Ora che siamo passati dai domiciliari alla libertà vigilata, possiamo fare le prime considerazioni sulla esperienza della quarantena. In sostanza quest’ultima è finita, anche se il Decreto del 26 aprile è formulato in un modo particolarmente furbo: consente di fare quasi tutto, ma lo fa con delle espressioni che dal punto di vista linguistico fanno pensare alla continuazione di molti divieti. Evidentemente, l’obbiettivo è stato quello di evitare il decollo verticale delle attività sociali. In ogni caso, solo con questo conflitto tra il contenuto della norma giuridica e la formula linguistica si spiega l’attesa tanto lunga per il FAQ ufficiale. Il Governo non sapeva come spiegare la propria norma senza fare crollare il suo equilibrio fragile interno. A tutti coloro che aspirano alle cariche istituzionali o amministrative ricordo: le regole devono essere semplici.
Ma, intanto, cosa abbiamo imparato da questa quarantena? Per esempio, abbiamo finalmente iniziato a capire quali sono le persone realmente importanti e quali no. Se nella nostra vita non fosse capitata la pandemia del COVID-19, chissà quanto altro tempo ci sarebbe voluto. Addirittura, avremmo rischiato di non capirlo mai. Immaginate la situazione in cui telefonate a un amico per chiedere se potete incontrarvi e sentite la risposta «No, perché tu brutto stronzo mi passi il coronavirus covid-19!» Da un vero amico o da una persona con la quale si ha uno «stabile legame affettivo» non avremmo mai potuto sentire una cosa del genere.
In secondo luogo, il coronavirus ha reso particolarmente evidente l’importanza di sapere ricominciare. Milioni di attività economiche in giro per il mondo si sono fermate. Decine e decine di milioni di persone sono rimaste senza lavoro. Conosco delle persone, anche in Italia, che ora sono letteralmente senza niente, nemmeno il supporto dei parenti o dello Stato. Ma la vita continua. Non si può esistere pensando che nulla possa mutare. Abbiamo visto che la vita può cambiare radicalmente in qualsiasi momento. E noi dobbiamo essere pronti a dover ricominciare dallo zero proprio in quel momento: indipendentemente dalla età, istruzione, abitudini, e le esperienze passate.
Potrei aggiungere che ora siamo anche abituati a pensare alla morte che potrebbe derivare non solo da un mattone caduto in testa, ma evito.
Ora siamo dei solati avvisati.
L’archivio del 4 maggio 2020
04/05/2020 alle 13:25