Questo settembre nelle università italiane riparte (o, almeno, tenta di ripartire) il nuovo anno accademico normale. Da qualche parte le lezioni sono già iniziate da giorni, nella mia Facoltà sono iniziate oggi, mentre da qualche altra parte iniziano ancora più tardi: come al solito, il calendario è un po’ diverso anche per le varie Facoltà dello stesso Ateneo. L’aspetto che rende speciale l’anno accademico 2021/2022 è la ripresa delle lezioni in presenza per tutti, non solo per gli iscritti al primo anno della laurea triennale. Il riempimento delle aule è attualmente limitato al 50% per dei motivi ben noti, mentre nelle condizioni della passata normalità si arrivava spesso anche al 150% (chi ha frequentato, se lo ricorda bene, ahahaha). Ma i limiti odierni costituiscono comunque una fonte di alcune mie grandi speranze.
Più si è giovani, e più è lento lo scorrere del tempo. Ma la vita studentesca rimane comunque un periodo relativamente breve della vita umana, quindi bisogna fare in tempo ad acquisire, oltre alle nozioni scientifiche, anche una molteplicità di altre cose. Per esempio, la capacità di confrontarsi con le persone che hanno gli stessi interessi (nella vita reale vedo, purtroppo, tante persone convinte che la loro fonte delle conoscenze sia l’unica attendibile o addirittura esistente). Oppure apprendere l’importanza di saper lavorare in gruppo e condividere le conoscenze (lo studio o il lavoro a distanza possono anche essere comodi, ma nel lungo periodo sono dannosi per lo scopo comune: ognuno rimane con il proprio bagaglio delle conoscenze già esistente perché ha meno occasioni per avviare delle conversazioni utili con i colleghi). O, semplicemente, si perdono tante occasioni per fare delle conoscenze preziose dal punto di vista professionale o umano (si possono durare anni o rivelarsi importanti solo qualche anno dopo).
In una certa misura, l’università deserta che avevo osservato per la maggior parte del 2020 – una immagine tristissima! – mi aveva preoccupato anche per il rischio della estinzione delle tradizioni studentesche. Infatti, mi ricordo che da studente avevo appreso circa 2/3 delle informazioni pratiche preziose sulla organizzazione della università dalle persone iscritte da più anni di me. Erano delle informazioni infinitamente più utili delle comunicazioni formali provenienti dal personale amministrativo di vario rango…
Quindi ora spero che la ripartenza non si fermi più: sarà un bene per tutti. Anche per me, che dalle domande degli studenti imparo tantissimo: come formulare i discorsi, a quali aspetti dedicare più attenzione, come risultare più interessante (si, cerco di esserlo).
Le masse degli studenti fanno tantissimo casino, ma in un anno e mezzo mi sono mancati tantissimo. Soprattutto nei periodi tradizionali delle lauree.
L’immagine illustra il fatto che la mia Facoltà in certi periodi è stata ancora più vuota della Milano.
L’archivio del 20 settembre 2021
20/09/2021 alle 13:25