L’archivio del settembre 2014

Indipendenza rinviata

In Spagna, per effetto del ricorso del Governo alla Corte Costituzionale, è stata sospesa per 5 mesi la legge catalana sul referendum. Il 19 settembre, in fatti, dal parlamento locale era uscita una legge che autorizzava il referendum sulla indipendenza; successivamente, esso era stato programmato già per il 9 novembre.

Si potrebbe scherzare sull’ottimismo dei catalani: pensavano di organizzare un referendum credibile in appena 7 settimane. Si consideri che per preparare quello scozzese ci erano voluti 5 anni.

Si potrebbe scherzare sulla ingenuità dei catalani: è ovvio che qualsiasi Governo nazionale di qualsiasi Stato del mondo creerà tutti gli ostacoli possibili ai referendum del genere.

Ma è meglio scherzare sulla loro miopia politica: l’Europa composta da un grande numero di piccoli Stati indipendenti conviene solo ai burocrati della Unione Europea. Perché uno Stato piccolo (e quindi poco popolato) nelle Istituzioni dell’UE non conta un ca…o, di conseguenza con il moltiplicarsi degli Stati cresce solo l’importanza dei burocrati.

Purtroppo i promotori dei referendum hanno altre cose per la testa. E, sempre purtroppo, prima o poi inizieranno a vincere.


Non guardate i cartoni!

La città russa di Chelyabinsk, quasi le tre di note, tre uomini hanno tanto sonno e vogliono arrivare a casa quanto prima. Ma per strada vedono una scena che fa passare il sonno…


Salò, 26 luglio 2014

A Salò, mentre stavo camminando tranquillamente sul lungolago in mezzo a tanti turisti non solo stranieri, avevo sentito parlare una coppia di aborigeni apparentemente ultrasessantenni.

«E certo che di questa associazione non si può più», aveva detto lui a lei.

In un certo senso lo posso capire: anche io avrei preferito vedere apprezzare la propria città per qualche episodio storico più glorioso o per degli aspetti culturali universalmente riconosciuti. Ma la realtà è quella che è. Nel 2014 quella associazione storica lamentata dal signore del posto è ancora l’unica cosa che distingue (e rende famosa) la città di Salò da tante altre belle località del Nord Italia. Se non ci fosse questa associazione, non so se e quando sarei andato fino a lì. E penso che valga per una buona parte dei turisti che pianificano i propri viaggi ascoltando non solo il portafogli. Di conseguenza, non so se la città sarebbe stata altrettanto bella e curata.

Ora potete leggere/guardare il racconto sul mio viaggio a Salò.


Il restauro di “Avrora”

Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.


Come tanti avranno già letto o sentito, la mattina della domenica 21 settembre è stato spostato nelle darsene l’incrociatore «Avrora» (in russo è il suo nome è con la v e non con la u). Lo scopo è quello di restaurarlo e riportarlo al suo posto entro il 2016. Si intende conservare tutte le parti storiche della carrozzeria e della meccanica, ma non ridare alla nave la capacità di navigare autonomamente.

Non tutti (pure in Russia) sanno, però, che non si tratta più della storica nave «rivoluzionaria». L’incrociatore originale aveva avuto bisogno dei lavori di restauro massicci già all’inizio degli anni ’80: il suo scafo era tutto marcio, di conseguenza nella stiva erano costantemente accese le pompe che buttavano fuori decine di tonnellate d’acqua al giorno. Lo scafo era stato valutato irrecuperabile.

Nel corso dei lavori iniziati nel 1984 l’"Avrora" era stata tagliata in orizzontale in due parti. La parte dal ponte in su è stata mantenuta e restaurata tutta, mentre della parte inferiore erano stati salvati solo alcuni meccanismi. La nuova nave, spacciata per l’"Avrora", era stata consegnata alla città per i 70 anni della rivoluzione.

Che fine ha fatto la parte valutata irrecuperabile? Nel 1987 è stata abbandonata nei pressi di un vecchio molo lontano dal centro storico. In sostanza, è stata nascosta al grande pubblico. Perché? Perché fondere i resti di una nave tanto simbolica sarebbe stato, all’epoca dell’URSS, un po’ come bruciare un crocifisso rotto nell’Italia del XVI secolo. Quindi durante la bassa marea si possono ancora vedere. Chiedete pure agli abitanti di San Petersburg che conoscono bene il posto: un sacco di gente era andata, nell’inverno 1987/88, a recuperare alcune parti metalliche per i propri bisogni edilizi.


La Marcia per la Pace

La Marcia per la Pace svoltasi domenica 21 settembre nel centro di Mosca ha raccolto 26.100 persone. Non sono tante per una città che ha 12 milioni di soli abitanti registrati ufficialmente. Sono tante per una città dove, in agosto, 2000 persone avevano manifestato a favore della annessione di Donbass (in sostanza del sud-est ucraino).

L’unica cosa che non mi è tanto chiara: perché si è manifestato solo ora?


Come si fa un video musicale

Oggi vidiamo ben due video collegati tra loro. Il primo video è l’originale:

Il secondo video, girato in un autentico paesino russo, è una «cover» amatoriale ma super figa. Se fossi un produttore o un regista cinematografico, avrei già proposto dei contratti a tutti coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione. Evidenzierei il lavoro svolto dal cameraman: ha pure girato tutto senza interruzioni.


Il referendum scozzese

Abbiamo già i dati definitivi del referendum scozzese: il 55,3% dei votanti si è espresso contro l’uscita dal Regno Unito. Almeno una volta i nazionalisti sono stati sconfitti dalla dura realtà. I produttori di whisky ed i banchieri hanno vinto evitando la fuga, almeno dal punto di vista legale, verso Londra.

L’unica cosa ad avermi sorpreso è stato lo shock di alcuni giorni fa, manifestato a livello planetario dalla gente poco informata sulle reali intenzioni di voto degli scozzesi. Sì, nonostante i problemi economici facilmente prevedibili un sacco di persone in Scozia voleva la separazione. Posso capire uno che fino a due settimane fa ignorava il fatto del referendum stesso. Non posso capire quegli inglesi che non hanno dei particolari problemi a farsi un breve viaggio in treno per svolgere una semplice indagine empirica.

Vabbè, è andata come è andata ed io ne sono soddisfatto. Arriverà il giorno in cui anche il nazionalista più convinto si accorgerà: l’epoca degli Stati nazionali si è conclusa quasi settant’anni fa e il mondo sta andando in un’altra direzione.

Concludo con una foto, trovata ieri sera, che testimonia: la aritmetica elettorale putiniana è adottata anche dalla CNN.


Finale Ligure, luglio 2014

A luglio del 2014, per la seconda volta nella vita, sono andato a Finale Ligure. Ecco il mio fotoracconto.


Il secondo convoglio russo

Sabato 13 settembre sul territorio di Lugansk era entrato il secondo «convoglio umanitario» russo di 200 camion bianchi. Entrato attraverso un punto di confine attualmente controllato solo dall’esercito russo, quindi evitando l’ispezione da parte degli ucraini. Rispetto alla volta scorsa, il senso della operazione è ancora meno chiaro.

Anche questa volta i camion sono privi dei segni distintivi. Si dichiara la loro appartenenza al Ministero delle situazioni d’emergenza, ma sul sito della istituzione non si trova alcuna notizia in merito. Il carico è ancora ignoto: come la volta scorsa, sono state diffuse delle foto dei camion semivuoti con dei sacchi bianchi anonimi, posti su dei bancali artigianali. Inoltre, come la volta scorsa, mancano le foto del carico/scarico degli «aiuti» e della distribuzione di questi alla popolazione.

Anzi, la volta scorsa abbiamo visto qualche foto come la seguente, ma non si conosce bene l’evento al quale si riferiscono:

Il primo convoglio poteva essere spiegato in vari modi: una semplice provocazione, la speranza di vederlo colpire dall’esercito ucraino per giustificare un intervento, o il presunto traferimeno dei macchinari da una fabbrica di Lugansk «distrutta dagli bombardamenti ucraini».

Boh, non so proprio come spiegare la seconda spedizione. I camion, già tutti rientrati in Russia, sono fermi nella regione di Rostov.