Il mio interesse verso lo sport professionale tende allo zero… Il che non significa che lo sport professionale non mi dia delle emozioni: infatti, spero che venga vietato al più presto.
Anche le persone come me, però, nelle ultime settimane hanno letto e sentito non poche informazioni sulla questione del doping diffuso tra gli sportivi olimpici russi. Si tratta di uno scandalo pesante, attraverso il quale è facile spiegare agli occidentali comuni la tendenza delle istituzioni russe a falsificare qualsiasi cosa che esse ritengano importante, redditizia e di prestigio.
Domenica 24 luglio il Comitato Olimpico Internazionale ha preso la decisione di non escludere tutta la squadra russa dalle Olimpiadi di Rio-2016 in un colpo solo ma di far selezionare gli sportivi «puliti» alle singole Federazioni di vari sport. E’ una scelta che potrebbe avere una sua logica, anche se si tratta di una logica molto debole. Infatti, i non dopati non dovrebbero essere puniti per quello che non hanno fatto, ma a loro sfavore conta però il fatto che erano ben informati dell’intero sistema e partecipavano comunque alla creazione della «riserva di urine».
Purtroppo, la scelta del Comitato Olimpico Internazionale ha un grosso motivo reale. Il tedesco Thomas Bach, che dal 10 settembre 2013 è il presidente del COI, ricopre allo stesso tempo un’altra carica: quella del presidente del Comitato di Vigilanza del Gruppo Weinig. Il Gruppo Weinig produce i macchinari per la lavorazione del legno, ha 11 punti-vendita sparsi per la Russia, l’ufficio centrale e il centro tecnico a Mosca. Insomma, si tratta di una azienda con dei forti interessi economici in Russia.
Chissà perché il COI ha deciso di non decidere?