L’archivio del settembre 2014

Breno (BS), luglio 2014

Bene, è arrivata l’ora di partire con i resoconti fotografici dei miei viaggi italiani di luglio. Il primo, in ordine cronologico, è quello sulla mia visita a Breno.


Prendere Kiev in due settimane

L’esercito russo non è dei più moderni e organizzati al mondo. Ma prendere Kiev in due settimane sarebbe una impresa più che fattibile. Con uno certo sforzo e un po’ di fortuna si potrebbe farcela anche in una decina di giorni. La domanda da farsi, però, è banalissima: «Quanto costerà il dopo?»

Non intendo i costi relativi alle conseguenze politiche internazionali, dato che la settimana scorsa la Merkel era già andata da Poroshenko per consigliargli di arrendersi. Io mi chiedo se qualcuno tra i miei lettori o gli abitanti del Cremlino si immagina le risorse necessarie per la occupazione di un tale territorio (compreso il mantenimento della relativa popolazione). Ormai anni fa ho smesso di cercare delle spiegazioni razionali alle scelte russe nella politica estera, altrimenti avrei detto che l’invasione non è mai stata pianificata dalla Russia.

Una piccola parentesi storica: vi ricordate quando si è verificata l’ultima guerra di conquista nella storia? Sapete perché è passato tanto tempo? Perché le guerre di quel tipo sono diventate sconvenienti.

Ora, però, devo spiegare perché l’Ucraina è tanto facile da conquistare. E perché ci si sta mettendo tanto a cacciare i cosiddetti «separatisti» dall’est ucraino. La risposta è elementare: perché l’Ucraina non ha un esercito vero e proprio (si è decomposto da solo essendo solo una voce «utile» nei bilanci dello Stato). Inoltre, l’Ucraina non ha abbastanza cittadini disposti a fare la guerra per difenderla. In ultimo luogo, la maggior parte delle tecnologie belliche ucraine (in sostanza tutte di eredità sovietica) è stata rubata anni fa dagli ufficiali di vari livelli o venduta agli Stati del terzo mondo dai Governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni.


Le innovazioni milanesi

Circa una settimana fa avevo appreso, grazie ad una pubblicazione dell’assessore Maran su Facebook, di una grande novità milanese: il primo semaforo con il countdown per i pedoni. L’assessore scriveva: «C’è in tutto il mondo. In Italia serve una speciale autorizzazione del Ministero».
Per pura cronaca informo i miei lettori che il Comune di Brescia ha provveduto ben prima di farsi autorizzare l’installazione di questi utili dispositivi. Io li ho visti già a luglio del 2011.
A Milano, invece, il primo semaforo con il countdown è in Largo Cairoli:

Apprezzata questa grande conquista, ora spero che il Comune di Milano riesca ad installare quanto prima anche altri oggetti altrettanto utili. Oggetti che sono già diffusi in tutto il mondo e in tutta Italia. Si potrebbe cominciare dai cestini dotati dei posacenere, dal bike sharing che funziona anche nelle ore di assenza dei mezzi pubblici o dalle strisce pedonali appositamente illuminate di notte.
Oppure, dato che siamo nel 2014, si potrebbe finalmente smetterla di utilizzare l’asfalto per la pavimentazione dei marciapiedi (ne scriverò più in dettaglio separatamente).

P.S.: in generale penso che ogni funzionario comunale responsabile della viabilità e/o arredo urbano debba essere obbligato a viaggiare tanto (molto più di me). Solo in questo modo potrà prendere tutto il meglio dalle altre città del mondo.