L’archivio del 27 Dicembre 2018

L’arte dei regali

Per i miei amici cattolici (reali o formali) la festa più importante del periodo è già passata. Per me, invece, deve ancora arrivare. Ma posso già (o ancora) scrivere dell’unico elemento comune: i regali. Non so se il fare i regali (non importa se per Natale o per altre occasioni) debba essere definito una arte o una scienza. La prima parola è più «poetica», mentre la seconda sottolinea l’aspetto sistemistico dell’affare.
«Cosa c’entra l’aspetto sistemistico?», chiederanno i miei lettori.
E io rispondo che per fare i regali in modo sensato (quindi non comprando la prima cosa che capita cinque minuti prima dell’atto del dono) bisogna comprendere bene alcuni concetti.
Per esempio, le persone che fanno i regali da più anni allo stesso insieme di persone, prima o poi iniziano ad avere dei dubbi sui regali già fatti nelle occasioni precedenti. Il sottoscritto, per esempio, anni fa ebbe il sospetto di avere regalato lo stesso libro alla stessa persona per ben tre volte. Tale figuraccia si evita in un modo abbastanza semplice: facendo la lista dei regali già fatti a tutti i parenti e amici. La lista — che sia in formato digitale o analogico — va conservata in un posto sicuro e aggiornata dopo ogni regalo fatto.
Per ogni persona della suddetta lista, in realtà, andrebbero fatti due elenchi separati: i regali già fatti e le idee per i regali da fare in futuro. Perché il secondo concetto da sapere è: le persone esprimono i desideri (spesso inconsciamente) nei momenti più strani: settimane o mesi prima del compleanno o del Natale. Ma la nostra memoria incorporata non è infinita, quindi ci facciamo aiutare dal nostro elenco.
Al secondo concetto è strettamente legato il terzo, banalissimo. Un regalo deve essere pensato per la persona che lo riceverà. Se facciamo un regalo, significa che conosciamo almeno un po’ la persona e sappiamo almeno qualcosa sui suoi interessi e preferenze. Un regalo personale difficilmente verrà buttato, dimenticato nell’armadio, girato a un’altra persona o addirittura venduto.
Per un bambino o un neo-ragazzo conviene regalare una cosa monouso o un regalo-festa, ma non un giocattolo. Un qualsiasi giocattolo, anche il più bello del mondo, attrae l’attenzione del possessore solo nel corso della prima giornata. Successivamente viene usato una volta al mese e nella metà dei casi solo per caso. Con le bolle di sapone si può creare quasi sempre tanto divertimento, mentre con i giocattoli bisogna impegnarsi.
Un buon regalo non deve comportare delle spese di gestione eccessive. Per esempio, non è bellissimo regalare una Ferrari a un parente che da anni campa con i contratti da stage e apprendistato. Lo stesso vale per i regali palesemente inutilizzabili: per esempio, uno schermo da duecento pollici regalato a una persona che vive in una casa di 30 metri quadri.
Esistono anche tanti altri concetti, che per ora però non mi vengono in mente. Prometto di pubblicarne qualcuno tra un anno.
Nel frattempo concludo con la citazione presa da un bellissimo film russo: «Amare significa capire cosa serve alla persona e darle quella cosa». Sebbene la frase sia di una portata infinitamente più ampia, può essere applicata anche alla missione della scelta dei regali per le persone importanti della nostra vita.