Molto probabilmente è capitato anche a voi di visitare qualche sito che emette dei suoni imprevisti/indesiderati nell’ambiente. La situazione diventa particolarmente divertente quando si tratta di un ambiente notturno: la mattina dopo i vostri familiari o vicini potrebbero manifestare tutta la loro gratitudine.
Come possiamo tutelarci? Lo possiamo fare installando delle giuste estensioni per il browser. Per il mio amatissimo FireFox posso consigliare l’estensione MuteTab che in un click spegne l’audio in tutti i tab (e sempre con un click lo riaccende).
Il Smart Tab Mute, invece, spegne l’audio nei tab che sono nel regime di sottofondo.
Il Mute sites by default, poi, è in grado di vietare a tutti i siti di riprodurre suoni e autorizzare a farlo solo i siti indicati dall’utente.
Per il browser Chrome – inspiegabilmente preferito da un sacco di gente – potrei consigliare l’estensione Silent Site Sound Blocker. Anche esso è capace di impostare il regime di silenzio o di sonorità per ogni sito indicato dall’utente o per tutti i siti in generale.
Il vantaggio dell’utilizzo delle estensioni consiste nel non dover spegnere l’audio del computer solo per la paura dei siti urlanti (creati dai delinquenti senza cervello).
L’archivio del 2018 год
Molto probabilmente sapete già che oggi a Milano (in piazza Liberty) viene finalmente inaugurato il primo vero Apple Store italiano. La tradizionale componente in vetro sembra un moncherino (chi ha visto l’Apple Store di New York capirà), ma spero che diventi comunque una fonte di wi-fi gratuito e potente (chi ha visto l’Apple Store di New York capirà).
Inoltre, molto probabilmente sapete (o ricordate) che per molti anni il Duomo di Milano ha svolto la funzione di «reggipubblicità» della Samsung. Infatti, per circa cinque anni (ma forse anche più, ormai non mi ricordo) il braccio nord del transetto del Duomo è stato completamente coperto dai ponteggi, i quali a loro volta erano coperti dalla pubblicità della Samsung e, soprattutto, da uno maxi-schermo che trasmetteva in continuazione sempre la pubblicità della Samsung. Ho paura di immaginare l’ammontare complessivo della spesa sostenuta dalla società coreana. Ebbene, da ieri quella pubblicità non c’è più. Per pura coincidenza è sparita poco prima della apertura dell’Apple Store (a poche decine di metri dal Duomo).
Non so se dobbiamo ringraziare la Apple per la fine della barbarie architettonica pluriennale (deplorata e derisa anche dai turisti). I funzionari del Comune di Milano, non volendo finire in un luogo ben custodito, non lo diranno mai. Nemmeno io voglio finire in quel luogo ben custodito, quindi mi limito a fare il peccato di pensare male.
Gli umani muoiono fisicamente, ma i più fortunati di loro continuano a vivere nelle loro opere. Solitamente ciò accade grazie agli altri umani che prendono le opere dei primi «in buone mani».
Sergio Marchionne ha fatto un enorme lavoro per permettere alla Fiat di continuare a galleggiare. Purtroppo, se i suoi successori perseguiteranno lo stesso obiettivo, la grande opera verrà mandata dalle donne con uno scarso senso civico. Provate a vedere la lista dei modelli della Fiat: dai soli nomi si evince già la tendenza di aggrapparsi al glorioso passato e non di andare avanti. Provate a vedere una qualsiasi pubblicità di un qualsiasi modello della Fiat e confrontarla con quella di 10–15 anni fa: vedrete due liste quasi identiche degli accessori e delle caratteristiche tecniche. Provate a confrontare in termini di qualità/prezzo una Fiat e, per esempio, una Toyota: i resti del vostro patriottismo andranno via di corsa. Tutto ciò avviene in un mondo dove le auto elettriche sono diventate una realtà quotidiana e si discute concretamente delle macchine autopilotate. Ma la Fiat è fuori da questo mondo. La Fiat sta rischiando nuovamente di essere esclusa dal mondo automobilistico in forza alla sua stessa natura intollerante alla obsolescenza.
