Come saprete, sugli iPhone e sugli iPad non si possono utilizzare le schede di memoria aggiuntive. Oggi ho scoperto che la SanDisk ha inventato la cosa più ovvia: le chiavette usb per i dispositivi mobili. Tali chiavette hanno due contatti: da un lato quello per il computer, dall’altro lato quello per il telefono o il tablet.
Con una chiavetta iXPAND rendere felicissimo un fanatico della Apple che vorrebbe portarsi tanti film nei viaggi.
Ovviamente SanDisk produce le chiavette anche per altre marche di telefoni/tablet.
L’archivio del 2017 год
Ho scoperto una grave epidemia diffusa sui social networks. Ne sono contagiati i genitori che prima di pubblicare una foto dei/con i propri figli coprono in modo grafico i volti di questi ultimi. Ho riflettuto a lungo su questa devianza mentale cercando di comprendere le motivazioni che spingono quei genitori ad agire in un modo tanto strano. Alla fine ho elaborato quattro versioni, ma non so quale di esse sia la più vicina alla realtà:
– i figli sono bruttissimi, quindi i genitori si vergognano di mostrarli al mondo;
– i figli sono stati comprati sul mercato nero o rubati agli zingari;
– i figli si sono infiltrati senza permesso in una foto di importanza planetaria;
– i figli vengono in tal modo protetti dal dover apparire sulle foto compromettenti con i genitori deficienti/delinquenti/mostri.
Certo, in ognuno dei quattro casi elencati la soluzione più semplice sarebbe quella di non pubblicare le foto dei/con i figli, ma in tal caso si dovrebbe fare lo sforzo di inventare un altro modo di esibire la propria scarsa salute mentale.
Come molti altri pappagalli, Petra, un pappagallo cenerino, sa parlare. La sua particolarità sta però nel fatto che parla particolarmente bene con il voice service Alexa della cassa audio Amazon Echo. Per esempio, sa ordinarle di accendere tutta la luce e ridere per il risultato ottenuto:
In più, sa anche farla abbaiare…
La morale: il building automation è solo un giocattolo divertente, ma costoso e poco utile.
Nel 1970 l’appena fondata fabbrica automobilistica sovietica VAZ iniziò a produrre il suo primo modello: la 2101 «Kopeika» (volendo potete vedere il mio articolo sull’argomento).
Nel 1971 l’URSS iniziò a esportare le 2101 in Occidente. Proprio in quella occasione fu inventato il nome Lada, inizialmente riservato solamente alle vetture da esportazione. Le automobili Lada raggiunsero i loro risultati commerciali migliori in Finlandia, Svezia, Norvegia e Islanda. Relativamente benesi vendevano anche in Australia, Canada e alcune zone della America Latina. Ogni prodotto per essere venduto bene ha bisogno di essere pubblicizzato. Oggi, dunque, vediamo gli esempi più interessanti della pubblicità occidentale della Lada.
L’esempio più bello è la video-pubblicità inglese della Lada realizzato in stile National Geographic nel 1980.
Lo stesso stile è stato adottato per l’opuscolo stampato:
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A grandissima sorpresa, il canditato № 1 ha annunciato oggi la propria partecipazione alle elezioni presidenziali russe del 18 marzo 2018. Ora aspettiamo le altre e gli altri (anche quelli non citati nel post del link).
Non ci posso fare niente. Il logo di Verisure (si occupa dei sistemi antifurto) mi ricorda uno fidget spinner.
Probabilmente è uno dei metodi che utilizzano per ipnotizzare i malviventi.
Con il decreto presidenziale № 2050 del 30 novembre 1993 fu definito l’aspetto attuale dello stemma della Russia. Molto probabilmente lo conoscete già:
Naturalmente, non si tratta di una invenzione originale di un designer ubriaco dei primi anni ’90. Lo stemma russo attuale richiama la sua versione in uso prima delle rivoluzioni del 1917. Infatti, l’aquila mutante si affermò in qualità del simbolo statale della Russia alla fine del XV secolo, mentre nell’aprile del 1857 (poco più di 160 anni fa) l’imperatore Aleksandr II approvò la riforma araldica russa mettendo la propria firma su 110 disegni degli stemmi russi. In particolare, l’uccello mostruoso adeguato nel suo aspetto agli standard araldici tedeschi divenne il simbolo ufficiale della Russia sullo stemma. È quest’ultima sua versione che possiamo oggi riconoscere sullo stemma della Federazione Russa.
Una delle teorie più popolari sul motivo della comparsa del mostro in Russia è la sua migrazione dall’Impero bizantino nella seconda metà del XV secolo. Nel 1453, proprio grazie alla immagine di questa aquila a due teste ricamata in oro sui vestiti, fu riconosciuto il corpo del caduto (e letteralmente fatto a pezzi) in battaglia l’ultimo imperatore bizantino Costantino XI Paleologo dopo la presa della Costantinopoli da parte dell’esercito del sultano Maometto II. Il Gran Principe di Mosca Ivan III sposò nel 1469 la nipote (figlia del fratello) di Costantino XI di nome Sofia Paleologa, portando dunque sul territorio del Gran Principato di Mosca anche lo stemma familiare della sposa. Mentre prima di tale matrimonio (il secondo per egli) Ivan III utilizzò in qualità dello stemma la figura all’epoca chiamata «iezdetz» (traducibile come «cavaliere»).
