L’archivio del 16 aprile 2018

Quando si dice fortuna

In occasione dei 106 anni dal naufragio del Titanic vi racconto di una persona con un destino particolare.
Arthur John Priest fu uno dei 150 fuochisti del Titanic (la nave ebbe bisogno di 600 tonnellate di carbone al giorno) ed ebbe la fortuna di sopravvivere al naufragio nonostante un forte congelamento (i fuochisti nel loro ambiente lavorativo indossarono solamente i shortes e i gilè).
L’anno precedente Priest lavorò sulla nave Olympic (nave gemella del Titanic) che fu speronata dall’incrociatore Hawke. Quell’incidente divenne un caso didattico illustrando il fenomeno «bank effect» (non sono sicuro sulla traduzione in italiano del termine: ecco la spiegazione su Wikipedia).
Prima ancora John Priest lavorò sulla nave Asturias, il primo viaggio della quale finì con uno scontro.
Quando iniziò la Prima Guerra mondiale, Priest trovò il lavoro al mercantile armato Alcantara. Nel febbraio 1916 il piroscafo tedesco Greif, adattato ai fini bellici e mascherato per sembrare una nave norvegese, si avvicinò alla Alcantara e aprì il fuoco. In seguito a una breve battaglia entrambe le navi affondarono. Morirono 72 marinai britannici e 187 marinai tedeschi. John Priest sopravvisse pur essendo stato ferito da alcune schegge.
A quel punto Priest trovò il lavoro alla nave Britannic (gemella di Titanic e Olympic). Britannic non fece nemmeno un viaggio commerciale, ma fu trasformato in una nave-ospedale. Il 21 novembre 1916 la nave si scontrò con una mina navale tedesca e affondò con la velocità tripla di quella del Titanic: ciò successe a causa di una delle porte interne guaste e di numerosi oblò aperti dalle infermiere per garantire il ricambio dell’aria nelle corsie. Due scialuppe furono fatte scendere troppo presto e finirono contro le eliche funzionanti della nave. Morirono 30 persone. Priest sopravvisse.
Il posto di lavoro seguente di John Priest fu la nave-ospedale Donegal. Il 17 aprile 1917 nella Manica il Donegal fu fatto naufragare dal sottomarino tedesco UC-21.
Dopo questo spiacevole evento John Priest, naturalmente ancora vivo, rimase senza un lavoro legato al mare: nessuna altra nave fu più disposta di prenderlo a bordo.
John Priest morì di polmonite nel 1937.