Come molto probabilmente sapete, io non sono italiano. Io stesso so che non dovrei intrommettermi in certi «affari interni» italiani, ma, visto che passo in Italia una notevole quantità di tempo all’anno e un po’ me ne sono affezionato, il futuro di questo Paese non mi è del tutto indifferente.
Avevo dunque pensato di scrivere un lungo dettagliato testo sulla importantissima scelta che i cittadini italiani saranno invitati a fare questa domenica. Poi ho capito che le cose fondamentali sono già state scritte dalle persone molto più popolari e autorevoli di me. Quindi cercherò di essere sintetico.
Prima di tutto bisogna comprendere una cosa semplice. Al referendum del 4 dicembre NON vi si chiederà se siete di sinistra o se vi piace Renzi. Al referendum vi si chiederà, invece, se siete favorevoli alla modernizzazione dello Stato (opzione Sì) oppure volete continuare a vivere nel glorioso 1947 (opzione No). Conviene quindi trovare l’onesta intellettuale (o il coraggio) di riconoscere che si tratta del momento meno opportuno per ribadire le proprie preferenze politiche. Almeno una volta nella vita bisogna provare a ragionare sui contenuti.
Il progetto di riforma sottoposto al referendum si trova sotto questo link. Le istruzioni d’uso: cliccare per aprire la pagina, prendere in mano la Costituzione italiana e confrontare la redazione attuale degli articoli interessati con i nuovi testi proposti. I più pigri possono servirsi della tabella che si trova sotto quest’altro link.
Ma siccome la maggioranza delle persone esprime le opinioni (e, il fatto ancor più grave, il voto) senza fare lo sforzo di informarsi sull’argomento, vi faccio un piccolo riassunto.
La riforma non tocca…
– i poteri del premier,
– i poteri del Presidente della Repubblica,
– l’autonomia della Magistratura,
– l’indipendenza della Corte Costituzionale,
– l’autonomia della Magistratura,
– i Principi Fondamentali della Costituzione,
– la Prima Parte Parte della Costituzione.
La riforma, invece, apporta i seguenti cambiamenti (al Titolo V della Costituzione):
– il nuovo Senato verrà composto dai rappresentanti dei territori (quindi politici locali più vicini e meglio noti alla gente comune) e deciderà solo sulle questioni più importanti (si vedano i cambiamenti degli articoli 55, 57, 70, 71 e 73). A chi sembra una cattiva idea?;
– il Presidente della Repubblica nominerà i suoi cinque senatori per 7 anni e non più a vita (si veda il cambiamento dell’articolo 59). Se per voi si tratta di una perdita, provate a spiegare in cosa consiste;
– i parlamentari saranno obbligati a presentarsi regolarmente al lavoro (si veda il cambiamento dell’articolo 64). Chi si lamentava dei deputati fannulloni?;
– il Presidente della Repubblica sarà tenuto a promulgare le leggi approvate entro un mese (si veda il cambiamento degli articoli 73 e 143). Fa parte della burocrazia pagata con le tasse anche lui;
– saranno abrogate le Provincie (si veda il cambiamento del Titolo V). In sostanza va eliminata una forma di centralismo intermedio, il che può essere interpretato anche in un senso positivo;
– sarà abrogato il CNEL (si cancella l’articolo 99). Se la perdita di un organo che negli anni si trasformò in un gigante burocratico al fine di sé stesso vi preoccupa, provate a spiegare in modo logico la sua utilità (per esempio: vi ha aiutato a trovare un lavoro? Un lavoro che vi soddisfa in tutti i sensi?).
Vanno infine sottolineati il risparmio dei soldi pubblici (mi dispiace per quelli che vogliono tutto o niente) e l’elevazione a livello costituzionale di alcuni principi espressi nella legge 241/1990 (trasparenza della Pubblica Amministrazione).
Chi ha studiato bene la storia italiana o il diritto costituzionale, sa bene che l’obiettivo dei costituenti non fu quello di scrivere una legge della natura. Il loro obiettivo fu quello di creare uno strumento efficiente nella realtà politica e sociale del dopoguerra. Ma i tempi cambiano. Il mondo cambia. Lo Stato deve adeguarsi per non rimanere indietro. Per non diventare definitivamente un museo al cielo aperto, adatto solo per i turisti e pensionati.
Quindi con il post di oggi vi propongo di fare due cose:
1) partecipare al referendum (domenica 4 dicembre dalle 7:00 alle 23:00),
2) scegliere l’opzione «Sì».
Io, se fossi italiano, avrei fatto così.