo bene tutti da anni che il Facebook ha gli algoritmi «allenati» a proporci solo le pubblicazioni che secondo egli dovrebbero interessarci. E allora perché utilizzare uno strumento che limita artificialmente la nostra visione del mondo per accedere alle informazioni di cui l’internet è già pieno?
Stranamente, tante persone si chiudono volontariamente nella cella di Facebook…


Le grandi scoperte

L’agenzia del Ministero della Salute statunitense Centers for Disease Control and Prevention (CDC – Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) ha condotto delle sperimentazioni e ha scoperto che  l’acqua è umida  due mascherine indossate una sopra l’altra proteggono dal virus meglio di una sola mascherina. In particolare, si sottolinea l’opportunità di indossare una semplice mascherina chirurgica e, sopra di essa, una mascherina di tessuto. La seconda grandissima rivelazione consiste nel fatto che la mascherina che aderisce bene al volto della persona protegge meglio di una mascherina indossata male.
Gli interessati possono leggere l’intero articolo originale che riporta, tra le altre cose, l’efficacia stimata di varie combinazioni di mascherine.
Le persone capaci di ipotizzare il futuro possono poi divertirsi a immaginare quante altre regole nuove e sempre più divertenti possono essere emanate dai governi nei prossimi giorni, settimane o mesi. Vietato uscire di casa senza tre mascherine sulla faccia? Consentito prendere i mezzi pubblici solo con l’intera testa coperta da un sacco? Possibile entrare nei luoghi pubblici chiusi solo indossando una tuta spaziale? Qualcosa ci sarà imposto di sicuro.

P.S.: sulla metropolitana milanese, comunque, già da ottobre mi capita a volte di vedere delle persone con doppia mascherina.


Inclusione spaziale

Quasi dodici anni dopo l’ultima volta, l’ESA riapre la selezione dei nuovi aspiranti astronauti. E per la prima volta nella storia concede la possibilità di candidarsi anche alle persone disabili:

Individual(s) who are psychologically, cognitively, technically and professionally qualified to become astronauts, but who have a physical disability that would normally prevent them from being selected due to the restrictions of current space hardware are encouraged to apply.

Naturalmente, i vari criteri di selezione rimagono abbastanza alti e la stessa Agenzia precisa che l’obbiettivo è sempre quello di trovare le persone capaci di svolgere il lavoro scientifico (e non dei turisti disabili). Ma è comunque evidente per la causa della sempre maggiore inclusione, la scelta dell’ESA conta molto più di tutti gli altri impegni messi insieme. Soprattutto di quella idiozia delle Paralimpiadi, dove prima di essere incluso in una attività per nulla intellettuale e/o sensata bisogna dimostrare di essere un disabile «giusto» (sì, c’è una precisa lista degli unici difetti ammessi).
Insomma, finalmente il mondo sta per diventare «molto più normale» di prima grazie agli innovatori veri.


La soluzionei di alcuni problemi

Molto probabilmente vi è già capitato di leggere di un nuovo social network: il Clubhouse.

In sostanza, il Clubhouse è stato inventato da Paul Davison e Rohan Seth (due ex sviluppatori del Google) e lanciato in aprile del 2020. In esso agli utenti si propone di concentrarsi sulle conversazioni vocali svolte «in tempo reale» che non possono dunque essere registrate. Ogni utente può creare una «stanza» dedicata alla discussione su un argomento dichiarato: la notifica della stanza creata viene automaticamente inviata ai suoi follower, poi ai follower dei follower etc. Tutti gli utenti che hanno deciso di partecipare alla discussione si dividono poi in speaker e ascoltatori, anche se ognuno ha il diritto di «alzare la mano» e intervenire. Dopo avere creato una «stanza» per tre volte, l’utente ha il diritto di creare un proprio «club» permanente. Tutte le «stanze» possono essere pubbliche, private o dedicate solo ai membri di un determinato «club».
Non so quanto tempo ci avrebbe messo, nelle condizioni del genere, a diventare popolare un progetto del genere. Ma è piaciuto tanto a Elon Musk e Mark Zuckerberg che avevano pubblicamente annunciato l’utilizzo attivo del Clubhouse. Così, solo negli ultimi sei giorni di gennaio al network si sono uniti 1,1 milioni di utenti nuovi.
E ora passo alla questione che in questo momento mi interessa di più. Non percepisco chissà quale necessità di parlare / spiegare / raccontare qualcosa a voce alle persone sconosciute. Non sono nemmeno sicuro di poter trovare sul Clubhouse delle discussioni tanto interessanti da ascoltare «in diretta» (come ho già scritto, è l’unica opzione possibile), interrompendo dunque tutte le mie attività di quel momento. Però sul Clubhouse si può registrarsi solo ricevendo un invito da una persona già registrata (più o meno tutti i social network che conosco hanno adottato questo sistema all’inizio della propria storia). Grazie al grande interesse verso il Clubhouse (dovuto a Musk e Zuckerberg), alcuni utenti hanno iniziato a vendere gli inviti su ebay. I prezzi vengono stabiliti esclusivamente in base al grado di avidità del venditore:

