Due mesi fa avevo postato nella mia rubrica musicale la canzone «The House of the Rising Sun» cantata dagli Animals. Si era trattato della versione di maggior successo commerciale della canzone. Essa, però, è nota almeno dall’inizio del XX secolo e, di conseguenza, è stata cantata e registrata da numerosissimi artisti più o meno famosi. Oggi ho pensato di postare tre interpretazioni meno «tradizionali».
La prima è quella di Bob Dylan, il quale ha inserito la canzone nel proprio primo album («Bob Dylan» del 1962). In questo caso pure la stilistica dell’artista non è esattamente quella alla quale sono abituato io.
La seconda versione della canzone che ho pensato di postare è quella di Glenn Yarbrough (inclusa nel suo album «Here We Go Baby» del 1957). Una delle più originali che mi sia capitato di sentire.
In via eccezionale, metto anche il terzo video. Si tratta della «The House of the Rising Sun» tradotta in francese e cantata da Johnny Hallyday (uscita come singolo nel 1964). In questo caso è stata chiamata «Le pénitencier», dando una interpretazione ben precisa al testo. Infatti, l’espressione inglese «la casa del sole nascente», secondo le varie opinioni, può indicare una casa chiusa, un carcere, una casa da gioco o una bettola.
Ogni confronto scientifico può andare avanti per molto tempo. Ma io concluderei la sessione odierna proprio così.
L’archivio del 2019 год
Nella seconda metà di ottobre si era diffusa su internet la notizia di una misura radicale contro le copiature all’esame adottata in un college dello Stato di Karnataka (in India):
(la fonte 1 e la fonte 2)
Io, da parte mia, prometto pubblicamente di organizzare degli esami nel corso dei quali gli studenti dovranno cercare, selezionare e interpretare delle informazioni. Utilizzando tutti i mezzi disponibili a una persona normale. Qualora mi dovesse mai venire in mente l’idea di diventare un insegnante scolastico, applicherei comunque lo stesso metodo.
Allo stesso tempo, molte cosa vanno capite, imparate e conservate nella testa. Mentre I professori vorrebbero accertare l’efficienza del proprio lavoro. Quindi ho pensato di raccogliere nello stesso post un po’ di esempi noti e simili a quello trattato oggi. Meno male che i professori e gli insegnanti sono poco aggiornati sui modi altamente tecnologici di copiare!
Continuare la lettura di questo post »
Vi sarete accorti che il venerdì scorso ho riavviato la mia rubrica dedicata ai cortometraggi russi.
Per la puntata odierna ho scelto il cortometraggio di Olga Gorodetskaya «L’immersione» (del 2015). Non è cortissimo, ma dopo averlo visto vi renderete conto che gli autori sono riusciti a concentrare in un film di meno di trenta minuti delle cose che tanti altri non sono capaci di far rientrare nemmeno in un lungometraggio di due ore.
La storia del film dovrebbe essere facilmente comprensibile a tutto il pubblico occidentale. Gli unici due dettagli che debbano secondo me essere commentati, sono i nomi menzionati da uno dei personaggi. Il primo è Konstantin Ernst, il CEO del più importante canale televisivo federale pubblico russo (in carica dal 3 settembre 1999, più di Putin alla Presidenza): un uomo molto potente e autorevole nel mondo dei mass media statali.
Il secondo personaggio menzionato è Vladimir Pozner, uno dei conduttori televisivi russi più noti e anziani. Pretende di essere riconosciuto come un grande saggio e una autorità morale, ma ci riesce sempre meno.
Ecco, ora possiamo passare alla visione del cortometraggio:
Aleksei Serebryakov, l’attore che recita la parte del protagonista, dovrebbe essere già ben noto a molti miei lettori: sulle pagine di questo blog avevo consigliato diversi film con la sua partecipazione. Ma non mi ricordo proprio se mi era già capitato di consigliarvi il film «Afghan breakdown» del 1990. Secondo il mio giudizio personale, si tratta di uno dei soli tre film russi sulla guerra in Afghanistan guardabili.
Alla fine di aprile a Capriate San Gervasio (in provincia di Bergamo) avevo notato una misura semplice ma efficiente contro l’invasione dei marciapiedi da parte delle auto parcheggiate in modo perpendicolare.
Tale sistema sarebbe utile anche nelle città (o zone) con i marciapiedi meno stretti.
Sulla ultima foto vediamo l’esempio di via Lattanzio a Milano.
In Cipro hanno revocato 26 passaporti (quindi cittadinanze) concessi in cambio degli investimenti. Si tratterebbe di nove russi, otto cambogiani, cinque cinesi e membri delle loro famiglie.
Dato che la cittadinanza cipriota attualmente costa 2,5 milioni di euro (una delle più care al mondo), non è l’unica acquistabile e rappresenta una merce abbastanza richiesta tra le persone provenienti dagli Stati non particolarmente tranquilli (Russia compresa), trovo importante sottolineare un concetto.
L’acquisto (nel senso finanziario) di una qualsiasi cittadinanza è uno dei modi migliori di sprecare i soldi. Certo, libera l’acquirente da una notevole quantità di problemi burocratici all’estero, permette di viaggiare nel mondo più liberamente e soggiornare di più all’estero. Ma nemmeno un sceicco con dieci mogli e venti figli riuscirebbe a spendere almeno un milione di euro per i visti e per i permessi di soggiorno (indipendentemente dal loro nome locale in ogni determinato Paese) in tutta la sua vita.
