Qualcuno saprà già che oggi è il quindicesimo anniversario dell’assassinio di Anna Politkovskaja (la giornalista russa uccisa davanti all’ascensore del suo palazzo moscovita il 7 ottobre 2006). Non mi è del tutto chiara la popolarità mediatica di livello mondiale esattamente di questo avvenimento della recente storia russa – tra i tanti non meno gravi e importanti – ma non intendo discuterne almeno oggi.
Oggi volevo ricordare a tutti gli interessati all’argomento che in base al Codice penale russo dopo 15 anni scadono i termini di prescrizione per i reati più gravi: tra questi ultimi c’è anche l’omicidio. Di conseguenza, proprio l’anniversario odierno è particolarmente piacevole per chi non è mai stato tanto soddisfatto della attività professionale di Politkovskaja ancora viva. Da oggi, infatti, c’è una scusa formale per non svolgere altre indagini, per non cercare più i reali esecutori e, soprattutto, i reali mandanti di quell’assassinio. Ovviamente, questo non significa che la conoscenza della verità sia diventata più lontana di quanto lo fosse già stata prima. Significa solo che oggi qualcuno è contento almeno quanto lo era 15 anni fa o, probabilmente, ancora di più. E noi, per sapere tutto, dobbiamo solo aspettare che perda il suo lavoro in quel castello…
Insomma, quello di oggi è uno degli anniversari più importanti. E io, cattivo che sono, non vorrei che qualcuno arrivi a «festeggiarne» altri.
P.S.: quanto appena detto non significa che io sia stato un fan di Politkovskaja (il suo «giornalismo» era secondo me troppo incline a generalizzare, a rappresentare, per esempio, tutti i ceceni come un insieme di bambini e anziani innocenti), ma in questa sede non importa. I proiettili sono delle pessime risposte ai testi.
L’archivio del 7 ottobre 2021
07/10/2021 alle 13:25