L’archivio del giugno 2016

Viaggio di lavoro

Leggendo le ultime notizie ho appreso, senza sorprendermi, che ieri la Nazionale russa di calcio ha perso contro quella del Galles e ha dunque concluso la propria partecipazione a Euro-2016. Penso che abbiate già capito quanto mi interessa questo sport e quanto tempo ho risparmiato rispetto alle persone che seguono almeno una squadra. Per fortuna, però, quest’anno si parla più dei tifosi che del calcio, quindi non mi sento totalmente escluso dalle conversazioni pseudo-sportive.

Il giorno della partita con l’Inghilterra (a proposito: anche l’Italia avrebbe potuto mandare una seconda squadra, per esempio la Nazionale di una Regione a statuto autonomo) i tifosi russi si sono distinti negli scontri violenti e, apparentemente, ben organizzati.

Al momento della partita con la Slovacchia diversi tifosi russi erano già in stato di fermo, quindi il casino si è limitato a un fumogeno acceso dentro lo stadio.

La terza partita, quella di ieri, era decisiva per la squadra russa, quindi sarebbe stato logico fare un buon bordello. A quella data, però, tre tifosi russi erano già stati condannati dal giudice francese con un procedimento simile al giudizio direttissimo italiano alle pene da uno a tre anni, mentre altri venti erano stati estradati. Di conseguenza, niente bordello. Non vi sembra strano che la situazione si sia tranquillizzata dopo il fermo di poche decine di persone?

A questo punto preciso che sarebbe più corretto parlare di hooligans (parola inglobata anche dalla lingua russa) per distinguere certi personaggi dall’intero insieme dei tifosi. I tifosi nel senso classico del termine spendono i propri soldi e tempo per andare a vedere la propria squadra preferita allo stadio. I hooligans, invece, sono un po’ come i terroristi religiosi: spendono i propri soldi e tempo per fare casino in nome di una squadra sportiva. Paradossalmente, proprio questi ultimi sono attivamente sostenuti dalle Istituzioni russe. La particolarità di certi hooligans russi consiste nel fatto che essi lo fanno per lavoro. I tre condannati, per esempio, sono:

Aleksey Erunov, responsabile del Lokomotiv Mosca per il lavoro con i tifosi (condannato a 2 anni). Il proprietario del Lokomotiv è l’azienda statale «Ferrovie russe».

Sergey Gorbachev, direttore del fan-club dell’Arsenal Tula (condannato a 1,5 anni). l’azionista di maggioranza dell’Arsenal è l’Istituto assicurativo statale russo.

Nikolay Morozov, membro del consiglio centrale del fan-club del Dinamo Mosca (condannato a 1 anno). Il 75,5% delle azioni del Dinamo appartiene alla banca di proprietà statale VTB.

E’ abbastanza ovvio che i tre non sono andati in Francia a spese proprie. Ci si chiede ancora cosa si voleva dimostrare con il loro «viaggio di lavoro».


Invenzioni del c…

Dei video sulla realizzazione fisica di invenzioni cretine/inutili si potrebbe fare una rubrica a parte. Ma la gente, dopo un po’, se ne stancherà. Quindi conviene pubblicarne uno ogni tanto: così, tanto per…


Cortometraggio russo №7

Oggi ho deciso di farvi vedere un altro cortometraggio di Leonid Gajdaj sui tre delinquenti poco fortunati (compaiono in diversi altri film del regista, anche quelli lunghi) e il loro cane: cinque settimane fa ne abbiamo già visto uno.

Questa volta, invece, vediamo «Distilleria» (sempre del 1961). I tre protagonisti si occupano ora della produzione clandestina di superalcolici (si tratta di un reato non solo a causa del divieto della attività imprenditoriale, ma anche perché lo Stato detiene il monopolio sugli alcolici). Per chi non sapesse a cosa serve la spirale, preciso che essa permette ai vapori provenienti dal «pentolone» di raffreddarsi e trasformarsi in quel liquido che in uscita diventa il prodotto finale della operazione.

Per quanto riguarda il lungometraggio da consigliare, questa volta mi baso sulla filmografia di uno degli attori-protagonisti. Yuri Nikulin (il tipo alto e magro con il capellino rosso) è stato un famosissimo clown e attore sovietico/russo. Tra i lungometraggi seri in cui ebbe un ruolo, consiglierei «Venti giorni senza la guerra» (1976) di Aleksej German, ma non sono sicuro se esista in italiano. Se non lo trovate, «accontentatevi» di «Andrej Rublev» dove ebbe un piccolo ruolo.


