Molto probabilmente è la raccolta più grande delle cover che sono diventate più note degli originali: ben 80 canzoni. Non preoccupatevi per la durata: nel video sono citati solo delle brevi citazioni audio.
Ammetto che in diversi casi (tra i riportati) non sapevo nemmeno della esistenza delle canzoni di ispirazione. Ma in parte ciò è dovuto anche alle mie preferenze sui generi musicali.
L’archivio del 2018 год
Per il post musicale di oggi avevo pensato di scegliere una delle opere di Modest Mussorgsky (uno dei miei compositori russi preferiti). Tra le opere da lunghezza e intensità compatibili con le esigenze di un mio lettore medio avevo poi quasi subito selezionato il quadro sinfonico «La notte sul Monte Calvo» (suonato dalla orchestra di Omsk).
Avevo inoltre pensato che il titolo di tale opera richiederebbe almeno una breve spiegazione. Il Monte Calvo (Lysaja Gora in russo) è un elemento del folclore slavo, un analogo, per esempio, del Brocken tedesco. Sul Monte Calvo russo le streghe e le altre creature maligne periodicamente si riuniscono di notte per il sabba.
Relativamente alle mie librerie ormai da anni sono costretto ad affrontare almeno una delle seguenti questioni:
1. Come ingrandirle,
2. Come infilare dentro un libro in più.
Fino a pochi giorni fa ho affrontato felicemente e con un certo successo entrambe le questioni, rischiando gravemente di essere nominato al Nobel per la fisica. Nonostante il fatto che almeno la metà dei libri che leggo sia ormai in formato digitale (lunga vita al mio Kindle!), non penso di smettere ad amare pure quelli analogici.
Ma ecco che pochi giorni fa ho scoperto di poter affrontare anche una terza questione che riguarda le librerie. È possibile anche abbellirle senza ostacolare l’accesso ai libri stessi!
Beh, con la scusa di dover rafforzare la struttura si può anche fare…
Ma senza esagerare. Andrebbe benissimo solo uno tra i pezzi esistenti (se compatibile con le proporzioni della libreria).
Cari lettori, vi devo dare una bella notizia: per lunghi anni alcune «usanze furbe» sono state attribuite esclusivamente al Sud dell’Italia in un modo del tutto ingiustificato e discriminatorio. Il Nord non è assolutamente inferiore al Sud.
Oggi vi racconto di un curioso metodo che l’Università Statale di Milano adotta per guadagnare qualche spicciolo in più.
Immaginiamo dunque uno ex-studente residente all’estero che vuole chiedere un certificato di laurea nella Segreteria universitaria. I servizi online della Segreteria si trovano a un livello tecnico preistorico, quindi l’ex-studente è costretto a fare la delega a nome di un’altra persona: di quella persona che è disposta a recarsi presso gli sportelli offline (funzionanti in un orario un po’ limitato).
In compenso, la Segreteria concede all’ex-studente l’opportunità di eseguire un bonifico al posto dell’acquisto delle marche da bollo. Prima di continuare vediamo questo documento storico:
La persona delegata dall’ex-studente si presenta dunque in Segreteria, munita dei documenti magici: la delega, la ricevuta del bonifico, la copia del documento dell’ex-studente e modulo di richiesta compilato.
Volete provare a indovinare la risposta della Segreteria?
Sono certo che non ci sareste mai arrivati, quindi vi subito la soluzione.
La risposta della Segreteria è stata: «Spiacente, noi non vediamo le marche da bollo. Vada a comprarle».
Bambini! Ricordatevi: per guadagnare ci vuole fantasia. Alla Università Statale di Milano la fantasia non manca.
Non so se uno strumento del genere sia mai stato utilizzato anche per registrare la musica di qualche film di fantascienza.
La data odierna è una delle più adatte per dedicare il post musicale del sabato ai Queen. Considerando però la larga notorietà del gruppo, mi sembra poco utile pubblicare i video delle loro canzoni più note (altrettanto poco utile è spendere il tempo e le forze per tentare di sceglierne solo due).
Per illustrare i lati purtroppo poco noti del loro valore musicale (ed è importante precisare che per i Queen intendo sempre e solo la formazione classica Mercury – May – Deacon – Taylor) ho scelto le seguenti due canzoni.
Prima di tutto la «Sail Away Sweet Sister» (dall’album «The Game» del 1980):
E poi un po’ cupa, ma allo stesso tempo fiabesca, «White Queen» (dall’album «Queen II» del 1974):
In realtà si tratta di una scoperta abbastanza banale, ma per me è comunque una conoscenza nuova.
Ho scoperto che esiste un sistema abbastanza preciso per riconoscere lo Stato di provenienza di un arabo in base al suo modo di vestirsi.
Lo stesso vale per una araba:
La settimana scorsa ben 27 eurodeputati hanno chiesto a Jeff Bezos di ritirare dal commercio su Amazon gli oggetti riportanti la simbologia sovietica. Sostengono che tale simbologia offenda le decine di milioni delle vittime del regime sovietico.