Visti i numeri di cui sopra, mi chiedo: come fare a essere invitato, per poi provare a risolvere alcune questioni economiche correnti? Bisogna sfruttare il momento.


Con la noia si fanno miracoli

Più di dieci anni fa un abitante del Kansas aveva fatto uno scherzo ai propri genitori che all’epoca erano appassionati dei cruciverba: aveva regalato a loro il [presunto] cruciverba più grande al mondo. Il regalo aveva le dimensioni di 213×213 centimetri ed era composto da oltre 90 mila caselle. Le parole da inserire erano 28 mila, il libro con le rispettive domande aveva cento pagine…

Alla fine, però, il regalo era rimasto inutilizzato fino all’aprile 2020: proprio in quel periodo i signori, annoiati a causa del lockdown, se ne sono ricordati e hanno deciso di iniziare la sfida. Dal punto di vista «logistico» non è stato impossibile: il cruciverba era in realtà stampato su nove fogli separati. Dal punto di vista «intellettuale» è stato un po’ meno facile: per completare l’intera opera sono stati necessari circa dieci mesi.

A gennaio 2021 il cruciverba risolto è stato presentato al figlio assieme alla richiesta (serissima, ahahaha) di controllare la correttezza delle parole inserite. Ma egli, il figlio, ha già iniziato a cercare il sudoku più grande al mondo.
Qual è la morale di questa storia? Direi che ce ne sono addirittura due.
Prima di tutto, provate a immaginare in quale situazione potrebbe rivelarsi utile un vostro regalo «particolare». Spero che non siate superstiziosi…
E poi considerate l’eventualità di essere coinvolti nell’utilizzo di quel regalo fatto con tanto umorismo.


Con le ali

Ho visto tanti tipi di imbarcazioni con le ali (alcune esistono ormai da molti decenni), ma la piccola barca con una vela e una ala mi mancava:

Si tratta di un progetto svedese dei ricercatori e studenti della Chalmers University of Technology e della SSPA. Lo scafo della barca è realizzato in un materiale composito con l’aggiunta del grafene, quindi è leggero e allo stesso tempo abbastanza resistente.
P.S.: sarebbe un mezzo di trasporto individuale interessante durante la piena pandemia, quando molte persone hanno bisogno di andare all’estero, ma non possono o non vogliono prendere un aereo o una nave di linea.


La musica del sabato

Il compositore olandese Unico Willem Reichsgraf van Wassenaer Obdam appartenne a una nota e ricca famiglia nobile e nel corso di tutta la sua vita professionale si applicò, con un relativo successo, nella diplomazia. I soli questi aspetti della sua biografia avrebbero potuto essere visti come elementi di una grande fortuna per una persona normale. Per un compositore, invece, è stata una sfortuna: infatti, per le persone appartenenti al suo ceto sociale non fu all’epoca ritenuto opportuno (nella Repubblica delle Sette Provincie Unite) comporre e pubblicare la musica. Di conseguenza, tutte le sue composizioni musicali furono diffuse come anonime e successivamente attribuite, erroneamente, a Giovanni Battista Pergolesi e Carlo Ricciotti. Solo verso la fine del XX secolo gli storici della musica hanno ristabilito la verità (e hanno dedotto, con una relativa certezza, che Carlo Ricciotti non compose proprio la musica).
Passando direttamente alla musica, dico che per il post di oggi ho pensato di selezionare qualcosa di molto rappresentativo: per esempio, due dei sei «Concerti Armonici» di Unico Willem Reichsgraf van Wassenaer Obdam.
Iniziamo con il Concerto Armonico No.1 in Sol maggiore:

