L’archivio del 4 dicembre 2014

Lo stop su South Stream

Come saprete dalle notizie dei giorni scorsi, la realizzazione del progetto South Stream è stata congelata da Vladimir Putin. Il motivo formale è costituito dagli ostacoli burocratici posti dalla Bulgaria. Questi ostacoli, però, derivano dalla posizione dell’Unione Europea che ha insistito, tra l’altro sulla modifica tecnica del progetto.

Ora che la decisione è stata presa e tutti (l’UE compresa) si sono agitati, io vorrei fare tre osservazioni:

1) Se l’Europa vuole ridurre la propria dipendenza dal gas russo, dovrebbe essere contenta della chiusura del progetto;

2) Se invece la costruzione il South Stream avrà (prima o poi) inizio, come si potrà conciliare l’esecuzione dei lavori con le future sanzioni promesse «contro la Russia»?;

3) La storia assomiglia tanto a quella delle sanzioni attualmente già applicate. Quando, per esempio, l’UE vieta la fornitura alla Russia dei macchinari e loro componenti per l’estrazione del petrolio, dobbiamo ricordare una cosa semplice: devono essere prodotti, trasportati e installati. Dunque si tratta di una sanzione che colpisce oggi l’Europa e solo tra qualche anno la Russia. Con South Stream potrebbe succedere la stessa cosa: l’UE di fatto blocca il progetto, quindi tra circa un anno la Russia non inizierà a vendere più gas, mentre le società europee già oggi perdono i contratti relativi alla costruzione del gasdotto.