L’archivio del 26 Dicembre 2017

Il 18 dicembre 2017 è ufficialmente iniziata la campagna elettorale per le elezioni presidenziali russe del 2018. Prima di tale data 29 persone hanno pubblicamente espresso la propria intenzione di candidarsi. Noi, conoscendo già il nome del vincitore delle elezioni (chi non lo conosce, provi a indovinarlo con in tre tentativi), possiamo studiare i candidati al secondo posto.
Per evitare di scrivere un post di cinquanta schermate, ho pensato di dividere i personaggi che hanno già formalizzato la propria candidatura in piccoli gruppi, pubblicando dunque una serie di post sull’argomento. Inizierei con un testo dedicato ai concorrenti storici, quelli che partecipano alle elezioni presidenziali ormai da decenni.
Vladimir Žirinovskij (71 anni, nato il 25 aprile 1946) è il fondatore e il leader del partito politico nazionalista LDPR (Partito Liberal-Democratico di Russia); uno dei deputati della Duma con più anni di attività ininterrotta: lo è dal 12 dicembre 1993. Ha due lauree: nel 1970 si è laureato in Lingua e letteratura turca, mentre nel 1977 in Giurisprudenza; nel 1998 ha conseguito il Phd in sociologia. In qualità del politico è noto prevalentemente per un comportamento violento (verbale e a volte fisico) nei confronti dei propri oppositori, un altissimo grado di populismo e la capacità di ribaltare la propria opinione su qualsiasi argomento in giro di poche ore in base alle proprie necessità. (Sull’ultimo punto l’esempio più curioso è di alcuni anni fa: nel corso di uno dei discorsi nell’aula della Duma Žirinovskij invitò a chiudere una emittente radiofonica di opposizione. Il capo-redattore della radio reagì immediatamente con la frase «Benissimo, personalmente per Lei le porte dei nostri studi sono chiuse». Il giorno dopo, nella stessa aula, Žirinovskij tenne un altro discorso davanti ai colleghi dicendo che quella emittente fosse la migliore al mondo e meritevole di ogni forma di sostegno).
Il 22 dicembre 2017 ha presentato la propria candidatura alle elezioni presidenziali; facendo parte di un partito presente nella Duma, può candidarsi con la più semplice delle procedure (in sostanza, presentando solo alcune form compilate). Aveva già partecipato alle presidenziali nel 1991 (7,81% delle preferenze), nel 1996 (5,78% delle preferenze), nel 2000 (2,7% delle preferenze), nel 2008 (9,35% delle preferenze) e nel 2012 (6,22% delle preferenze). Aveva saltato solamente le elezioni del 2004, l’edizione nella quale si fece tutto il possibile per garantire il secondo mandato presidenziale a un noto politico russo, all’epoca un po’ meno affermato a livello nazionale.

Grigorij Javlinskij (65 anni, nato il 10 aprile 1952), è un economista (phd), l’ex vice-premier dell’URSS, il fondatore e il leader del partito politico liberale «Jabloko». All’epoca del lavoro nel Governo sovietico, nel biennio 1989–1990, curò l’elaborazione del programma economico chiamato «500 giorni» e avente per l’obiettivo di far uscire l’economia sovietica dallo stato di agonia. Per una serie di circostanze politiche tale programma non fu realizzato in alcun modo, mentre Javlinskij dovette dimettersi.
Nella realtà politica post-sovietica Javlinskij si distingue per essere un eterno oppositore: a Eltzin prima e a Putin poi. Ma non solo a quei due. Il modo di fare la politica di Javlinskij lo porta, infatti, ad essere costantemente in controposizione a tutto e a tutti: egli e il suo partito politico non riuscì, nemmeno in una occasione, ad allearsi con altri candidati o partiti, anche quelli aventi il credo politico molto molto simile. Si tratta, in sostanza, di uno dei politici più derisi in Russia. È noto, infatti, che pur essendo un uomo istruito e un economista preparato, è capace ad esprimere la propria contrarietà alla affermazione «1+1=2» pronunciata da qualcuno che non riconosca la sua leadership assoluta.
Javlinskij aveva partecipato alle elezioni presidenziali russe nel 1996 e nel 2000; alle elezioni del 2012 la sua candidatura non fu registrata dalla Commissione elettorale centrale. Javlinskij intende candidarsi per le elezioni del 2018.

Sicuramente avete già sentito o letto almeno una volta nella vita il nome di Gennadij Zjuganov, lo storico leader del Partito comunista russo. Aveva partecipato alle elezioni presidenziali russe nel 1996, 2000, 2008 e 2012, arrivando costantemente secondo. Come Žirinovskij, aveva saltato – per il medesimo motivo – le elezioni del 2004. In ogni caso, precisiamolo subito, il Partito comunista russo è la secondo partito più votato in Russia (il primo è la «Russia unita»). Non è però un partito di opposizione: assieme al LDPR di Žirinovskij e alla «Russia giusta» in sede parlamentare appoggia tutte le iniziative della «Russia unita»: in caso contrario la sua presenza nella Duma sarebbe fortemente ridimensionata (ma, a differenza di altri partiti, molto probabilmente non totalmente esclusa).
Ora, però, Gennadij Zjuganov ha 73 anni (è nato il 26 giugno 1944) e, come dicono, ha alcuni problemi di salute tipici della sua età (cuore prima di tutto). Si tratta dunque di una situazione non ottimale per candidarsi alle elezioni presidenziali o, addirittura, aspettare le elezioni del 2024. Allo sesso tempo, nel corso di tutta la storia del Partito comunista russo Zjuganov fece tutto il possibile per non permettere la comparsa di un altro potenziale leader del partito che potesse eliminarlo politicamente prima del dovuto. Di conseguenza, in vista delle elezioni del 2018 ha fatto una mossa a sorpresa: nonostante le assicurazioni iniziali circa la propria partecipazione, a dicembre propose come candidato-presidente Pavel Grudinin.
Pavel Grudinin, nato il 20 ottobre 1960 a Mosca, fino al 2010 fece parte del partito «Russia unita», mentre ora non è iscritto in alcun partito. Laureato in ingegneria agricola nel 1977, successivamente è diventato un grande produttore agricolo grazie alla privatizzazione, all’inizio degli anni ’90, di un sovchoz (una tipica grossa azienda agricola dell’epoca sovietica) di cui fu già il dirigente a partire dal 1990. Attualmente Pavel Grudinin è una persona ricca, in sostanza un capitalista a guida di una azienda tipicamente capitalistica, le cui priorità politiche hanno ben poco in comune con quelle del Partito comunista. È dunque è una figura politica interessantissima, che da una parte dovrà accontentare gli elettori del partito (la maggioranza dei quali non sono comunque più dei comunisti nel senso classico) e, dall’altra parte, attirare degli elettori nuovi. Ed è per questo che nei suoi discorsi pubblici la retorica capitalista si mischia magicamente con il relativamente popolare in Russia stalinismo e con la critica alla politica di Putin. Sottolineo che su quest’ultimo punto Grudinin insiste molto più di Zjuganov.
Insomma, politicamente Pavel Grudinin mi sembra uno dei candidati più curiosi di queste elezioni. Non solo per il risultato che potrà ottenere il 18 marzo 2018, ma anche per il suo futuro ruolo nella politica e nella vita partitica.

A questo punto prendo una breve pausa nella presentazione dei candidati e vi prometto di continuarla tra pochi giorni. Parleremo di personaggi interessanti in tutti i sensi!