L’opera di Sergio Marchionne è incompleta ma potrebbe diventare ancora un buon punto di partenza. Voglio quindi vedere se i successori sapranno farlo vivere.
Si dice che il presidente dell’Ecuador starebbe discutendo della opportinità di consegnare Julian Assange al Regno Unito.
Considerando che Assange dal 2012 si trova ininterrottamente nella ambasciata ecuadoriana, non penso che sarebbe particolarmente dispiaciuto per una ipotetica consegna. Perché la sua reclusione volontaria non lascia alcuna speranza nella liberazione (soprattutto quella anticipata) e vita normale futura. Io, molto probabilmente, mi sarei consegnato da solo e molto tempo prima.
Il video domenicale di oggi illustra quanto è duro il lavoro di una traduttrice nella lingua dei segni durante un concerto di thrash metal.
I destinatari era un gruppo di visitatori sordi: non so cosa li abbia spinti ad andare a un concerto musicale. So solo che la traduttrice ha tutte le doti per poter esibirsi sul palcoscenico anche da sola.
Il supergruppo Crosby, Stills & Nash (composto, come potete immaginare, da David Crosby, Stephen Stills e Graham Nash) pubblicò due bellissimi album nel 1969 e nel 1970, dopodichè si sciolse perché i componenti sentirono la necessità di dedicarsi ai progetti personali. Nel 1977, però, si riunirono per registrare un altro albume molto bello: «CSN». Proprio da esso ho scelto due brani per il post musicale di oggi.
Il primo è «Just A Song Before I Go»
E il secondo è «I Give You Give Blind»
La Commissione europea ha multato Google per altri 4,34 miliardi di euro. Questa volta il pretesto sarebbe la «imposizione illegale» degli strumenti di ricerca della Google sui dispositivi con l’Android.
Potremmo ipotizzare due spiegazioni a tale idiozia. Per esempio, potremmo ipotizzare che la Commissione abbia deciso di non abbandonare la tecnica tipica del socialismo: derubare chi guadagna (Google) per finanziare la tranquilla nullafacenza di chi non è capace di farlo (i membri della Commissione).
Oppure potemmo ipotizzare che in forza alla età avanzata, analfabetismo digitale (spesso è la conseguenza dell’età) e/o limitate capacità cognitive, i membri della Commissione non sanno che su Android può essere installato qualsiasi strumento di ricerca alternativo a quello esistente per default. Inoltre, può essere installato sia dal produttore del telefono che dal suo utente privato. In forza ad almeno una delle ragioni elencate poco prima i Commissari non comprendono nemmeno la logica «nel sistema operativo di mia produzione includo lo strumento di ricerca di mia produzione».
Entrambe le ipotesi, naturalmente, vanno prima di tutto applicate alla commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager. E spero che nessuno le racconti della esistenza degli iPhone!
A questo punto il CEO del Google Sundar Pichai dichiarò che l’Android potrebbe smettere di essere un sistema operativo gratuito. Di conseguenza, come potete facilmente immaginare, aumenteranno i prezzi finali di tutti gli smartphone con l’Android. Ringraziate pure la commissaria Margrethe Vestager. E ripensate ancora a quale delle due ipotesi scegliere.
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Tortona alla fine di aprile.
La notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg è stato fucilato l’ultimo imperatore russo Nikolai II (non so perché in Italia si preferisce chiamarlo con il riduttivo zar), i membri della sua famiglia, il loro medico e i tre domestici.
Non trovo comunque che la data odierna – un centenario simbolico quasi come quello delle rivoluzioni del 1917 – sia più o meno tragica di tutte quelle legate agli avvenimenti che hanno preceduto o seguito il cambio del regime in Russia. Se pensiamo al ruolo politico e sociale ovviamente nullo che Nikolai II ebbe negli ultimi mesi della sua vita, la sua morte divenne solo una delle numerose voci della cronologia.
(Circa l’opportunità di utilizzare la parola morte nel presente contesto è comunque da leggere il bel libro «Nikolas II» dello storico francese Marc Ferro.)
Utilizzo dunque il prestesto storico per ricordare una informazione banale, facilmente reperibile, ma inspiegabilmente ignorata dalla maggioranza delle persone capaci di leggere e di comprendere del mondo. Nikolai II, i suoi antenati e i suoi figli non appartenevano alla dinastia Romanov.