E poi aggiungo il Concerto Armonico No.2 in Sol maggiore:


Chi ha il tempo e la voglia, può provare a tornare mentalmente di qualche decennio indietro e studiarsi il sito Lego Ideas. In sostanza, è un sito ufficiale della Lego dove ognuno può presentare una propria idea di un gioco di costruzione. Per essere presa in considerazione dalla Lego, l’idea deve raccogliere 10.000 voti popolari in un periodo massimo di due anni.

Gli specialisti realmente interessati a una sfida del genere sapranno trovare e studiare da soli tutte le informazioni tecniche necessarie. Io, invece, ho studiato il sito da semplice (ex?) consumatore. Tra le idee relativamente recenti, due mi sono sembrate particolarmente interessanti: forse perché mi ricordano il mio rapporto (ormai un po’ lontano nel tempo) con i giochi della Lego e i miei rispettivi sogni.
La prima idea che mi è piaciuta è  Continuare la lettura di questo post »


Riconoscere una canzone

Finalmente mi sono deciso / ricordato di selezione uno strumento tecnologico ottimale che permetta di scoprire i titoli e i nomi d’autore delle canzoni sconosciute (sconosciute a chi sta ascoltando, non in generale). Preparandomi alla ricerca e studiando le varie soluzioni esistenti, ho formulato alcuni criteri basilari che tale strumento deve soddisfare.
Prima di tutto, ho pensato di limitarmi agli strumenti online. Infatti, se una cosa serve molto raramente e per dei scopi non professionali, è inutile intasare il computer con un ennesimo programma (il quale avrebbe comunque avuto bisogno dell’accesso all’internet).
In secondo luogo, ho pensato di scartare tutti quei servizi che chiedono di caricare sul rispettivo sito i file musicali da riconoscere. Infatti, la musica (canzone) da cercare potrebbe essere contenuta in un file molto grosso (per esempio, un film): non dobbiamo mica perdere il tempo a ritagliare un pezzo del file e fare l’upload! Inoltre, la canzone da riconoscere potrebbe provenire da una fonte diversa da un file disponibile sul computer (un video di YouTube, la radio, il televisore della vecchietta del piano di sotto etc.).
In terzo luogo, deve essere uno strumento gratuito. Perché, infatti, a me serve molto raramente e solo per delle piccole curiosità personali. Ma anche perché non voglio far spendere troppo ai miei lettori, ahahaha.
Ebbene, lo strumento che corrisponde pienamente ai tre criteri appena elencati esiste: è il sito midomi.com

In sostanza, per riconoscere la musica che sta suonando sul computer o nelle vicinanze è sufficiente cliccare sul grande buttone giallo rotondo in mezzo alla pagina e consentire l’uso del microfono (il vostro browser ne visualizzerà la richiesta). In appena 10 secondi il midomi riconosce la musica e vi mostra le informazioni fondamentali: il titolo del brano, il nome dell’autore, il nome dell’album, l’anno di pubblicazione e la copertina.

Lo strumento è completamente gratuito e può essere usato una infinità di volte al giorno (almeno per ora). Le poche volte che l’ho utilizzato, ha saputo suggerirmi le informazioni utili. Prima di scriverne, ho testato lo strumento sulla musica di diversi generi e di varie epoche già conosciutami: ha sempre funzionato bene.
A questo punto dovrei dare qualche suggerimento anche a coloro che vorrebbero identificare la musica utilizzando lo smartphone. In questo caso i consigli sono due. Continuare la lettura di questo post »