Purtroppo, per la mentalità collettiva europea — molto meno abituata alla innovazione tecnologica rispetto a quella statunitense — alcuni concetti risultano quasi impossibili da comprendere. Quindi a volte si rischia di fare delle pessime figure di fronte a un grande pubblico. Succede, per esempio, quando si tenta di presentare (o si presenta inconsciamente, sempre a causa della suddetta mentalità) Elizabeth Holmes, la fondatrice della Theranos, come una truffatrice malintenzionata sin dall’inizio.
Ma nella realtà americana in generale e quella californiana in particolare il venture investment è un fenomeno infinitamente meno primitivo. Serve per finanziare la realizzazione delle idee che spesso si trovano anche in uno stato molto lontano dalla loro applicazione pratica. Elizabeth Holmes si trova ora nella situazione abbastanza difficile per due motivi. Da una parte, ha palesemente esagerato con l’applicazione pratica del principio «fake it until you make it»: ha continuato a raccogliere dei fondi per un progetto teoricamente interessante, ma bloccato nel suo sviluppo tecnico-scientifico (nonostante essere riuscita ad attirare dei professionisti altamente qualificati). Dall’altra parte, gli investitori hanno le loro responsabilità nella valutazione dei rischi: non solo all’inizio, ma anche negli anni successivi (e non abbiamo dei motivi per dubitare della loro qualifica).
Insomma, si è creata una classica bolla. Una bolla che sulla pratica non è mai l’opera di una sola persona.
Nonostante tutto, Elizabeth Holmes non va demonizzata. Ha solo fatto due errori imprenditoriali banalissimi: non ha pianificato bene in partenza e non ha trovato il modo (o il coraggio?) di mollare quando le cose hanno iniziato ad andare palesemente male.
L’archivio del agosto 2021
A giudicare dalla affluenza, il pane non molto attraente in qualità dello spettacolo…
In realtà, l’ho scritto solo perché non riuscivo a trattenermi.
Mentre le persone che vivono e/o lavorano a Milano (ma anche quelle che intendano a visitarla nelle prossime settimane) possono provare a vedere i vari globi, tutti diversi, esposti in centro. Continuare la lettura di questo post »
Non ho mai capito le persone che non chiudono (o non chiudono bene) le bottiglie con le bibite gassate. Non perché in giro ci sono delle bande di api criminali, ma perché da una bottiglia aperta va via tutto il gas. E non c’è più alcun gusto di bere un liquido zuccherato non gassato!
Il fenomeno della collaborazione tra le api è comunque interessantissimo.
Il compositore italiano Umberto Giordano, uno di più noti rappresentanti del verismo musicale, è conosciuto prevalentemente per le sue opere liriche. Ma non esiste alcuna legge che ci obblighi ad ascoltare solo le cose più famose, quindi ho pensato di pubblicare qualche composizione di Giordano meno ovvia… Per esempio, qualche sua composizione per il pianoforte.
Inizierei da questo valzer per pianoforte scritto nel 1907 (e suonato in questo caso da Riccardo Caramella):
E poi la composizione per il pianoforte: «Nel deserto» (suonata sempre da Riccardo Caramella):
Come al solito, spero che i due piccoli esempi riportati spingano a studiare meglio l’eredità musicale lasciataci dall’autore.
Questo post viene ripubblicato tutti gli anni l’ultimo venerdì di agosto.
Per la maggior parte dei miei lettori le vacanze (o il periodo di lavoro poco intenso) stanno per finire. Chi vuole iniziare la nuova stagione lavorativa senza gli inutili stress deve preparare bene i propri strumenti di lavoro per farli funzionare come si deve. Uno dei miei principali strumenti di lavoro è il computer, quindi oggi vi racconto cosa faccio io per migliorare le sue prestazioni. Si tratta di otto facili operazioni che ogni persona può fare da sé, quindi completamente gratis. Per alcune delle operazioni elencate serve la connessione a internet.
Parentesi aperta. Chi usa una OS di Apple vada pure a dire una preghiera a Steve Jobs. Chi usa Linux non ha bisogno dei miei consigli. Parentesi chiusa.
