L’archivio del 7 settembre 2015

Da o verso

Suppongo che negli ultimi giorni tutti abbiano visto le immagini dei profughi che camminano lungo i binari o il bordo di una autostrada per raggiungere l’Ungheria.

Suppongo anche che tutti sappiano che l’Ungheria è considerata, dai profughi in questione, solo una tappa intermedia.

A questo punto non capisco perché si insiste a ripetere che quelle persone «stanno fuggendo da una guerra (dalle guerre) e dalle persecuzioni». Mi dispiace per la situazione che si è creata nei loro Paesi d’origine, ma non posso non ricordare che, per esempio, in Serbia non c’è alcuna guerra da ben 16 anni. E’ altrettanto logico ricordare che la guerra manca pure in alcuni altri Paesi musulmani, dove i profughi si troverebbero, in teoria, in un ambiente più «di casa».

Nemmeno in Grecia, Ungheria e Italia, a quanto mi risulta, ci sono delle guerre in corso. I profughi, però, vogliono andare avanti, verso gli Stati europei più ricchi: Germania, Francia e Inghilterra. Qualcuno si è già dimenticato che le destinazioni preferite sono sempre state quelle? Nessuno però si è reso conto che è cambiata la scusa: la guerra ha sostituito la «ricerca di una vita migliore» perché funziona meglio, colpisce di più l’opinione pubblica per la propria gravità umanitaria.

Più che scappare da una vita pesante, corrono verso una vita bella, piena di sussidi da prendere nei ricchi Stati dell’UE (provenienti dalle tasse degli europei). Spero che gli elettori-contribuenti europei se ne accorgano prima della salita al potere dei vari Governi di estrema destra, intenzionati di deportare tutti gli stranieri, compresi quelli si integrano, lavorano, studiano o semplicemente hanno bisogno di una vera protezione umanitaria.

Se a un buon musulmano non piace l’ISIS, potrebbe almeno provare a combatterlo a casa anziché caricare l’Europa dei propri problemi. Lo stesso vale per tutti coloro che «non hanno futuro» in Patria: fare qualcosa per crearlo? La vita consiste nella soluzione dei problemi ai quali ci troviamo di fronte, non nel tentativo di fuggire verso una esistenza tranquilla.