L’archivio del marzo 2020

La cortina di ferro

Più o meno tutti sanno che il cliché politico «la cortina di ferro» (Iron Curtain) è stato introdotto da Winston Churchill il 5 marzo 1946 durante il discorso tenuto nel Westminster College a Fulton.
Non tutti sanno che tale espressione deriva da un termine teatrale: safety curtain (o fire curtain). Sul palcoscenico, solitamente, si trova una alta quantità di materiali facilmente infiammabili: per evitare che un eventuale incendio si propaga verso (ma in realtà anche da) la sala, viene installata e utilizzata una speciale cortina antincendio. Un po’ come le porte antincendio installate in mezzo ai corridoi di molti edifici pubblici contemporanei. Già nel 1794 il teatro londinese Drury Lane fu dotato di tale sistema di sicurezza.
La cortina di ferro teatrale può avere aspetti estetici differenti…

Ma il principio di funzionamento è sempre lo stesso: Continuare la lettura di questo post »


Un indizio

Una notte dell’aprile del 1953 lo scrittore russo Nikita Krivoshein stava tornando a casa a piedi dopo una sera trascorsa con degli amici. Passando di fronte alla sede centrale della KGB (all’epoca si chiamava NKVD), aveva improvvisamente compreso che la vita – non la sua, ma in generale – è cambiata radicalmente. Per darsi una spiegazione razionale di questa illuminazione gli ci erano però voluti alcuni attimi.
Ma alla fine la spiegazione era arrivata.
Nel palazzo della KGB, a differenza di tutte le notti dei decenni precedenti, non c’era nemmeno una finestra illuminata.
Non so se devo precisare, per le persone nate e cresciute al di fuori dal contesto della storiografia russa, in conseguenza a quale evento fu possibile quel cambiamento…

Per me il 5 marzo – la data ufficiale della morte di Stalin – è sempre una festa.


Prevedibilità 2020

Avrete già sentito dei risultati del primo Super Tuesday:
– in 9 Stati ha vinto Sleepy Joe Biden,
– in 4 Stati ha vinto Crazy Bernie Sanders,
– in 1 Stato ha vinto Mini Mike Bloomberg.
Tale risultato, sintetizzando, mi sembra una triste continuazione dei dibattiti precedenti tra i candidati alla candidatura e mi fa ricordare la constatazione di un conoscente: «Non diventerai un politico perché rispondi sempre alle domande che ti fanno».
Michael Bloomberg è sempre apparso un candidato politicamente debole proprio perché non ha saputo correggere il difetto di cui sopra. E il risultato si è appena visto.
Ora possiamo pure scommettere dei soldi sul fatto che il candidato democratico alle elezioni presidenziali sarà Biden. Perché oltre a unirsi contro Donald Trump, i democratici dovranno unirsi – e lo stanno già facendo da giorni – pure contro il pericolo socialista rappresentato da Sanders (sostenuto da chi, non pagando le tasse, non comprende il costo globale dei benefici promessi).
Che noia però…


Il primo blocco onesto

Come ben sappiamo, la paura del straf****to coronavirus ha mandato in tilt tantissimi cervelli in giro per il mondo. Le persone semplici sono allarmate senza capire il reale grado di pericolo del problema. Mentre i governanti e gli amministratori di vario livello, nel disperato tentativo di giustificare il proprio stipendio, prendono delle misure che non fanno altro che alimentare il clima di panico.
Ho un forte sospetto, confinante con la certezza, che alla fine il sempre più popolare tentativo di bloccare ogni forma di attività umana – giustificato con l’intento di limitare la diffusione della malattia – faccia molti più danni del coronavirus. Non moriremo ma soffriremo comunque.
Ma in realtà oggi volevo parlare di un tentativo di blocco specifico, quello particolarmente ridicolo. Come saprà qualche mio lettore, alcuni giorni fa a causa del coronavirus è stata annullata la parte «fisica» – quella offline – della conferenza degli sviluppatori di Facebook «F8». Non è il primo e, purtroppo, non è l’ultimo evento annullato in giro per il mondo. Ma cazius, da quando il Facebook ha deciso, circa sei anni fa, di limitare gradualmente fino a zero – già raggiunto – l’uso della propria API, quella conferenza non ha più un particolare senso. In sostanza, gli sviluppatori che fino a pochi anni fa lavoravano sulle connessioni dei siti esterni al Facebook ora non hanno più delle possibilità di farlo in modo tecnologicamente normale. Io stesso ho dovuto inventare e reinventare più volte una soluzione tecnicamente perversa con la creazione di un browser virtuale in PhantomJS. Ed è una rottura di sapete cosa che non auguro a nessuno.
Insomma, la sola esistenza della conferenza F8 del Facebook è una presa in giro. Sarebbe una cosa infinitamente giusta chiuderla definitivamente almeno con la scusa del coronavirus.
Mark, ti ringrazio per l’attenzione.


Un nome una confessione

Gli italiani, purtroppo, sono ancora molto limitati nella scelta del cognome per se e per i propri figli. Addirittura, sono ingiustamente limitati nella correzione dei cognomi ridicoli o vergognosi (la legge consente in tal caso di cambiare solo una lettera, lasciando dunque ampio spazio alle battute– a volte anche pesanti –dei compagni di classe, ai pensieri tristi degli adulti etc). Quindi c’è poco da scherzare.
Nessun italiano, però, è obbligato a chiamare la propria azienda con il proprio cognome. Perché anche un cognome normale è capace di creare un nome d’azienda terribile. Un nome che, a sua volta, farà scappare l’eventuale clientela. Insomma, nessuno obbliga a usare i cognomi, e dunque possiamo serenamente deridere tutta la stupidità umana che incontriamo in giro.

Ma avreste trovato il coraggio di entrarci?
P.S. importante: se proprio volete produrre delle combinazioni del cazzo come il nome della foto, fate almeno in modo che non siano gli altri a soffrire per i vostri problemi mentali.


Are you lovin it?

La catena Burger King ha una nuova e un po’ particolare pubblicità video. Perseguendo l’obiettivo di mostrare che i loro hamburger vengono realizzati senza l’uso dei conservanti, ne hanno filmato uno – lo stesso esemplare – «per 34 giorni»… Facendoci dunque vedere come si copre di muffa e marcisce facilmente, proprio come un prodotto naturale.

Dopo avere visto il risultato finale, avete sicuramente sentito la voglia incontrollabile di mangiarne uno, vero?
Io, per esempio, da decenni dubito fortemente che i vari famosi fast food usino realmente solo gli ingredienti naturali. E ora mi sento autorizzato di proporre pure uno slogan innovativo: «Divoralo almeno finché non è marcio».
Complimenti al Burger King per la migliore antipubblicità dell’anno.