L’archivio del novembre 2015

Bombardare Bruxelles

Stanotte l’aviazione francese ha sganciato 20 bombe su Raqqa, la «capitale» dell’ISIL in Siria. La portaerei «Charles de Gaulle» dovrebbe partire tra poco verso la Siria per triplicare la presenza degli aerei francesi impegnati nella operazione. Ritengo giusto ogni tentativo di desertificare tutti i territori controllati dall’ISIL.

Ma come dimostrano le indagini, un intervento altrettanto deciso andrebbe fatto nelle periferie di Parigi e Bruxelles. Dal solo Molenbeek-Saint-Jean (vicino a Bruxelles) sono usciti gli attentatori parigini, Mehdi Nemmouche (terrorista del museo ebraico di Bruxelles) e Ayoub El Kahzzani (terrorista del treno Parigi-Amsterdam). E poi, i fratelli Kouashi che hanno sparato nella redazione di Charlie Hebdo e Amedy Coulibaly che ha sperato nel supermercato kosher di Parigi si sono riforniti di armi in Belgio.

E’ logico almeno chiedersi se è finalmente arrivata l’ora di estradare gli elementi pericolosi, fare una seria selezione di «profughi» all’ingresso, chiudere le moschee salafite, riconoscere la responsabilità degli imam etc..


Una lezione di sopravvivenza

Un esperto russo ci mostra come si fa ad attraversare un fiume senza bagnarsi.

P.S.: non provate a farlo a casa.


10 kg di sale

Oggi va di moda essere solidali con le vittime: meno male.

Oggi va di moda aiutare i meno fortunati: infatti, è giusto.

Oggi va di moda insultare chi pensa diversamente: molto male.

Oggi va di moda non ragionare: che dire?

Ma, soprattutto, è psicologicamente facile cercare di comprendere il mondo circostante partendo dal presupposto che esso è fatto esattamente allo stesso modo in cui siamo fatti noi. Il seguire i modelli pronti ci risparmia un sacco di tempo e forze mentali, ma spesso ci porta a produrre dei risultati nel migliore dei casi mediocri. Nel peggiore dei casi, invece, porta a dei risultati terrificanti.

Oggi va di moda, per esempio, chiedere scusa ai cittadini delle ex colonie europee e cercare di aiutarli fino a ospitarli in Europa. Non va di moda, invece, chiedersi sul perché nei più di cinquant’anni del post-colonialismo non hanno fatto un tubo per stare bene a casa propria. Ebbene, l’essere umano è debole e cerca di adattarsi alla vita impiegando lo sforzo minimo. Se lo metti in condizioni di condurre una vita da mantenuto, egli resterà per sempre un mantenuto. Rinuncerà, addirittura, a tutti i vantaggi di una vita autonoma piena di lavoro duro e risultati eccellenti.

Allo stesso modo in Europa va di moda sentirsi in colpa nei confronti di tutti coloro che vengono dai Paesi poco tranquilli del «resto del mondo» (che in realtà è molto più grande dell’Europa). Va di moda cercare di aiutare queste persone «brave ma sfortunate» fino a cercare di ospitarle in Europa. Non va di moda, invece, chiedersi sul perché nei settant’anni passati dall’ultimo conflitto mondiale non hanno fatto un tubo per stare bene a casa propria.

Per la maggioranza degli europei è più facile e piacevole pensare che «loro» si trovino allo stesso livello di civiltà. Per la maggioranza degli italiani è più facile e piacevole insultare Salvini che ragionare con la testa. «Loro» non sono tutti uguali. «Loro» non sono uguali a noi. Capire che le diversità esistono è molto più importante del dichiarare di essere tolleranti verso le diversità (un’altra moda).

Ogni organizzazione, ogni società, ogni gruppo di persone ha bisogno di acquistare dei membri nuovi per evitare la stagnazione culturale e intellettuale, per evitare la conseguente sconfitta nella concorrenza globale. Allo stesso tempo però, dobbiamo ricordare la capacità della civiltà europea (l’entità che ci interessa oggi) di assimilare gli estranei, a differenza di quanto si pensa solitamente, è limitata. Provate a mettere 10 chili di sale in un litro d’acqua.

Mantenere la stessa politica migratoria in Europa sarebbe una cosa troppo irresponsabile. L’esercito degli invasori è già arrivato. Ha fatto il suo ingresso senza sparare un colpo e ha iniziato la battaglia contro una società che accusa di razzismo tutti coloro che trovano necessario difendersi. Ed è veramente strano che la gente riesca a conciliare nella testa questi due concetti: attribuire ai tedeschi la responsabilità collettiva dell’olocausto e negare ai musulmani la responsabilità collettiva del terrorismo.


Lada XRAY

La settimana scorsa l’AutoVAZ ha presentato il nuovo SUV Lada XRAY, la cui produzione in serie dovrebbe partire a metà dicembre. Per ora non vi dico nulla sulle caratteristiche tecniche: aspetto che compaiano i primi esemplari da testare. Oggi voglio limitarmi a fare una piccola osservazione sul design esterno…

Anche a voi sembra una Nissan Qashqai presa a martellate?


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Rubrica universale

Ho appena letto una cosa interessantissima…
Se siete registrati su Facebook, collegatevi e provate a fare un interessante gioco. Consiste in tre passaggi:

1. Nella barra per la ricerca delle persone e dei luoghi provate a cercare il proprio numero di telefono mobile;

2. Ora provate a cercare un qualsiasi numero della vostra rubrica telefonica (cioè di un amico o di un parente);

3. E ora provate a cercare un numero inventato a caso.

Spero che tutti i miei lettori riescano a immaginare da soli quanto è facile monetizzare tale «servizio» di Feisbùc. I modi possibili sono innumerevoli. Ma non avendo alcuna voglia di vedere il cielo a righe, non sarò io a fervi degli esempi concreti.


La leggenda chiamata FSB

Magari lo avete già letto o sentito: stanotte l’"artista" russo Petr Pavlensky ha incendiato il portone della sede centrale di FSB (l’ex KGB)…

Non ho molta voglia di descrivere tutte le sue opere cretine (se volete, leggetevi l’articolo su Wikipedia). Di quelle normali non ne ha, quindi non dovrebbe essere definito un artista. Vorrei sottolineare un’altra cosa.

Pensate un po’: da diversi decenni il FSB viene considerato una organizzazione onnipotente che tiene sotto controllo tutto e tutti all’interno della Russia ed è capace di competere (e spesso battere) con CIA, Mossad etc. Poi una notte davanti alla sua sede centrale si presenta un tipo armato di una semplice tanica piena di benzina: bagna bene con la benzina il portone, lo incendia, si fa fotografare con la nuova «opera» sullo sfondo… Non importa quanti complici aveva (ma pare che erano appena due). Nessuno lo ha fermato mentre ha solo pensato di poter fare del genere. Nessuno lo ha fermato mentre stava progettando o realizzando il piano. Solo un sfigatissimo vigile, a un certo ponto, si è messo a gridare «Fermatelo!».

Se mi chiamassi Vladimir Putin, avrei già fucilato di persona tutti i dipendenti del FSB per l’offesa alla storia e alla immagine della organizzazione.


Il robot della colazione

Quanto impegno per progettarlo, costruirlo, produrlo…

Anzi, quanto impegno per andare a comprarlo, portarlo a casa, installarlo, fornirgli i materiali, provvedere alla sua una manutenzione… E non parla nemmeno.

Oppure conviene testarlo?


Auguri a Seghei Guriev

Con un imperdonabile ritardo mi complimento con Serghei Guriev per la sua elezione, avvenuta il 3 ottobre, a capo economista della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS). Si tratta di un evento paragonabile, per la sua importanza, all’assegnazione del Nobel per l’economia: per ogni economista sarebbe un grandissimo riconoscimento dei meriti scientifici. E’ interessante sottolineare, a questo punto, che Guriev è un economista che si è formato del punto di vista accademico e professionale in Russia. Infatti, nessun altro economista russo è riuscito a compiere una simile «scalata».

Considerando, poi, che la BERS opera prevalentemente nell’Europa dell’Est, avremmo potuto dire che si tratta pure di una grande conquista per la Russia. E invece no: nella primavera del 2013 aveva dovuto fuggire in Francia a causa delle pressioni giudiziarie. Non penso che siate tutti interessati a mille dettagli del caso, quindi riassumo in pochissime parole: si era rifiutato di confermare la popolare tra gli inquirenti russi idea, secondo la quale il conseguimento del profitto da parte di una azienda privata (nel caso specifico la Yukos) costituisce un motivo sufficiente per una persecuzione penale.

Insomma, un altro genio è stato perso dallo Stato russo in una maniera clamorosa.


Hurghada

Ho appena letto una curiosa notizia che non posso non condividere con i miei amatissimi lettori. I media russi comunicano oggi che «Stanotte i servizi di terra dell’aeroporto di Hurghada hanno circondato Airbus-321 guasto di Ural Airlines impedendogli di decollare. Le stesse macchine hanno poi accompagnato l’aereo al box per le riparazioni necessarie».

Si tratta del volo U6-3028 per la città di Perm. L’aereo è stato «rilasciato» solo dopo la conclusione dei lavori (a quanto pare, si trattava solo di un indicatore bruciato).

A questo punto ricordo a tutti i lettori che oggi non è il 1 aprile.

P.S.: se avete paura di volare, fatelo più spesso possibile e scegliate sempre le grosse compagnie occidentali. In questo modo la paura scompare in fretta.


A321

Sicuramente lo sapete già: la mattina del 31 ottobre in Egitto è caduto un aereo russo con 224 persone a bordo. Sicuramente ne avete già letto tutto quello che volevate leggere.

Io non voglio sfruttare un argomento tanto triste: l’aereo è già caduto, posso solo esprimere le mie condoglianze. Ne riparleremo se si scopre qualche dettaglio anomalo (anche se l’ISIL non mi sembra tanto attrezzato o abile da poter abbattere aerei a 9000 metri di quota).

Quindi mi limito a fare una dichiarazione: i giornalisti che erano andato all’aeroporto Pulkovo (San Pietroburgo) per fare ai parenti distrutti delle vittime le domande del tipo «Come avete saputo?» o «Dove eravate in quel momento?» sono degli animali.