Il compositore Gaetano Donizetti è meritatamente noto in tutto il mondo per le sue opere (melodrammi). Ne scrisse quasi settanta e una buona parte di esse è ancora apprezzata dal pubblico e dai musicisti. Molto probabilmente, lo studio delle sue doti fu il vero motivo del furto del suo cranio dalla tomba. Purtroppo, però, i risultati di quella ricerca ci restano sconosciuti, quindi ci concentriamo sulla musica.
Considerate la specializzazione del compositore, oggi adotto un metodo un po’ anomalo per la mia rubrica musicale. Inizio con il brano «Il segreto per esser felici» tratto dalla opera «Lucrezia Borgia» (data per la prima volta il 26 dicembre 1833 al Teatro della Scala)…
(Il teatro degli Arcimboldi di Milano, 2011)
… e poi metto l’opera intera per i più interessati:
La sceneggiatura è, in questo caso, un po’ particolare ma a me interessa prevalentemente la musica.
L’archivio del novembre 2019
Un interessante risultato collaterale delle mie recenti ricerche su internet è la seguente tabella per il controllo della vista (San Francisco, anno 1907):
La prima cosa che da all’occhio (che battuta, ahahaha) è la pluralità delle lingue previste: le lettere latine tradizionali, il gotico usato all’epoca dai tedeschi, il giapponese, il cinese, il cirillico e l’ebraico.
Ho saltato la colonna centrale? Infatti. Ma è proprio quella che trovo molto più interessante del «multiculturalismo» spiccante. Perché costituisce uno di quei piccoli e banali dettagli della vita quotidiana dell’epoca, che quasi la totalità degli appassionati di storia non immagina nemmeno di dover accertare. Perché spesso il nostro livello culturale ci impedisce di immaginare le tipiche, diffusissime problematiche del passato.
Negli ultimi mesi ho accumulato abbastanza materiale per riaprire, temporaneamente, la mia ormai vecchia rubrica settimanale dedicata ai cortometraggi russi. Avevo iniziato con i cortometraggi muti (perché è abbastanza difficile trovare quelli doppiati o, almeno, quelli con i sottotitoli) ma, avendo esaurito velocemente gli esempi di qualità a me conosciuti, mi ero interrotto. Tutti quei film possono essere visti cliccando sul nome della rubrica «Cinema russo».
Ora, invece, ho di nuovo una breve lista dei corti da mostrare ai lettori italiani. Questa volta, però, si tratta quasi sempre dei film con i sottotitoli in inglese. Potrete dunque aggiornare le vostre conoscenze di ben due lingue.
A riaprire la rubrica sarà il cortometraggio «GQ» di Andrey Merzlikin uscito nel 2012. Penso che il contesto del film possa essere comprensibile a tutti: il protagonista si reca in culo al mon profonda provincia russa, fa il check-in in albergo…
Si tratta dell’unica esperienza da regista di Andrey Merzlikin. In realtà, infatti, di professione fa l’attore (con dei buoni risultati), ma i suoi film migliori non sono stati tradotti nelle lingue europee più diffuse. Lo stesso vale per l’attore Konstantin Yushkevich che interpreta il protagonista del cortometraggio appena visto. Di conseguenza, questa volta faccio a meno di consigliarvi un lungometraggio. Ma non so se avete già esaurito la lista dei titoli già pubblicati finora.
Il prossimo cortometraggio sarà pubblicato, come potete immaginare, la sera del venerdì prossimo.
La Reuters scrive che gli hacker sarebbero riusciti a ottenere l’accesso ai telefoni degli alti funzionari di venti Stati grazie alla vulnerabilità del WhatsApp. Lasciando da parte, almeno per questa volta, i dettagli tecnici dell’"evento«, trovo importante ricordare due principi fondamentali riguardanti l’uso del telefono.
Il primo principio è ben noto a tutti i cittadini degli Stati caratterizzati da una scarsa tradizione giuridica: il telefono è un mezzo di connessione ma non di comunicazione. Il significato del principio è semplicissimo: non è detto che i partecipanti a una ordinaria conversazione telefonica siano solo due. Nell’ex URSS, per esempio, tantissime persone formalmente non indagate sono finite arrestate, giudicate e condannate sulla base di quanto detto via telefono a una persona anche meritatamente fidata. Nel mondo contemporaneo, invece, l’applicazione del principio si estende a tutto il globo. Non voglio spingervi a essere vittime di una paranoia: il 99% dei miei lettori sono delle persone semplici, prive di ogni valore per le spie telefoniche. I politici e i funzionari statali, invece, devono sapere distinguere bene tra gli argomenti da trattare via telefono e quelli da trattare durante un incontro personale. Proprio per questo, per esempio, ad alcuni Capi di Stato è addirittura vietato l’uso degli smartphone.
Il secondo principio è strettamente legato al primo. Negli ultimi anni ho conosciuto diverse persone che si ponevano delle domande circa l’utilità della diplomazia tradizionale nel mondo contemporaneo. «A cosa servono gli ambasciatori nell’era dell’internet?», si chiedevano loro. Ebbene, una delle funzioni dei diplomatici presenti sul territorio estero è proprio quella di ridurre — tramite il proprio operato fisico — i rischi legati alla vulnerabilità delle tecnologie moderne.
In conclusione del post odierno, invito tutti ad aggiornare regolarmente le app del proprio telefono, non scaricare i file e le app sconosciuti, usare gli antivirus e, volendo, iniziare ogni conversazione telefonica con la frase «Spie, andate ad amarvi».