L’archivio del maggio 2015

90 anni dello Zenit

Lunedì 25 maggio lo Zenit (la squadra di calcio di San Pietroburgo) ha compiuto i 90 anni. E i suoi fan hanno deciso di festeggiare così:

Figo. I tifosi italiani hanno mai fatto una cosa del genere?


Organizzazioni indesiderate

Chi segue in un modo almeno superficiale la politica russa, ha sicuramente letto o sentito della recente legge sulle «ONG indesiderate». Il 23 maggio, infatti, il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato una legge (approvata il 19 maggio dalla Duma) che autorizza il Procuratore generale e i suoi Vice di bloccare l’attività e i beni delle ONG «indesiderate» (letteralmente, «pericolose per l’ordine costituzionale della Russia, le sue sicurezza e difesa») senza l’autorizzazione del giudice.

Sapete qual è il problema? Nella legislazione russa manca la definizione delle organizzazioni non governative, mentre esiste quella delle organizzazioni non a scopo di lucro. La legge firmata da Putin, quindi, introduce un termine nuovo senza fornire la sua definizione. In più, non specifica che le organizzazioni eventualmente individuate come «indesiderate» debbano per forza essere «non a scopo di lucro». Di conseguenza, anche una qualsiasi azienda straniera privata (senza la partecipazione statale) può ora essere definita «indesiderata». Può essere definita tale non perché lede gli interessi della Russia, ma semplicemente perché fa da concorrente a una azienda di qualche politico (nonostante il divieto di legge, hanno quasi tutti delle attività private). Oppure perché è in concorrenza con qualcuno sufficientemente ricco da poter corrompere gli organi statali vigilanti.

Si tratta, in pratica, di un attentato ai danni della economia russa. Quale investitore straniero serio avrà il coraggio di rischiare tanto?


Vox populi

Street art piacentino:


Gli arreti in FIFA

Solo una persona tanto ingenua da essere considerata irrecuperabile avrebbe potuto sostenere che l’intero operato della FIFA non fosse condizionato dalla corruzione. Pensate a tutti i campionati di calcio mondiali ed europei che sono stati assegnati agli Stati meno preparati dal punto di vista logistico: proprio a quegli Stati dove ci sono gli appalti più grossi e numerosi da sfruttare.

Non penso che dopo gli arresti di oggi cambi qualcosa. Penso solo che ogni imbroglione professionale debba avere la capacità di ritirarsi in tempo per non essere beccato. Ma è l’avidità che ci fa sbagliare prima o poi.


I prigionieri russi

Dieci giorni fa, il sabato 16 maggio, in Ucraina sono stati fatti prigionieri (dopo essere stati feriti in battaglia) altri due militari russi: il sergente Aleksandrov e il capitano Erofeev. Appena dopo la diffusione della notizia, il Ministero della difesa russo ha dichiarato che i due si sarebbero licenziati dall’Esercito prima di partire a combattere nell’est ucraino. Si tratta di un comportamento ormai tipico dello Stato russo, in adozione almeno dai tempi della guerra in Afghanistan: quello di rinnegare i propri militari pur di non ammettere ufficialmente di partecipare a una guerra di dubbia necessità o semplicemente malvista dall’estero.

Con pochissime eccezioni alla prassi, lo Stato russo non provvede al recupero dei prigionieri e, a partire dalla attuale guerra con Ucraina, non riconosce ai caduti in battaglia il diritto ad essere seppelliti come tali. Anzi, spesso nega il diritto a un nome sulla lapide. Perché arruolarsi e prestare il giuramento, se mancano la protezione e, soprattutto, la riconoscenza?

Ma torniamo ai due prigionieri. Lo Stato avrebbe potuto dichiarare pubblicamente una cosa semplicissima: i nostri agenti si trovavano nell’area «separatista» ucraina per informarci del conflitto armato che si svolge vicino ai nostri confini. In questo modo, avrebbe comunicato una versione condivisibile dal mondo civile senza ammettere di condurre una guerra in Ucraina. Ma, per pura stupidità, si è preferito tradire i propri militari.

Ora siete un po’ più informati sulla «grandezza» della Russia.

P.S.: volevo scrivere pure dell’unica possibile (secondo me) soluzione del conflitto militare tra la Russia e l’Ucraina, ma forse mi conviene di dedicarne un testo a parte.


I filmati di Google Maps

Gli ingegneri di Google, in collaborazione con l’Università di Washington, hanno elaborato una tecnologia che permette di creare dei slideshow sulla base delle foto di uno stesso posto caricate su Google Maps.