100500 Mario

Fino a pochi anni fa ci dispiacevamo per il triste futuro dei nostri figli e/o nipoti su internet: a loro, in quanto «arrivati troppo tardi», non sarebbero avanzati dei nickname decenti disponibili.

Ora, ma in realtà da diversi anni, il Facebook sta facendo abituare le persone a utilizzare i nomi veri su internet. In un certo senso è una tendenza positiva, ma essa comporta un altro problema: quale di quei 100500 Mario Rossi che Facebook mi propone nei risultati di ricerca è quello che mi serve? Dalle foto di profilo, in almeno la metà dei casi, non si riesce a capire molto…


35% ucraino

Stamattina la Verchovna Rada («Consiglio Supremo», l’unica camera del Parlamento ucraino) ha approvato una legge sulla lingua delle canzoni trasmesse alla radio e TV. Su 343 deputati presenti, 268 hanno votato a favore di un testo in base al quale le canzoni in lingua ucraina devono avere almeno il 35% del tempo dedicato da parte delle emittenti alla musica. La quota deve essere rispettata sia nell’arco della intera giornata che nelle fasce orarie dalle 7:00 alle 14:00 e dalle 15:00 alle 22:00.

A prima vista l’approvazione di una legge del genere è una pura e semplice stronzata di stampo nazionalista. Una persona normale non cambia i gusti musicali per adeguarsi a una legge dello Stato: piuttosto cambia il modo di trovare e ascoltare la musica. (Lo stesso vale, per esempio, per il cinema. Di conseguenza, non è corretto condannare la cosiddetta pirateria la quale è, in una certa misura, uno strumento di difesa contro la stupidità del legislatore e l’incapacità degli autori.)

L’aspetto della nuova legge poco evidente agli occidentali è però un altro. Una percentuale prossima al 100% degli ucraini parla il russo. Il grado di conoscenza varia in base alla età e alla regione di provenienza, ma quasi tutti gli ucraini sono in grado di leggere, scrivere, parlare e comprendere la lingua russa (non parlo del 100% degli ucraini solo per l’abitudine di evitare delle generalizzazioni gratuite). Inoltre, una ampia maggioranza degli ucraini utilizza la lingua russa nella vita quotidiana. Quindi una parte considerevole delle canzoni trasmesse dalle radio ucraine proviene dalla Russia.

Negli ultimi due anni e mezzo lo Stato russo ha fatto, da parte sua, tutto il possibile per far allontanare i comuni cittadini ucraini da ogni cosa che in qualche modo rappresenti la Russia. Lo Stato ucraino, naturalmente, non poteva seguire l’esempio.


E’ un pianeta difficile

Se un marziano, di passaggio sulla Terra in questi giorni, avesse letto certi testi pubblicati su internet, sarebbe giunto a delle conclusioni piuttosto curiose. Per esempio, avrebbe pensato che con il termine omofobo sulla Terra si intenda un gay che ha sparato 103 altri gay.

Nelle occasioni delle visite precedenti il nostro amico extraterrestre ha già appreso che per una parte considerevole degli abitanti della Terra l’omosessualità sarebbe una caratteristica sufficiente per descrivere un essere umano (non importa se in modo negativo o positivo).

P.S.: ovviamente quella sulla sparatoria di Orlando non è tra le notizie che mi riempiono di gioia.


La mia lotta

Quello di oggi è un post serio come pochi. Allora… Sabato 11 giugno, mentre cazzeggiavo su Facebook, mi sono imbattuto in questa foto:

Oggi approfitto della occasione per ricordarvi una cosa piuttosto banale. Ma prima leggete questa barzelletta ebraica:

«Rebbe, io sono ateo», disse un ragazzino.
«Se Egli fosse come te lo immagini tu, pure io sarei ateo», rispose Rebbe.

Ecco, ora posso provare a esprimere il mio pensiero in una maniera meno allegorica. Ricordatevi che solo un ignorante è contrario a un concetto senza conoscerlo. Non si può essere atei senza conoscere i testi religiosi (il sottoscritto è ateo). Non si può essere contrari al terrorismo religioso o politico senza conoscere i suoi fondamenta teorici o, almeno, i metodi (il sottoscritto è contrario al terrorismo). Non si può essere contrari al nazismo senza conoscere i suoi metodi, fini e fondamenta teorici (il sottoscritto è contro il nazismo).

Non si può, perché chi è contrario senza conoscere segue ciecamente la moda e non la propria ragione. Quindi è uno scemo.

Se l’edicola che ha esposto l’annuncio si è prefissata l’obiettivo di lottare contro i libri e moltiplicare il gregge degli ignoranti (imitando in questo senso il regime di Hitler), è necessario boicottare l’edicola. Non il libro.

Detto ciò, vi comunico che «Mein Kampf» di Adolf Hitler è un libro pallosissimo. Un italiano su cento riuscirà a leggerne più della metà.


Pompieri cinesi

Quando i pompieri cinesi trovano una bottiglia di qualche bevanda capitalista (per esempio, Coca-Cola o Sprite), non sdegnano di utilizzarla nel lavoro. I risultati, sorprendentemente, sono positivi:


Cortometraggio russo №6

In occasione della fine dell’anno scolastico (almeno in Lombardia) nella edizione odierna della mia rubrica cinematografica pubblico il cortometraggio «Lo spozo» (1962, regista Elem Klimov). L’unica spiegazione realmente necessaria a uno spettatore non russo è quella sulla parola «Жиних» inquadrata all’inizio del film. Si tratta della parola «Жених» (zhenìh, lo sposo) scritta con un errore ortografico. Quindi anche io mi sono impegnato e ho tradotto il titolo del film in modo adeguato.

Dei lungometraggi di Elem Klimov consiglio, prima di tutto, «Và e vedi» del 1985: secondo me è uno dei migliori film di guerra di tutti i tempi. Un po’ pesante, ma è un vero capolavoro mondiale. Sono sicuro che si trova anche in italiano.


Come probabilmente avete già letto o sentito ieri, il tribunale di primo grado parigino ha multato la filiale francese di Uber per il lancio dell’app UberPOP (vietata in Francia già da luglio 2015). L’app permette agli automobilisti privati di svolgere l’attività di trasporto di persone senza una licenza da tassista. Quindi l’Uber è stata multata con 800 mila euro, mentre due suoi dirigenti con 30 e 20 mila euro. E’ già stato annunciato il ricorso.

Ricordiamoci che in Francia, ancor più che in Italia, la lotta della lobby dei taxisti conntro il progresso assume varie forme: proteste di strada più o meno violente, legislazione pro-monopolio etc. La causa principale di tale comportamento è evidentemente i prezzi delle licenze che superano i 150 mila euro (in Italia possono arrivare a 200 mila euro). Questi soldi sono sempre stati considerati dai taxisti degli investimenti a lungo termine, da recuperare al termine/cambio della propria attività lavorativa. L’avanzare dell’Uber, a sua volta, comporta il deprezzamento di tale investimento (nessuno ti compra quel pezzo di carta se può lavorare liberamente con l’Uber) e l’azzeramento delle speranze per una vecchiaia tranquilla.

Di conseguenza, i tassisti francesi (ma pure quelli italiani), sono disposti a lottare contro la demonopolizzazione del proprio settore con tutti i mezzi disponibili.

Il loro problema sta nel fatto che inevitabilmente perderanno la lotta. Ciò succederà per due motivi. Il motivo minore è lo stesso della popolarità dell’Uber e altri servizi simili in Europa: i cittadini lo scelgono sono in tanti, in maggioranza rispetto ai taxisti. Il primo politico, nazionale o locale, che si accorgerà della ampiezza diseguale dei due gruppi, logicamente punterà a difendere gli interessi di quello più numeroso.

Il motivo principale della imminente sconfitta dei taxisti-monopolisti sta invece nell’avvicinarsi della epoca delle automobili senza i conducenti: considerati i recenti successi nella loro sperimentazione, possiamo vederle circolare per le vie delle città già tra pochi anni. Il peso dei taxisti tradizionali nel sistema del trasporto delle persone, a quel punto, sarà più o meno lo stesso dei gondolieri veneziani.

Non penso che qualche Stato arrivi al punto di vietare qualsiasi manifestazione del progresso tecnico o sociale al solo fine di tutelare i soldi dei taxisti. Oppure ne conoscete uno?