L’archivio del aprile 2017

Cosa si dice di

In Italia mi fanno, a volte, una domanda piuttosto difficile: «Cosa si dice in Russia di [segue un argomento qualsiasi]?»

Nella maggior parte dei casi la suddetta domanda mi mette un po’ in crisi. Infatti, la Russia è notevolmente più grande di una stanza nella quale posso riunire le persone la cui opinione trovo interessante per me e per gli altri. Anzi, come saprete, la Russia è notevolmente più grande dell’Italia e dell’Europa. In tante zone della Russa la gente vive secondo i propri principi e con i propri problemi del posto. Un abitante di, spariamo a caso, Jakutsk segue e interreta la cronaca di Mosca o di San Pietroburgo con la stessa relativa estraneità che ha un, spariamo sempre a caso, milanese che segue gli avvenimenti di New York. In ogni zona della Russia gli argomenti che un europeo medio associa con la sua immaginaria Russia compatta e unita sono visti in maniera differente.

Fatte queste precisazioni, tento di rispondere alla domanda «Cosa si dice in Russia dell’attentato di ieri a San Pietroburgo?»

Tra tutte le reazioni all’atto terroristico di ieri (nella metropolitana di San Pietroburgo) ce n’è una che ha pochissimi anni di vita. E della quale pochi si sono accorti in Europa.

Tale reazione è: la guerra in Siria non è la nostra guerra.

Effettivamente, con la partecipazione a questa guerra lontana e poco sensata dal punto di vista degli interessi nazionali, i governanti russi hanno seriamente compromesso i rapporti con il mondo islamico. Inclusa la parte russa di questo mondo. Ma questo è grande e serio argomento separato. Quello che conta ora è il principio: il terrorismo islamico ha ora un motivo serio per colpire la Russia. Se non stato esso a farlo ieri, lo farà in un futuro prossimo.

Evito di riempire questo post di dati di cronaca: potete trovarli facilmente da voi.

Evito di cercare a indovinare il colpevole o il mandante. So troppo poco e di solito indovino male.


La pseudo protesta

Si sa che ogni avvenimento ha una sua continuazione.
Probabilmente non tutti se ne rendono conto, ma troppo spesso leggiamo delle notizie la cui continuazione ci rimane per sempre ignota: semplicemente perché qualcuno decide che non più il caso di trattare l’argomento visto che la gente è ormai interessata ad altre cose.
In realtà molto spesso le persone si pongono la domanda «ma quella storia come è andata a finire?»

Così, io oggi ho deciso di scrivere anche della «continuazione delle proteste del 26 marzo» che secondo molti si sarebbe tenuta in Russia ieri, il 2 aprile.

Ebbene, per ora non c’è stata alcuna continuazione attiva delle proteste del 26 marzo. Semplicemente, alcuni provocatori (ancora ignoti) hanno diffuso su Internet degli inviti semi-anonimi a ripetere la manifestazione di fine marzo. Nessuna organizzazione politica di opposizione ne era coinvolta, ma alcuni (per fortuna pochi) deficienti ci hanno cascato e sono andati a «manifestare». Casualmente, c’era una quantità notevole dei poliziotti ad aspettare proprio loro.

Di conseguenza, se avete letto o sentito degli arresti avvenuti ieri in Russia, sappiate che questa volta con il pretesto di catturare «gli organizzatori della manifestazione non autorizzata» sono stati arrestati alcuni sfigati senza cervello.
È tutto qui.


Tristezza

Il 1 di aprile è passato, ora tentiamo a controbilanciare tutti gli scherzi riusciti (e non) fatti agli (o dagli) altri. Io lo faccio con un video nella consueta rubrica domenicale.

In realtà, una volta avevo già pubblicato questo video e, all’epoca, qualcuno mi aveva detto che esso sarebbe di una tristezza indescrivibile. Quindi ve lo ripropongo.