Io, essendo in forza di una fortunata combinazione dei fattori solo una vittima indiretta del suddetto regime (la cui mancata esistenza avrebbe garantito una vita migliore a molti miei parenti/antenati e un punto di partenza migliore a me stesso), posso constatare di essere offeso solamente dalla stupidità della gente. Di quella gente che è disposta a studiare la merda sotto il microscopio per trovare delle differenze tra il comunismo e il nazionalsocialismo e affermare la presunta buona qualità del primo rispetto al secondo. Ma il tempo passa, la quantità delle vittime dirette dei due regimi si reduce di giorno in giorno, mentre le vittime indirette hanno già avuto abbastanza tempo e occasioni per costruire una vita normale per sé e per i propri parenti meno fortunati. Quindi possiamo vedere la situazione in un modo tranquillo, senza manifestare delle emozioni forti.
Uno dei paradossi più grandi del nostro pianeta consiste nel fatto che il progresso tecnico-scientifico e quello ideologico si evolvono in modi differenti. Le idee tecniche e scientifiche obsolete vengono definitivamente cancellate da ogni ambito della nostra vita quotidiana. Le ideologie obsolete, obiettivamente superate da tutti i punti di vista, continuano invece a circolare e appassionare delle quantità notevoli delle persone in tutto il mondo. L’idiozia di uno smartphone con il disco (o semplicemente di un cellulare con i tasti come una vecchia Nokia 3310) è oggi evidente a tutti. O quasi a tutti. Non a tutti è evidente l’idiozia delle cose intangibili, per esempio del comunismo: è richiesta la capacità di informarsi, apprendere, operare con dei concetti astratti.
Ma tale paradosso presenta anche dei vantaggi. Per esempio, la presenza sul libero mercato delle simbologie di entrambi regimi potrebbe aiutarci a marcare in un modo inequivocabile delle grosse quantità degli ignoranti in giro per il mondo.
E visto che gli ignoranti è l’unica risorsa naturale materiale infinita, perché non guadagnarci sopra? Non dobbiamo nemmeno reimpostare i macchinari: gli ignoranti non sanno inventare la simbologia propria e usano quella dei bisnonni.
Avrete già letto che il sudcoreano Kim Jong Yang è stato eletto Presidente dell’Interpol.
Non posso garantire che nel futuro più o meno lontano la mia posizione non cambi (siamo tutti peccatori), ma attualmente l’Interpol mi interessa relativamente poco. O, almeno, non più di moltissime altre organizzazioni internazionali.
Allo stesso tempo, però, non posso negare il fatto che l’Interpol abbia una certa importanza nel mondo contemporaneo. Proprio per questo dichiaro di essere infinitamente felice per la sconfitta di uno dei concorrenti principali del nuovo presidente: il russo Aleksandr Prokopchuk.
Sarei stato contento di vedere un russo riconosciuto per le sue capacità professionali con la elezione a capo di una qualsiasi organizzazione di qualità. La sua cittadinanza non avrebbe dovuto far preoccupare pure gli occidentali: fino a poco fa a capo dello stesso Interpol vi è stato un cinese (Meng Hongwei), cioè il rappresentante di un altro Stato non particolarmente attento al rispetto dei diritti comunemente riconosciuti in Occidente.
Allo stesso tempo sarei contento di vedere l’Interpol riconoscere le qualità professionali di Aleksandr Prokopchuk con l’inserimento dei suoi dati sulla lista globale dei ricercati. Lo vorrei perché Prokopchuk è un tipoco professionista delle forze dell’ordine russe contemporanee: utilizza la propria posizione nella gerarchia dell’Interpol per attribuire lo status del ricercato agli oppositori, giornalisti e imprenditori russi sgraditi a un funzionario del Cremlino ben noto anche ai miei lettori.
Il creatore della prima criptovaluta – Bitcoin – si è sempre nascosto dietro lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. da quasi dieci anni, cioè dal momento della pubblicazione della prima versione il 3 gennaio 2009, tantissime persone cercano di svelare la vera identità di Nakamoto.
Si sa che fino al 2010 Satoshi Nakamoto fu molto attivo su alcuni forum riguardanti i vari aspetti della sua creatura, ma poi smise per sempre di farlo.
Il portafoglio nel sistema Bitcoin appartenente a Satoshi contiene una somma equivalente a circa 10 miliardi di dollari. Ma negli ultimi cinque anni su quel portafoglio non fu registrata alcuna attività.
Il motivo di queste due manifestazioni di «assenteismo» dovrebbe essere semplice e triste: «Satoshi Nakamoto» è morto il 26 aprile 2013 all’età di 46 anni. Il suo vero nome è Dave Kleiman: lo possiamo affermare in base ai due fatti resi pubblici nel corso del 2018.
In primo luogo, Ira Kleiman (fratello di Dave) a febbraio ha fatto una causa all’autoproclamato Nakamoto Craig Wright, presentando in qualità di prova la corrispondenza tra Dave e Craig. Da tale corrispondenza emerge che l’autore del Bitcoin è proprio Dave Kleiman.
In secondo luogo, la settimana scorsa Jeff Garzik (uno dei principali sviluppatori del Bitcoin) nella intervista al Bloomberg affermò di essere stato in contatto via email con Satoshi Nakamoto e incontratosi personalmente con Dave Kleiman. In base a molti indizi si trattava della stessa persona.
È molto probabile che le chiavi del portafoglio di Dave Kleiman siano quella unica cosa che egli riuscì a portare via da questo mondo. Ma non saprà mai che la sua creatura è cresciuta di valore di milioni di volte e quanto ricco avrebbe potuto diventare.