L’archivio del 25 marzo 2021

La moda del ritrovamento

La letteratura mondiale (ma pure il cinema) ci ha raccontato, nel corso dei secoli, tantissime storie più o meno interessanti sulla caccia a qualche tesoro. Si è sempre trattato delle storie particolarmente popolari tra le classi sociali (o nelle epoche) in qualche modo svantaggiate dal punto di vista economico.
Ora, nel pieno del XXI secolo che a molti sembra caratterizzato da grandi e veloci mutamenti – anche se io non conosco delle epoche storiche prive di cambiamenti – è mutato anche il concetto della caccia al tesoro. Ora va di moda il ritrovamento miracoloso.
Mi ricordo come, qualche anno fa, un simpatico (realmente simpatico) bibliotecario della Università Statale di Milano aveva cercato di vendere ad alcuni suoi colleghi dei profumi che un suo mitologico parente avrebbe trovato nella propria cantina in una quantità industriale. Il bibliotecario è sempre stato un tipo fantasioso e azzardato, quindi non escludo che sia riuscito a vendere almeno una parte della partita di merce affidatagli…
Mi ricordo altrettanto bene un libro russo di sociologia politica-economica che raccontava, in qualità di uno dei numerosi esempi, una curiosissima missione compiuta alla fine degli anni ’80 dalla direzione di una fabbrica sovietica di pneumatici. Attraverso uno schema complesso di favori e scambi materiali non indirizzati al profitto (una forma di collaborazione prevista dalla legislazione sovietica di allora), la direzione era riuscita a costruire un palazzo residenziale per alcuni propri dipendenti. Trattandosi però di un edificio non destinato ai fini produttivi, era sorta una certa difficoltà nel legalizzarlo. Ma per fortuna a uno degli impiegati amministrativi era venuta una idea geniale: il palazzo era stato «scoperto nel corso della inventariazione dei beni materiali della azienda».
Ed ecco che, finalmente, la mia collezione dei ritrovamenti miracolosi si arricchisce con una storia recentissima, quasi odierna. In uno stabilimento di Anagni (provincia di Frosinone) sono state trovate 29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. Non sappiamo (e forse non sapremo con precisione in futuro) a chi erano realmente destinate queste dosi, sufficienti per vaccinare quasi un quarto della popolazione italiana. Speriamo che ne venga fatto un buon uso. E nel frattempo riconosciamo pure che in un mondo sempre più controllato, il ritrovamento casuale diventa quasi l’unico modo di vivere sani e felici.
Detto ciò, cedo alla moda del ritrovamento e vi lascio: mi è venuta la voglia di controllare il contenuto del mio frigorifero.