L’archivio del 2019 год

In poche parole

In teoria si potrebbe sperare o, al contrario, temere. Si potrebbe anche scrivere dei lunghi testi di analisi politica. Ma in realtà bisogna rimanere calmi e indifferenti: non ha alcun senso parlare seriamente dell’impeachment a Donald Trump. Tanto, al Senato non passerà a causa della maggioranza repubblicana.


Ma non hanno altri problemi?

Non ha molto senso giudicare le abitudini delle terre (ma anche dei tempi) lontane sulla base delle proprie tradizioni di appartenenza. Ma a volte, con la scusa della globalizzazione, si potrebbe anche tentare di farlo almeno per gioco.
Oggi, per esempio, ho deciso di dichiarare pubblicamente che secondo la mia opinione autorevolissima tutte le accuse di razzismo contro il premier canadese Justin Trudeau sono una cagata pazzesca. Per spiegare meglio il concetto, vi faccio subito un esempio semplice.
Immaginate il vostro figlio (o nipote) che oggi gioca con gli omini della Lego e tra trent’anni diventa un politico di livello nazionale. Verrà accusato di razzismo nei confronti dei cinesi? In base alla tendenza che possiamo osservare, la risposta è sicuramente positiva.
Ora voglio vedere se anche gli elettori canadesi, votando, preferiscono gli autori delle cagate oppure no.


I processi naturali

Dopo 178 anni di attività, è fallita la più «antica» agenzia di viaggi britannica: la Thomas Cook Group plc.
Riconosco che in generale in ogni fallimento c’è anche il gran merito dei manager aziendali, ma allo stesso tempo mi chiedo: come fanno a sopravvivere ancora le numerosissime agenzie di viaggio sparse in giro per il mondo? Nell’era degli strumenti digitali, quelle agenzie hanno lo stesso senso pratico dei giornali cartacei. Sono degli strumenti antiquati sicuramente simpatici e curiosi, potrebbero rappresentare una fonte generosa di nostalgia per taluni, e contemporaneamente destinate al tipo del consumatore ormai in via di estinzione.
A meno che non si tratti dei viaggi verso le destinazioni molto particolari e/o protette dove ha più senso andare in gruppo servendo dell’aiuto di qualche esperto (come il Polo Sud, per esempio), il cliente tipico di una agenzia viaggi è pigro (vuole comprare emozioni confezionate), disorganizzato (non sa progettare un viaggio), poco istruito (non conosce le lingue straniere, al giorno d’oggi è abbastanza grave) e disabile dal punto di vista informatico (non sa cercare e trasmettere le informazioni).
Con l’estinzione degli utenti di quel tipo chiudono anche le agenzie: è assolutamente normale. Ma pensavo che il processo dovesse essere un po’ più veloce.


Una protesi interessante

Mi è capitato più volte di vedere le immagini di cani attrezzati in questo modo. Effettivamente, con le tartarughe è ancora più facile:


La musica del sabato

Alla maggioranza delle persone, secondo le mie osservazioni, Sting è ben noto, ma solo grazie alle sue canzoni pubblicate tra la metà degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Uno degli esempi migliori è la «Englishman in New York» (dall’album «… Nothing Like a Sun» del 1987):

Nonostante i naturali mutamenti dovuti all’età (non solo quella di Sting), penso che a volte riesca ancora a produrre qualcosa di interessante. Tra le canzoni meno vecchie potrei scegliere, per esempio, la «I Love Her But She Loves Someone Else» (dall’album «The Last Ship» del 2013):


Gli elementi

La tavola periodica degli elementi con le bandiere degli Stati dove quegli elementi furono scoperti:

Io le avrei messe tutte.