Infatti, la dinastia Romanov governò la Russia dal 1613 al 1730 ed ebbe sei esponenti: gli zar Mikhail (dal 1613 al 1645), Aleksei (dal 1645 al 1676), Fedor (dal 1676 al 1682), Ivan V (dal 1682 al 1696), Petr I (dal 1682 al 1725, nel 1971 divenne Imperatore) e Petr II. Come potete notare, Ivan V e Petr I iniziarono a governare nello stesso anno: furono due fratelli; il passaggio del potere a uno solo di loro è l’argomento di molti libri di storia. Ai fini del presente post conta il fatto che al momento della morte di Petr I (detto il Grande) non ebbe figli maschi legalmente capaci di ereditare il trono.
Dopo la morte di Petr I al trono salì la sua vedova Ekaterina I. Dopo la morte di quest’ultima divenne l’Imperatore Petr II (il nipote di Petr I dal primo matrimonio) ma morì nel 1730 all’età di 14 anni senza lasciare eredi (non fu una grande sorpresa nemmeno per quei tempi).
In seguito alla morte di Petr II e alcuni intrighi che vi risparmio al trono si stabilì la dinastia tedesca dei Holstein-Gottorp. Proprio questa dinastia si autorizzò praticamente da sola ad aggiungere al proprio cognome anche la componente «Romanov» (marketing reale) e governò la Russia fino al 1917. Di conseguenza, non trovo tento corrette – almeno dal punto di vista storico – le battute sulla scarsa fortuna dei tedeschi in terra russa. Hanno governato la Russia senza grossi problemi per quasi due secoli!
Concludo il post di oggi con due disegni applicati oggi sulle pareti di un sottopassaggio a Ekaterinburg. Uno di fronte all’altro. I fucilati da una parte e i loro boia di fronte.
Il campionato mondiale di calcio è finito ieri. Complimenti alla squadra francese che ha vinto, complimenti alla squadra croata che ha giocato bene (ma non solo essa nel corso di questo mese), complimenti alla squadra russa che è arrivata ai quarti (nessuno si aspettava che superasse la fase a gironi).
Il periodo dello sport, per fortuna, prima o poi finisce. O almeno si interrompe. E ricomincia la vita normale. Quella vita normale, nella quale i cittadini russi devono ora convivere con alcune nuove conoscenze sul mondo circostante.
Per esempio, non sembra che il mondo occidentale sia popolato da nemici mortali della Russia (e dei quali racconta la televisione russa). Decine di migliaia di occidentali hanno camminato per le vie di molte città russe portando il clima di festa. Non solo per le vie delle città ospitanti le partite, ma anche di quelle lontane centinaia e migliaia di chilometri (tantissimi tifosi hanno confuso i nomi di alcune città oppure prenotato gli alberghi nelle città diverse semplicemente non immaginando le reali distanze e la viabilità russe).
Oppure, solo durante il mese del campionato molti russi si sono accorti che nelle condizioni «normali», quelle quotidiane, si vedono terribilmente pochi turisti stranieri in giro per le città russe. Una persona media con lo stile di vita abbastanza attivo è in grado di indicare un numero abbastanza preciso degli stranieri incontrati per strada nel corso dell’ultimo mese. Eppure alcune città russe sono in grado di attirare tantissimi turisti anche in assenza di un grande evento sportivo.
Oppure ancora – un’altra nuova conoscenza per i cittadini russi – i poliziotti e gli agenti del KGB che oggi si trovano a governare la Russia in realtà sanno che aspetto deve avere un Paese libero. Sanno che in un Paese libero si può divertirsi dove si vuole, festeggiare quel che si vuole, riunirsi senza l’autorizzazione dove si vuole, camminare dove si vuole, avvicinarsi a un poliziotto senza temere il fermo o una manganellata in testa etc etc. Ma il campionato del mondo è finito. I poliziotti e gli agenti faranno di nuovo finta di non sapere come deve essere un Paese libero.
Il problema è che i russi hanno imparato un sacco di cose nuove durante l’ultimo mese.
Dobbiamo ringraziare la festa dello sport putiniana?