Per facilitare la comprensione del mio testo, lo divido in passaggi numerati e illustrati. Seguiteli proprio nell’ordine da me assegnato.
1. Passaggio primo. Pulite le ventole di raffreddamento del processore (e altre se presenti) e gli interni del computer dalla polvere. È una cosa relativamente semplice da fare sui desktop e sui vecchi modelli di portatili. Per i computer portatili più moderni chiedete a me o cercate delle video-istruzioni su YouTube: su alcuni modelli l’accesso alla ventola è un bel gioco di logica. Io, intanto, vi avviso che gli strumenti necessari sono un cacciavite sottile (di precisione), un aspirapolvere e 5 o 6 cotton fioc.
2. Passaggio secondo. Continuare la lettura di questo post »
Come è già successo l’anno scorso – per dei motivi in parte largamente noti –, anche questo mio agosto è stato caratterizzato dai viaggi turistici abbastanza «smart». In particolare, nelle due settimane passate mi sono limitato allo studio delle montagne e di alcuni centri abitati nella zona di Lecco. Si è trattato comunque di una esperienza molto positiva. Appena trovo del tempo per selezionare le foto e scrivere i testi, ne parlerò, come da tradizione, nella sezione «viaggi» del mio sito. Già ora, però, vorrei mettere in evidenza una questione utile ai turisti e ai gestori delle infrastrutture turistiche.
Qualcuno dei presenti potrebbe conoscere il sentiero del Viandante: un bellissimo percorso di montagna che permette di camminare per quasi 50 km da Lecco a Colico lungo la sponda orientale del lago di Como. È un percorso in alcuni tratti facile e in altri abbastanza impegnativo, in alcuni tratti sarebbe anche adatto per le passeggiate relativamente tranquille con tutta la famiglia e in altri è un vero sentiero di montagna (che passa in mezzo alle foreste, sulle rocce e sui bordi dei dirupi). Ma è sempre un sentiero bellissimo che consente di visitare diversi paesi, borghi e castelli, stare in mezzo alla natura e contemplare dall’alto – a volte molto dall’alto – il lago di Como.
Ma, porco innominabile, lo stesso sentiero ha anche un grandissimo difetto: i segnavia fatti un po’ a cazius. A volte, per esempio, i segnavia spariscono improvvisamente proprio nei punti decisivi. Così, a Bellano, in mezzo a un incrocio periferico, troviamo un cartello con il nome del sentiero, ma non la freccia: quindi i turisti sono costretti a vagare per il paese a caso, in cerca di qualche altro indizio (ho incontrato diverse persone ugualmente disorientate e ho avuto l’occasione di dimostrare di non essere il caso più disperato al mondo…). Una situazione simile si osserva sul territorio di Fiumelatte (una frazione di Varenna) dove i segnavia sono posizionati talmente male da indurre un turista medio ad abbandonare il sentiero e finire sulla strada provinciale che passa molto più in basso.
Di conseguenza, ho ben due inviti da proclamare.
Prima di tutto, invito tutti gli amanti delle camminate a procurarsi in anticipo una buona mappa topografica e, in ogni caso, a mantenere sempre la massima concentrazione per riuscire a fare tutto il Viandante – o almeno il pezzo prescelto – senza sbagliare fastidiosamente strada.
In secondo luogo, invito gli addetti alla manutenzione del sentiero Viandante (ma esistono?) a risolvere, finalmente, la situazione brutta con i cartelli. Perché per ora sono gli escursionisti esperti (e tanto gentili) a salvare i propri colleghi futuri: lo fanno aggiungendo delle indicazioni utili ai cartelli incompleti esistenti con un pennarello:
Oppure indicando le destinazioni più cercate (si veda la freccia in alto) per non costringere qualcuno a fare chilometri di salite e discese in qualche direzione sbagliata:
Ma alcuni dei problemi critici descritti prima esistono ancora.
Detto tutto questo, ribadisco che il sentiero del Viandante è un percorso bellissimo sia dal punto di vista turistico che quello sportivo. Lo consiglio a tutte le persone adulte con le gambe forti e il carattere adatto.
