Ho pensato che potrebbe avere senso pubblicare, a volte, dei documentari russi interessanti che il pubblico occidentale non riuscirebbe a scoprire senza un suggerimento di un russo. In sostanza, senza il mio suggerimento, cari lettori miei!
Quasi un mese fa vi avevo proposto il documentario «Kolyma» di Yury Dud.
Oggi, invece, posto un altro film dello stesso autore: «L’uomo dopo la guerra», dedicato a un semplice veterano della prima guerra in Cecenia (1994–1996). Ritengo importante precisare un dettaglio che potrebbe non essere evidente a tutti gli spettatori italiani: si tratta non di un militare professionista, ma uno di quei tantissimi giovani che sono stati mandati in guerra mentre prestavano il semplice (e obbligatorio) servizio militare di leva. Sì, avete capito bene: in Russia è una pratica ben affermata già dai tempi dell’URSS.
Il film non è lunghissimo: dura poco più di 35 minuti. Spero che a qualcuno di voi aiuti a liberarsi di certe illusioni.
Il documentario è realizzato in lingua russa ma ha i sottotitoli ufficiali in inglese: se non partono in automatico, attivateli voi.
Fate i bravi.
L’archivio del 26 Luglio 2019
I più attenti avranno notato che oggi sono stati diffusi i risultati ufficiali delle elezioni parlamentari ucraine (quelle del 21 luglio). Cinque partiti hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.
Il partito «Servitore del popolo» del nuovo Presidente Zelensky ha vinto con il 43,16% dei voti: grazie al fatto che la metà dei deputati viene eletta alle circoscrizioni uninominali, il partito avrà 254 rappresentanti su totale di 450.
Al secondo posto è arrivato il partito filorusso «Piattaforma d’opposizione — Per la vita»: 13,05% dei voti e 43 posti nella Rada.
Al terzo posto c’è il partito della nota alla maggioranza di voi Yulia Timoshenko (8,18% e 26 posti), al quarto il partito dell’ex Presidente Poroshenko (la seconda umiliazione di fila: 8,1% e 25 posti) e al quinto il partito «Golos» di un noto cantante ucraino (5,82% e 20 posti).
La vittoria del partito di Zelensky era scontata, quindi non c’è molto da commentare. L’unica previsione seria e poco ovvia per gli europei che posso attualmente fare è: non stupitevi della ipotetica alleanza parlamentare tra Zelensky e Timoshenko. Tale alleanza servirà non solo per avere una maggioranza qualificata (necessaria per l’approvazione delle riforme costituzionali), ma soprattutto per «tenere buona» la Timoshenko. Per non permetterle dunque di diventare un leader popolare e pericoloso di opposizione: nel nuovo Parlamento ucraino è l’unica ad esserne capace.