L’archivio del 19 Marzo 2018

Il risultato atteso

Commentare le «elezioni» presidenziali russe è un passatempo noiosissimo. Si sapeva tutto in anticipo: il vincitore, la sua percentuale dei voti (approssimativa), l’ordine dell’arrivo dei principali candidati, i brogli (pre e post voto) etc. Quindi mi limito a sottolineare solo alcuni piccoli aspetti.

Stamattina una signora (la incontro quasi tutte le mattine ma ci conosciamo pochissimo) mi ha chiesto, con una faccia seria, se sono soddisfatto o meno dei risultati. Il mio cervello, a quel punto, è stato colpito da una forte crisi: non sapevo se la mia conoscente mi stesse prendendo in giro o meno. In realtà chiedere a un russo se è soddisfatto o meno del risultato delle elezioni presidenziali è un po’ come chiedergli se è soddisfatto di un fenomeno astronomico. Certamente, qualcuno può esserlo o non esserlo, ma, in entrambi i casi, significa che ha una forma grave di qualche irregolarità celebrale. Tutti gli altri, invece, comprendono benissimo che i fenomeni astronomici avvengono indipendentemente dal fatto che i russi abbiano cambiato le pile degli orologi in data prestabilita. Evidentemente gli italiani sono molto più fortunati: non si trovano mai di fronte ai risultati politici che non siano derivati dalle loro scelte.
Da una votazione all’altra possono variare i numeri delle percentuali, ma a contare è – soprattutto alle elezioni presidenziali – l’ordine dei candidati all’arrivo:
1. Putin, 76,66% – è il suo miglior risultato dopo il 2004 (quando aveva preso il 71,31%)
2. Grudinin, 11,81% – è il peggior risultato di sempre di un candidato del Partito Comunista russo, ma Grudinin è comunque arrivato secondo e ciò si sapeva.
3. Žirinovskij, 5,67% – tale percentuale è nella sua media personale (si candida in tutte le elezioni presidenziali a partire dal 1996 e arriva sempre terzo).
4. Sobchak, 1,66% – tale risultato si poteva immaginare: nonostante la sua vicinanza alla opposizione a partire dal 2011, la gente fatica ancora a considerarla una politica seria.
5. Javlinskij, 1,04% – si tratta del suo risultato personale peggiore di sempre (aveva preso 7,34% nel 1996 e 5,80% nel 2000). Per un oppositore noto come egli, l’ottenere un risultato più scarso della Sobchak richiedeva un certo impegno. Effettivamente, Javlinskij si è impegnato tantissimo a non farsi notare in questa campagna elettorale.
6. Titov, 0,76% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
7. Suraikin, 0,68% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
8. Baburin, 0,65% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
Alle elezioni del 18 marzo ha votato il 67,5% degli aventi diritto, quindi nonostante tutti gli sforzi della propaganda statale degli ultimi due mesi, non è stato battuto il record del 2008 (69,8% degli aventi diritto).
La descrizione di tutti i brogli richiederebbe un post dedicato, quindi per ora lascio l’argomento da parte.
Mi rimane a questo punto da sottolineare solo un dettaglio importante. Per Vladimir Putin era fondamentale il risultato elettorale raggiunto in Crimea: lo considera seriamente un secondo referendum sulla appartenenza della penisola. Il risultato di ieri è stato leggermente più scarso del 2014: Putin ha preso il 92,2% dei voti (contro il 96,8% a favore del passaggio alla Russia nel 2014) con l’adesione media attorno all’80% (nel 2014 era stata attorno al 90%). Evidentemente, restano da spiegare bene le modalità possibili di un eventuale referendum del genere e l’opportunità di organizzare le elezioni politiche su un territorio annesso (ricordo a tutti che annessione è un termine giuridico neutrale).
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I post precedenti sulle elezioni presidenziali del 18 marzo 2018:
Il post № 0 – alcuni candidati particolari
Il post № 1 – Vladimir Žirinovskij, Grigorij Javlinskij e Pavel Grudinin
Il post № 2 – Ekaterina Gordon, Sergej Polonskij e Boris Titov
Il post № 3 – Tristan Prisjagin e Natalia Lisitsyna
Il post № 4 – Ekaterina Gordon e Aleksej Navalny
Il post № 5 – Sergej Baburin e Maksim Suraikin
Il post № 6 – la raccolta delle firme
Il post № 7 – i programmi elettorali
Il post № 8 – le campagne elettorali