Ogni stagione… Anzi, ogni mese dell’anno si possono fare delle scoperte gastronomiche molto specifiche. Così, la mia scoperta di questo agosto – pur non potendo essere collocata nell’ambito dell’alta cucina – è abbastanza specifica, caratteristica di questo periodo dell’anno.
Ho scoperto che ora in Italia viene venduta la Coca-Cola al limone. Le rispettive bottiglie sono facilmente riconoscibili dal colore giallo del tappo e della etichetta.
Per quanto riguarda il gusto, si tratta in sostanza di una normale Coca-Cola con una sensibile (ma non esagerata) presenza del limone. Potrebbe essere ideale per gli amanti di tale mix che non hanno la voglia o la possibilità tecnica di aggiungere con le proprie mani del succo di limone appena spremuto. E, soprattutto, mi è sembrata assolutamente bevibile. Direi buona.
Per gli appassionati delle etichette informative aggiungo, comunque, anche questa foto: Continuare la lettura di questo post »
Come posso non condividere con i miei lettori una recente notizia bellissima sul glorioso esercito russo? No, non posso proprio resistere…
Domenica pomeriggio un residente del Volgograd passeggiava nella zona dell’abbandonato aeroporto militare Beketovka (nella periferia della città). Improvvisamente, aveva notato qualcosa di anomalo nei cespugli… L’oggetto estraneo era il carro armato T-90 abbandonato:
Il carro è completo di tutti gli strumenti per la manutenzione, dei piccoli pezzi di ricambio, delle corde di traino e di teloni per la copertura. Anche le ottiche del cannocchiale e del periscopio, chiaramente costose, sono integre e ai loro posti.
I residenti della zona sostengono che il T-90 si trovi in quel luogo, incustodito, ormai da diversi giorni (più testimonianze fotografiche sono disponibili nell’articolo russo sulla questione).
Quindi se un giorno vi capita di visitare la Russia, non evitate le periferie: potreste trovare qualche grande souvenir da portare a casa…
P.S.: i militari dicono che il carro sarebbe non abbandonato, ma l’ultimo rimasto dopo le prove «valzer dei carri armati» e che era sorvegliato da soldati di leva della Cecenia, i quali se ne sono poi andati tutti a fare la ṣalāt (mentre in realtà ci vogliono più ore per arrivare a piedi alla collocazione del carro). Boh… Il «valzer dei carri armati», comunque, è questo:
Mi capita spesso di sentire o leggere della presunta tattica degli industriali di produrre gli oggetti tecnologici in modo da farli durare («vivere») poco tempo e riuscire quindi a mantenere un buon livello delle vendite. Delle vendite dei prodotti nuovi, ovviamente.
Ebbene, secondo il mio parere autorevolissimo, si tratta di una palese stronzata inventata dai giornalisti poco intelligenti: una specie dell’ennesima teoria del complotto. Infatti, un comportamento come quello sopraindicato è sconveniente per i produttori stessi: se un oggetto si rompe troppo presto (oppure il giorno dopo la fine della garanzia), il consumatore andrà a comprare l’oggetto sostitutivo da uno dei numerosi concorrenti e non da chi ha appena perso la sua fiducia.
Le uniche due cause reali della scarsa longevità della elettronica, delle automobili e di tutti gli altri oggetti sono altre: l’inadeguatezza professionale dei progettisti e la tendenza mondiale a minimizzare i costi di produzione (per esempio, risparmiando sui materiali di qualità). Non so bene come si possa risolvere il secondo problema senza perdere la concorrenza sul mercato di massa, ma capisco che la scarsa qualità del prodotto finale non è certo tra gli obiettivi intenzionalmente prefissati dai produttori.
Gli oggetti che durano tanto esistono, ma hanno dei prezzi non accessibili alla maggioranza dei consumatori e sono circondati da altre leggende metropolitane.
La pubblicità giapponese – più o meno tutta – è molto strana, spesso potrebbe sembrare stupida, volgare o caotica. Ma l’esemplare che ho deciso di postare oggi – pur essendo anche esso strano – è stilisticamente diverso da tutto quello che ho visto fino a oggi…
Vediamo se riuscite a indovinare il bene pubblicizzato prima della conclusione del filmato.
Io, alla prima visione, non lo avevo capito prima della fine.