Dei video sulla realizzazione fisica di invenzioni cretine/inutili si potrebbe fare una rubrica a parte. Ma la gente, dopo un po’, se ne stancherà. Quindi conviene pubblicarne uno ogni tanto: così, tanto per…
L’archivio del 2016 год
Oggi ho deciso di farvi vedere un altro cortometraggio di Leonid Gajdaj sui tre delinquenti poco fortunati (compaiono in diversi altri film del regista, anche quelli lunghi) e il loro cane: cinque settimane fa ne abbiamo già visto uno.
Questa volta, invece, vediamo «Distilleria» (sempre del 1961). I tre protagonisti si occupano ora della produzione clandestina di superalcolici (si tratta di un reato non solo a causa del divieto della attività imprenditoriale, ma anche perché lo Stato detiene il monopolio sugli alcolici). Per chi non sapesse a cosa serve la spirale, preciso che essa permette ai vapori provenienti dal «pentolone» di raffreddarsi e trasformarsi in quel liquido che in uscita diventa il prodotto finale della operazione.
Per quanto riguarda il lungometraggio da consigliare, questa volta mi baso sulla filmografia di uno degli attori-protagonisti. Yuri Nikulin (il tipo alto e magro con il capellino rosso) è stato un famosissimo clown e attore sovietico/russo. Tra i lungometraggi seri in cui ebbe un ruolo, consiglierei «Venti giorni senza la guerra» (1976) di Aleksej German, ma non sono sicuro se esista in italiano. Se non lo trovate, «accontentatevi» di «Andrej Rublev» dove ebbe un piccolo ruolo.
Fino a pochi anni fa ci dispiacevamo per il triste futuro dei nostri figli e/o nipoti su internet: a loro, in quanto «arrivati troppo tardi», non sarebbero avanzati dei nickname decenti disponibili.
Ora, ma in realtà da diversi anni, il Facebook sta facendo abituare le persone a utilizzare i nomi veri su internet. In un certo senso è una tendenza positiva, ma essa comporta un altro problema: quale di quei 100500 Mario Rossi che Facebook mi propone nei risultati di ricerca è quello che mi serve? Dalle foto di profilo, in almeno la metà dei casi, non si riesce a capire molto…
Stamattina la Verchovna Rada («Consiglio Supremo», l’unica camera del Parlamento ucraino) ha approvato una legge sulla lingua delle canzoni trasmesse alla radio e TV. Su 343 deputati presenti, 268 hanno votato a favore di un testo in base al quale le canzoni in lingua ucraina devono avere almeno il 35% del tempo dedicato da parte delle emittenti alla musica. La quota deve essere rispettata sia nell’arco della intera giornata che nelle fasce orarie dalle 7:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 22:00.
A prima vista l’approvazione di una legge del genere è una pura e semplice stronzata di stampo nazionalista. Una persona normale non cambia i gusti musicali per adeguarsi a una legge dello Stato: piuttosto cambia il modo di trovare e ascoltare la musica. (Lo stesso vale, per esempio, per il cinema. Di conseguenza, non è corretto condannare la cosiddetta pirateria la quale è, in una certa misura, uno strumento di difesa contro la stupidità del legislatore e l’incapacità degli autori.)
L’aspetto della nuova legge poco evidente agli occidentali è però un altro. Una percentuale prossima al 100% degli ucraini parla il russo. Il grado di conoscenza varia in base alla età e alla regione di provenienza, ma quasi tutti gli ucraini sono in grado di leggere, scrivere, parlare e comprendere la lingua russa (non parlo del 100% degli ucraini solo per l’abitudine di evitare delle generalizzazioni gratuite). Inoltre, una ampia maggioranza degli ucraini utilizza la lingua russa nella vita quotidiana. Quindi una parte considerevole delle canzoni trasmesse dalle radio ucraine proviene dalla Russia.
Negli ultimi due anni e mezzo lo Stato russo ha fatto, da parte sua, tutto il possibile per far allontanare i comuni cittadini ucraini da ogni cosa che in qualche modo rappresenti la Russia. Lo Stato ucraino, naturalmente, non poteva seguire l’esempio.
Se un marziano, di passaggio sulla Terra in questi giorni, avesse letto certi testi pubblicati su internet, sarebbe giunto a delle conclusioni piuttosto curiose. Per esempio, avrebbe pensato che con il termine omofobo sulla Terra si intenda un gay che ha sparato 103 altri gay.
Nelle occasioni delle visite precedenti il nostro amico extraterrestre ha già appreso che per una parte considerevole degli abitanti della Terra l’omosessualità sarebbe una caratteristica sufficiente per descrivere un essere umano (non importa se in modo negativo o positivo).
P.S.: ovviamente quella sulla sparatoria di Orlando non è tra le notizie che mi riempiono di gioia.
Quello di oggi è un post serio come pochi. Allora… Sabato 11 giugno, mentre cazzeggiavo su Facebook, mi sono imbattuto in questa foto:
Oggi approfitto della occasione per ricordarvi una cosa piuttosto banale. Ma prima leggete questa barzelletta ebraica:
«Rebbe, io sono ateo», disse un ragazzino.
«Se Egli fosse come te lo immagini tu, pure io sarei ateo», rispose Rebbe.
Ecco, ora posso provare a esprimere il mio pensiero in una maniera meno allegorica. Ricordatevi che solo un ignorante è contrario a un concetto senza conoscerlo. Non si può essere atei senza conoscere i testi religiosi (il sottoscritto è ateo). Non si può essere contrari al terrorismo religioso o politico senza conoscere i suoi fondamenta teorici o, almeno, i metodi (il sottoscritto è contrario al terrorismo). Non si può essere contrari al nazismo senza conoscere i suoi metodi, fini e fondamenta teorici (il sottoscritto è contro il nazismo).