Gli avvisi delle e-mail

Fino a poche settimane fa non ci credevo nemmeno io. E invece no, quelle persone esistono veramente. Vivono tra di noi, lavorano, prendono le decisioni di varia portata…
Insomma, le persone che hanno bisogno di essere avvisate via messaggio (whatsapp, sms etc.) della mail a loro inviata esistono veramente. Non sono tanto in rego Non hanno un buon rapporto con le tecnologie.
Se anche a voi, in giorno, arriva un messaggio del tipo «Ciao, ti ho inviato una mail», avete tutto il diritto di offendervi. Sono sicuro della salute mentale dei miei lettori.


La crisi è vicina

Dopo l’attacco alle raffinerie della Arabia Saudita si sono intensificate le discussioni sulla imminente crisi finanziaria mondiale. Come al solito, gli economisti si dividono in pessimisti, [relativamente] neutraliottimisti.
La fragilità della economia complessa contemporanea, evidente anche grazie all’attacco di cui sopra, lascia però poche possibilità di fidarsi ciecamente delle previsioni ottimistiche. Pensare che la crisi sia improbabile, lontana nel tempo o selettiva nel colpire le singole persone comuni è stupido quanto tentare di spiegare la situazione economica corrente in un semplice post. È decisamente più utile e facile tentare di rispondere alla eterna domanda «cosa faccio, come mi preparo?».
In effetti, dirlo è spesso più facile che farlo: controllare le spese personali, evidenziare (ma per ora non tagliare) le spese di importanza secondaria, vendere già ora gli oggetti inutili/inutilizzati, investire sui mezzi di produzione personali (compreso il cervello), inventare le fonti di reddito passivo e progetti personali redditizi. Non sarà facile, ma le persone sicure del potere magico infinito del proprio stipendio non si sarebbero mai preoccupati della crisi, vero?


Lo sforzo inutile

Non vedo molto senso pratico nelle petizioni o lettere aperte come questa, firmate dai personaggi occidentali. Anche quando quei personaggi sono bravi e stimati pure da me. I problemi interni di ogni Stato devono e possono – per fortuna o purtroppo – essere risolti dai soli loro cittadini.
Allo stesso tempo, mi trattengo a fatica ogni qualvolta vedo un occidentale convinto della presunta «grandezza» di Putin e della sua opera politica… Mi trattengo solo perché sono meno violento di quanto possa sembrare a prima vista. E poi, capisco che ci sarebbero troppe cose da raccontare e spiegare: la persona di fronte potrebbe non essere interessata ad ascoltare e capire. I personaggi famosi, invece, hanno una autorità diversa negli occhi delle persone.


La differenza fondamentale

Le istituzioni e gli enti statali statunitensi non possono più acquistare e utilizzare i prodotti di Kaspersky. Il divieto temporaneo in vigore dal 1 ottobre 2018 è dunque diventato definitivo.
Posso capire gli autori del divieto: non possono tollerare un minimo dubbio quando si tratta della sicurezza nazionale. Non tanto per l’ipotesi fantasiosa che gli Stati Uniti possano essere cancellati dalla faccia della Terra solamente grazie alle presunte funzionalità nascoste di un antivirus, ma per una questione di responsabilità. A chi di voi piacciono troppe responsabilità? Chi non cerca di minimizzare i relativi rischi?
Allo stesso tempo vorrei ricordare a tutti che un cittadino comune che ci tiene alla propria salute psichica non può tollerare le paranoie nella propria testa. Tutti giorni utilizziamo una molteplicità di programmi sui computer e telefoni personali, ci attacchiamo al WiFi pubblico, ci spostiamo nei luoghi sorvegliati da telecamere, parliamo a voce più o meno alta dei fatti personali, banalmente cazzeggiamo su Facebook. E allora perché dovremmo pensare male di un antivirus specifico?
La cosa molto più sensata e utile consiste nell’imparare a impostare le corrette misure di sicurezza sui propri dispositivi digitali. Potrei scriverci un manuale sull’argomento (prima trovando qualcuno che possa pagarmi quelle settimane di lavoro), ma pubblicandolo a parte.