Allo stesso tempo, la vendita delle cittadinanze sarebbe un modo molto facile per dare un po’ di vita al bilancio pubblico. Anche all’Italia converrebbe adottarlo: tantissimi ricchi «Pinocchi» in cerca di una via di fuga legale verso l’estero sarebbero felici di approfittarne. Mentre agli italiani verrebbe risparmiata qualche tassa inutile.
In questi giorni in Russia viene avviato un esperimento sociale interessantissimo, il quale può arrivare, con una buona probabilità, anche in Europa.
La catena re:Store — il distributore ufficiale dei prodotti della Apple in Russia — ha lanciato un nuovo servizio: la possibilità di noleggiare gli iPhone. Tale opzione si applica a tre versioni dell’ultimo modello (l’iPhone 11) e alle due versioni del modello precedente (l’iPhone XS). Le condizioni non sembrano particolarmente vantaggiose: per 12 mensilità di utilizzo si pagherebbero tra l’80% e il 90% del prezzo d’acquisto. Mentre l’acquisto dell’apparecchio già noleggiato costerebbe addirittura circa un quinto in più rispetto al prezzo normale.
Chi osserva almeno in modo superficiale la politica produttiva della Apple, sa bene che ogni anno esce un nuovo modello dell’iPhone. Ma non tutti gli amatori del marchio sono economicamente in grado di aggiornare il proprio apparecchio con tale periodicità. Allo stesso tempo, più o meno tutti sanno che nel mondo è largamente diffusa la tendenza di apparire, agli occhi degli altri, più ricchi di quello che si è. Addirittura, meno una persona è abbiente, e più tende a spendere gli ultimi soldi per gli oggetti costosi (in una certa misura potrebbe essere anche una forma di autoinganno). Mentre i «ricchi» semplicemente comprano le cose che piacciono, indipendentemente dal prezzo.
Ecco, ora in Russia è un po’ più facile apparire ricchi. Ma anche ingannare se stessi.
L’Europa, dunque anche l’Italia, non ha alcun modo si sfuggire a questa moda. Di conseguenza, trovo altamente probabile che in breve qualcuno tenti di esportarla.
P.S.: ovviamente invito tutti ad agire in modo razionale anche nell’ambito degli acquisti. Il telefono, come la maggioranza degli altri oggetti, è prima di tutto uno strumento. Uno strumento che ognuno sfrutta nei limiti delle proprie capacità e fantasia.
Esiste un metodo molto semplice e allo stesso tempo efficace di riconoscere un vero professionista. Bisogna scegliere una qualsiasi operazione – anche la più semplice – tipica del suo lavoro e chiedergli perché si faccia così.
Qualora dovesse rispondervi «si fa sempre così», «è una tradizione», «ho sempre fatto in questo modo e funziona», «tutti fanno così» etc – significa che è un lavoratore di scarsa qualità. Non capisce (e quindi non sa spiegare) ciò che fa. È paragonabile a un pappagallo che ha imparato a pronunciare i termini della fisica nucleare o a una scimmia che sa schiacciare i tasti di un computer.
Un vero professionista sa spiegare anche i concetti più complessi utilizzando le parole semplici. Perché ha studiato, molto probabilmente sa anche informarsi e aggiornarsi sulle nuove tecniche, è abituato a ragionare su quello che fa e cercare le soluzioni ottimali.
Ricordatevi di questo metodo ogni qualvolta vi capiti di dover selezionare un esecutore di lavori non ancora ben conosciuto. Eviterete un sacco di problemi tecnici, economici e morali.
P.S.: ovviamente, invito tutti a diventare dei grandi professionisti!
Oggi, con l’aiuto di Arnold Schwarzenegger, ripassiamo l’alfabeto inglese:
Fatto abbastanza bene, secondo me.
Il compositore Gaetano Donizetti è meritatamente noto in tutto il mondo per le sue opere (melodrammi). Ne scrisse quasi settanta e una buona parte di esse è ancora apprezzata dal pubblico e dai musicisti. Molto probabilmente, lo studio delle sue doti fu il vero motivo del furto del suo cranio dalla tomba. Purtroppo, però, i risultati di quella ricerca ci restano sconosciuti, quindi ci concentriamo sulla musica.
Considerate la specializzazione del compositore, oggi adotto un metodo un po’ anomalo per la mia rubrica musicale. Inizio con il brano «Il segreto per esser felici» tratto dalla opera «Lucrezia Borgia» (data per la prima volta il 26 dicembre 1833 al Teatro della Scala)…
(Il teatro degli Arcimboldi di Milano, 2011)
… e poi metto l’opera intera per i più interessati:
La sceneggiatura è, in questo caso, un po’ particolare ma a me interessa prevalentemente la musica.
Un interessante risultato collaterale delle mie recenti ricerche su internet è la seguente tabella per il controllo della vista (San Francisco, anno 1907):
La prima cosa che da all’occhio (che battuta, ahahaha) è la pluralità delle lingue previste: le lettere latine tradizionali, il gotico usato all’epoca dai tedeschi, il giapponese, il cinese, il cirillico e l’ebraico.
Ho saltato la colonna centrale? Infatti. Ma è proprio quella che trovo molto più interessante del «multiculturalismo» spiccante. Perché costituisce uno di quei piccoli e banali dettagli della vita quotidiana dell’epoca, che quasi la totalità degli appassionati di storia non immagina nemmeno di dover accertare. Perché spesso il nostro livello culturale ci impedisce di immaginare le tipiche, diffusissime problematiche del passato.