Due secoli e mezzo più tardi, ai tempi di Pietro I, quella figura fu proclamata la rappresentazione di San Giorgio, seppur in origine si intese un altro cavaliere che oggi ci sembra anonimo (non abbiamo alcuna informazione utile per identificarlo). Pure ora, nel XXI secolo, bisogna ricordare che sullo stemma della Federazione Russa è raffigurato non San Giorgio, ma, ufficialmente, «un cavaliere d’argento con un mantello azzurro su un cavallo d’argento che colpisce con una lancia d’argento un drago nero buttato sulle spalle e calpestato dal cavallo».
Purtroppo l’ipotesi sulla importazione dell’aquila da parte dei Paleologo è fortemente messa in crisi dal fatto che ancor prima del matrimonio tra Sofia e Ivan III l’aquila a due teste fu cognata sulle monete del Principe di Tver – cioè di un vecchio rivale del Gran Principe di Mosca – che non sposò alcuna principessa bizantina né prima né dopo la caduta della Costantinopoli. Tutti gli altri governanti del mondo che utilizzarono l’aquila a due teste nella propria simbologia araldica – dai re ittiti del secondo millennio A.C. ai sultani mamelucchi o selgiuchidi – molto probabilmente nemmeno ritennero necessario prendere in considerazione l’esempio bizantino. Vollero solamente vedere sul proprio stemma una creatura nota e allo stesso tempo di fantasia, quindi decisero di aggiungere la seconda testa alla aquila. I più svariati significati araldici – che siano legati a Zeus, Giovanni evangelista, Est-Ovest o altro ancora – furono di volta in volta inventati dai saggi di corte in base alle correnti necessità politiche.
La versione corrente della aquila russa a due teste viene descritta dall’articolo 1 della Legge Federale russa del 2000 in questo modo:
«Lo stemma di Stato della Federazione Russa è rappresentato da uno scudo araldico rosso, appuntito in basso, a quattro angoli, con gli angoli inferiori arrotondati e con l’aquila d’oro a due teste che alza le ali sciolte. L’aquila è coronata con due corone piccole e – sopra di esse – con una grande legate tra esse da un nastro. Nella zampa destra dell’aquila è posizionato uno scettro, nella zampa sinistra un globo crucigero».
[la traduzione è mia, quindi molto probabilmente ho sbagliato qualche termine araldico specifico]
Sullo stemma degli USA l’aquila (l’aquila di mare testabianca) nella zampa destra tiene un ramo d’ulivo con 13 foglie e olive, mentre nella zampa sinistra 13 frecce metalliche. È facile intuire che tali oggetti simboleggiano la pace e la guerra. Però la testa della aquila è una sola ed è girata a destra, cioè verso la pace. L’aquila russa, avendo due teste, non è costretta a scegliere tra lo scettro (il potere statele) e il globo crucigero (lo Stato unitario). Sullo stemma della Repubblica Federale Tedesca l’aquila guarda a destra, ma le sue zampe sono vuote (l’immagine risale ai tempi del Sacro Impero Romano, anche se all’epoca questa l’aquila degli Habsburg fu a due teste). Sullo stemma della Polonia l’aquila ha una testa e guarda a destra, le sue zampe sono vuote (l’uccello è lì dal X secolo, cioè dalla salita al potere della dinastia dei Piast). Sullo stemma austriaco, invece, l’aquila tiene una falce nella zampa destra e un martello nella zampa sinistra: di conseguenza, la sua testa rivolta verso destra dovrebbe testimoniare la preferenza verso il settore agricolo della economia invece che verso quello industriale.
Tra tutti i popoli europei, gli austriaci sono stati quelli più lenti a decidere sulla quantità delle teste da lasciare «sulle spalle» della aquila:
– fino al novembre 1918 l’aquila austriaca ebbe una testa e le zampe vuote;
– nel 1919 l’aquila austriaca ritornò ad avere una sola testa, ma in compenso ottenne anche la falce e il martello;
– nel 1934 la falce e il martello sparirono, ma la testa raddoppiò, sopra ognuna delle teste comparve un nimbo d’oro;
– nel 1938 avvenne l’anschluss e per ben 7 anni l’Austria rimase senza uno stemma;
– dopo la liberazione del 1945 ritornò l’aquila con una testa e gli strumenti di lavoro nelle zampe, senza il nimbo ma con le catene rotte in memoria di Adolf.
Beh, questa storia della testa doppia può portarmi ancora più lontano… Ma penso che abbiate già capito tutto.
P.S.: l’articolo italiano della Wikipedia, pur essendo brevissimo, riesce a dire un sacco di stronzate sull’argomento.
Una giornata tipo russa in due notizie.
La notizia numero uno. I deputati del Consiglio comunale della città russa Krasnodar, hanno approvato all’unanimità l’assegnazione del nome di Feliks Dzeržinskij a una delle scuole cittadine. A chi non conoscesse tale personaggio storico ricordo che Dzeržinskij fu il fondatore e il primo dirigente dell’organo repressivo Čeka (che anni dopo divenne KGB) e uno degli artefici del terrore rosso negli anni successivi alla rivoluzione e guerra civile.
La notizia numero due. Il Comitato investigativo russo (una istituzione permanente, formatasi come un ente ausiliario della Procura) indagherà, sulla segnalazione di un episcopo ortodosso, sulla ipotesi che l’assassinio della famiglia zarista sarebbe stato un assassinio rituale ispirato dagli ebrei.
Sono anni che viviamo così.
Il 20 novembre il cameraman della rete televisiva statunitense Weather Channel aveva cercato di riprendere, come molti suoi colleghi, l’abbattimento dello stadio «Georgia Dome» Atlanta (fu utilizzato per le Olimpiadi del 1996).
Essendo un tipo fortunato, ha avuto una buona compagnia negli attimi migliori dell’avvenimento: