L’esercito russo non è dei più moderni e organizzati al mondo. Ma prendere Kiev in due settimane sarebbe una impresa più che fattibile. Con uno certo sforzo e un po’ di fortuna si potrebbe farcela anche in una decina di giorni. La domanda da farsi, però, è banalissima: «Quanto costerà il dopo?»
Non intendo i costi relativi alle conseguenze politiche internazionali, dato che la settimana scorsa la Merkel era già andata da Poroshenko per consigliargli di arrendersi. Io mi chiedo se qualcuno tra i miei lettori o gli abitanti del Cremlino si immagina le risorse necessarie per la occupazione di un tale territorio (compreso il mantenimento della relativa popolazione). Ormai anni fa ho smesso di cercare delle spiegazioni razionali alle scelte russe nella politica estera, altrimenti avrei detto che l’invasione non è mai stata pianificata dalla Russia.
Una piccola parentesi storica: vi ricordate quando si è verificata l’ultima guerra di conquista nella storia? Sapete perché è passato tanto tempo? Perché le guerre di quel tipo sono diventate sconvenienti.
Ora, però, devo spiegare perché l’Ucraina è tanto facile da conquistare. E perché ci si sta mettendo tanto a cacciare i cosiddetti «separatisti» dall’est ucraino. La risposta è elementare: perché l’Ucraina non ha un esercito vero e proprio (si è decomposto da solo essendo solo una voce «utile» nei bilanci dello Stato). Inoltre, l’Ucraina non ha abbastanza cittadini disposti a fare la guerra per difenderla. In ultimo luogo, la maggior parte delle tecnologie belliche ucraine (in sostanza tutte di eredità sovietica) è stata rubata anni fa dagli ufficiali di vari livelli o venduta agli Stati del terzo mondo dai Governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni.