L’altro ieri avevo scritto delle misure prese dalla Russia in risposta al abbattimento del bombardiere russo da parte della Turchia. Oggi, invece, abbiamo saputo che la Turchia, contrariamente alla analoga mossa russa, ha deciso di non reintrodurre l’obbligo di visto per i cittadini russi.
Questo significa che i governanti russi, ancora una volta, hanno sanzionato i propri cittadini in risposta al «comportamento non amichevole» di uno Stato terzo. Questa volta, in particolare, i cittadini russi sono stati privati di una popolare meta turistica a basso costo.
Una situazione analoga era già successa con le famose controsanzioni alimentari, introdotte in risposta alla reazione occidentale alla annessione della Crimea. Nel 2014, infatti, in Russia era stato vietato l’import della maggior parte dei prodotti alimentari da UE, USA, Australia e alcuni altri Stati. Ora in Russia quei prodotti mancano del tutto o arrivano con le etichette bielorusse e i prezzi triplicati. I produttori nazionali, che in uno Stato normale avrebbero dovuto essere premiati da una situazione del genere, sono quasi inesistenti. L’economia russa, infatti, gira tutta attorno risorse naturali.
Insomma, niente cibo sano e fresco, niente mare caldo. Non sappiamo quale sarà la prossima mossa, ma sappiamo che Putin è un grande.