I filmati creati in questo modo permettono di vedere, per esempio, come sono procedute le costruzioni dei grattacieli, come si sono trasformate le città, come sono cambiati i veri paesaggi etc.

L’unico «problema» consiste nel fatto che sono circa dieci anni che vengono caricate le foto su Google Maps. Perché sarebbe stato ancora più interessante contemplare i cambiamenti avvenuti negli ultimi millenni o, perlomeno, secoli.

Ma noi, intanto, vediamo il video illustrativo:


Piacenza, 22 febbraio 2015

Ho finalmente scritto e pubblicato il fotoracconto sul mio viaggio a Piacenza di fine febbraio.


Tre note su hockey (e non solo)

Domenica 17 maggio si è concluso il Mondiale di hockey 2015. In merito, ci tengo a pubblicare tre brevissime note:

1. In finale il Canada ha battuto la Russia 6:1 e sono totalmente indifferente a questo fatto. Qualsiasi risultato sportivo è solo un piccolo episodio nella biografia degli sportivi che lo hanno conseguito, un loro fatto personale. Chi lo capisce vive molto più tranquillo dei «tifosi» che soffrono per i risultati altrui (o si approppriano i meriti altrui).

2. L’espressione «hockey su ghiaccio» equivale alla espressione «calcio su erba»: è una tautologia. Il hockey è su giaccio per definizione! Quindi solo le sue versioni anomale devono essere nominate per intero.

3. Il comportamento della squadra nazionale russa adottato al termine della partita è stato vergognoso e merita di essere condannato in ogni sede approppriata. Per chi non fosse al corrente: ricevute le medaglie d’argento e ascoltato l’inno russo, la squadra non è rimasta sul ghiaccio per l’inno canadese. Certo, avrebbero potuto anche pisciare sul ghiaccio, ma l’offesa è comunque stata grave.


Foto e video di Rustem Adagamov


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Ucraina e Zuckerberg: conclusione

In continuazione del mio post di giovedì
Per il solo dovere di cronaca pubblico la scontata risposta di Mark Zuckerberg alle pretese degli ucraini:

There has been a bunch of content that has been posted that violates the rules that we have around hate speech. We don’t allow people to post content on Facebook that is overtly hateful toward another group, that has ethnic slurs, that tries to incite violence toward an ethnic group, or anything like that. Unfortunately there were a few posts that folks were posting that kind of tripped that rule. Other folks in our community reported that in, and we looked at those and made the determination that some of those posts included ethnic slurs against some Russian folks, and we took down those posts.

I looked into this personally because this question had 45,000 votes on it, so I wanted to make sure that I understood what I was talking about before we got up here, and I stand by that. I think we did the right thing, according to our policies, in taking down those posts, and I agree with the policies we have around not supporting hate speech. I think that is a good set of rules that we have on the system.

There are a couple of questions that folks were asking about were these posts by Ukrainians moderated by Russians. There’s the ongoing conflict between Russia and Ukraine. There’s this meme that was floating around about this policy and the content moderation was done out of a Russian office by Russians who were anti-Ukrainian. And that’s not true. First of all, we don’t actually have a Russian office, so anyone who thinks that this was done out of a Russian office, this should probably put that to rest. We also don’t have a Ukrainian office, and we don’t have offices in lots of other countries around the world, but maybe over time.

What we try to do when people write in and report content, we try to have folks who speak that language review it. We have a European headquarters in Dublin, where we have folks who speak a lot of different languages around the world look at the different content, and that’s what we did here.

We did make one mistake, which was when we reached out to some of the folks to tell them about the content that we had taken down, there was a bug in the system where we accidentally told folks that the content had been taken down because the posts contained nudity, instead of hate speech. That was a mistake. There was a bug in the software we are running. We fixed that. We have reached out and apologized to folks. It’s pretty clear if you look at the posts that they don’t contain nudity, so we understand why that was the source of some confusion. We’ll try not to make that mistake anymore.


Cikatilo e la Vittoria

In aprile il Ministero della cultura russo aveva revocato la licenza per la proiezione pubblica del film «Il bambino numero 44» («Child 44» in inglese) perché essa «non è ammissibile all’indomani dei festeggiamenti del 70esimo anniversario della Vittoria».

Non è chiaro come possa centrare un film su Andrej Cikatilo ambientato nel 1952 con l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Gli americani, seguendo la stessa pseudo-logica, avrebbero dovuto vietare la proiezione/trasmissione de «Il silenzio degli innocenti» all’indomani del giorno dell’Indipendenza.

Ma qualcuno di voi ha già visto «Il bambino numero 44»? Merita di essere visto?