Ebbene, penso che sia arrivata l’ora di pubblicizzare il mio reportage su Tirano (in provincia di Sondrio).
Se vi interessa, sfruttate le ultime settimane di bel tempo per andare a farci un giro oppure programmate il viaggio per i tempi migliori.
Ebbene, penso che sia arrivata l’ora di pubblicizzare il mio reportage su Tirano (in provincia di Sondrio).
Se vi interessa, sfruttate le ultime settimane di bel tempo per andare a farci un giro oppure programmate il viaggio per i tempi migliori.
Sabato 18 luglio ero stato di passaggio a Tirano: il relativo reportage fotografico è quasi pronto, ma forse mi conviene pubblicarlo non prima della fine agosto. Infatti, ci troviamo ora in un periodo di viaggi vissuti in prima persona, molto più interessanti di quelli visti sullo schermo di un computer.
Oggi, dunque, mi limito a pubblicare solo una foto. Una foto che testimonia quanto siano incomprensibili alcuni geni di architettura.
Che roba è? E’ una porta d’ingresso preceduta da un gradino un po’ troppo alto? Oppure il proprietario della casa, avendo paura dei ladri, si porta dietro la relativa scala? Oppure è in realtà solo un balcone «senza frontiere»?
Illuminatemi sulle reali motivazioni di questa scelta architettonica!
Sto scoprendo in questo periodo il bellissimo libro di Henry Petrosky «The Book on the Bookshelf». Si tratta di uno studio sulla evoluzione del libro (inteso come oggetto) e della libreria: sembra interessante ma voglio finirlo prima di essere sicuro di poterlo consigliare a voi.
Perché ne scrivo già ora? Perché nel libro in questione ho trovato una preziosa informazione da aggiungere al mio racconto sul monastero di Certosa di Pavia pubblicato nel 2012.
Sulla foto che segue vedete una parte degli interni di una cella. A interessarci sono i ripiani a sinistra del camino:
Ebbene, questa rientranza è la versione monasteriale dell’armarium, cioè una libreria chiudibile a chiave, molto diffusa all’epoca dei Codici. In origine serviva per conservare in sicurezza, anche dai monaci-«colleghi», i preziosi manoscritti presi in prestito dalla biblioteca comune. L’armarium personale era dunque sempre dotato di uno sportello (si vedono ancora i resti delle cerniere) e le pareti rivestite in legno (per proteggere i manoscritti dalla umidità).
Nelle celle dei monaci, in tutti i monasteri europei, gli armarium erano sempre (o quasi) attrezzati nelle apposite rientranze delle pareti e fatti già al momento della costruzione della cella. Non sono da confondere con gli armarium delle biblioteche (dei veri e propri armadi chiudibili a chiave), con le antiche casse per i libri o addirittura con i mobili dell’età romana.
E con questo posso concludere la lezione di storia di oggi.
Port pubblicitario che mi comporta un notevole guadagno
Se state già (o ancora) pianificando le vacanze, considerate pure questo posto. Conoscendo uno dei proprietari, posso garantire la qualità di quanto è offerto e la serietà di chi propone.
Mentre stavo preparando, per uno dei giorni del «weekend lungo», un viaggio in provincia di Pavia, mi ero accorto di una strana somiglianza… Si potrebbe farne il classico gioco del tipo «trovate N differenze».
P.S.: qualcuno dei miei lettori, infatti, sa già che la mia faccia ha ora il colore di un pomodoro quasi maturo.
C’è qualcosa di nuovo a Milano? Qualcosa c’è. Per esempio, ci è voluto l’avvicinarsi dell’EXPO per sistemare la pavimentazione sconnessa di piazza Duomo.

Continuare la lettura di questo post »
Mi sono accorto di alcuni debiti fotografici con i miei lettori. Oggi posto un po’ di Milano di febbraio, mentre la settimana prossima arriverà il turno di aprile.