Non si può, perché chi è contrario senza conoscere segue ciecamente la moda e non la propria ragione. Quindi è uno scemo.
Se l’edicola che ha esposto l’annuncio si è prefissata l’obiettivo di lottare contro i libri e moltiplicare il gregge degli ignoranti (imitando in questo senso il regime di Hitler), è necessario boicottare l’edicola. Non il libro.
Detto ciò, vi comunico che «Mein Kampf» di Adolf Hitler è un libro pallosissimo. Un italiano su cento riuscirà a leggerne più della metà.
Quando i pompieri cinesi trovano una bottiglia di qualche bevanda capitalista (per esempio, Coca-Cola o Sprite), non sdegnano di utilizzarla nel lavoro. I risultati, sorprendentemente, sono positivi:
In occasione della fine dell’anno scolastico (almeno in Lombardia) nella edizione odierna della mia rubrica cinematografica pubblico il cortometraggio «Lo spozo» (1962, regista Elem Klimov). L’unica spiegazione realmente necessaria a uno spettatore non russo è quella sulla parola «Жиних» inquadrata all’inizio del film. Si tratta della parola «Жених» (zhenìh, lo sposo) scritta con un errore ortografico. Quindi anche io mi sono impegnato e ho tradotto il titolo del film in modo adeguato.
Dei lungometraggi di Elem Klimov consiglio, prima di tutto, «Và e vedi» del 1985: secondo me è uno dei migliori film di guerra di tutti i tempi. Un po’ pesante, ma è un vero capolavoro mondiale. Sono sicuro che si trova anche in italiano.
Come probabilmente avete già letto o sentito ieri, il tribunale di primo grado parigino ha multato la filiale francese di Uber per il lancio dell’app UberPOP (vietata in Francia già da luglio 2015). L’app permette agli automobilisti privati di svolgere l’attività di trasporto di persone senza una licenza da tassista. Quindi l’Uber è stata multata con 800 mila euro, mentre due suoi dirigenti con 30 e 20 mila euro. E’ già stato annunciato il ricorso.
Ricordiamoci che in Francia, ancor più che in Italia, la lotta della lobby dei taxisti conntro il progresso assume varie forme: proteste di strada più o meno violente, legislazione pro-monopolio etc. La causa principale di tale comportamento è evidentemente i prezzi delle licenze che superano i 150 mila euro (in Italia possono arrivare a 200 mila euro). Questi soldi sono sempre stati considerati dai taxisti degli investimenti a lungo termine, da recuperare al termine/cambio della propria attività lavorativa. L’avanzare dell’Uber, a sua volta, comporta il deprezzamento di tale investimento (nessuno ti compra quel pezzo di carta se può lavorare liberamente con l’Uber) e l’azzeramento delle speranze per una vecchiaia tranquilla.
Di conseguenza, i tassisti francesi (ma pure quelli italiani), sono disposti a lottare contro la demonopolizzazione del proprio settore con tutti i mezzi disponibili.
Il loro problema sta nel fatto che inevitabilmente perderanno la lotta. Ciò succederà per due motivi. Il motivo minore è lo stesso della popolarità dell’Uber e altri servizi simili in Europa: i cittadini lo scelgono sono in tanti, in maggioranza rispetto ai taxisti. Il primo politico, nazionale o locale, che si accorgerà della ampiezza diseguale dei due gruppi, logicamente punterà a difendere gli interessi di quello più numeroso.
Il motivo principale della imminente sconfitta dei taxisti-monopolisti sta invece nell’avvicinarsi della epoca delle automobili senza i conducenti: considerati i recenti successi nella loro sperimentazione, possiamo vederle circolare per le vie delle città già tra pochi anni. Il peso dei taxisti tradizionali nel sistema del trasporto delle persone, a quel punto, sarà più o meno lo stesso dei gondolieri veneziani.
Non penso che qualche Stato arrivi al punto di vietare qualsiasi manifestazione del progresso tecnico o sociale al solo fine di tutelare i soldi dei taxisti. Oppure ne conoscete uno?
La sera della domenica 5 giugno si è saputo del furto di più di 100 milioni di password del social network russo vk.com (il clone russo di facebook). Di conseguenza, ho due cose da comunicare ai miei amatissimi lettori:
1. Consiglio di cambiare in fretta la password a tutti coloro che fossero eventualmente registrati su VK. Cambiatela anche su altri siti qualora fosse identica a quella utilizzata per VK;
2. L’elenco delle password più popolari su VK mi ha commosso:
Posizione | Password | Quantità |
1 | 123456 | 709.067 |
2 | 123456789 | 416.591 |
3 | qwerty | 291.645 |
4 | 111111 | 189.151 |
5 | 1234567890 | 156.614 |
6 | 1234567 | 141.620 |
7 | 12345678 | 107.799 |
8 | 123321 | 93.048 |
9 | 000000 | 91.981 |
10 | 123123 | 89.461 |
Dato che tutto il mondo (e non solo la Russia) è pieno di scemi gente ingenua, mi sento in dovere di fare un appello.
Gente! Ricordatevi che una password sicura deve essere:
a) complessa;
b) registrata e conservata solamente nella vostra mente;
c) diversa per ogni vostro account.
Per essere sicuri al 100% della salvezza dei vostri account in Rete dovreste impostare l’autorizzazione a due livelli, ma questo sarà l’argomento di un post serio a parte.