Per la mia grandissima fortuna, uno dei miei primi insegnanti della lingua italiana fu un signore da conoscenze incredibilmente ampie (almeno secondo i miei standard di quei tempi ormai non vicinissimi). Seppe dunque rispondere anche alle domande meno ovvie, a quelle domande che un portatore nativo della lingua – abituato agli assiomi dell’italiano – non si sarebbe mai posto.
Come potete facilmente notare, non sono stato uno studente particolarmente diligente. In generale, non sono proprio portato per le lingue. Però mi ricordo facilmente alcuni dettagli che mi sembrano delle curiosità simpatiche e facilmente spendibili nelle conversazioni… diciamo, per esempio,… con altre persone.
Così, per esempio, mi ricordo che le particelle «de» e «di» dei cognomi devono essere scritte con la d minuscola: sono delle parole che indicano l’appartenenza a una famiglia nobile.
La curiosità ancora più grande consiste nel fatto che molti italiani ormai non lo sanno o non lo ricordano. Nemmeno quando sono loro stessi a portare uno di quei cognomi.
Sbagliare a scrivere il proprio nome: cosa ci può essere di più ridicolo?
L’archivio del 13 febbraio 2019
13/02/2019 alle 14:24