L’archivio della rubrica «Urbanistica»

Il mezzo peggiore

Ho sempre pensato che la bicicletta fosse il mezzo peggiore per gli spostamenti in città.
Nel migliore dei casi un ciclista urbano arriva alla destinazione sudato e ricoperto di tutte le polveri possibili. Questo problema capita a tutti i ciclisti e diventa particolarmente sensibile (a tutti) d’estate.
In un caso un po’ meno «bello» il ciclista urbano si prende pure la pioggia dall’alto e l’acqua delle pozzanghere dal basso. Questo capita in tutte le stagioni.
Sempre in tutte le stagioni il ciclista urbano rischia di essere investito da qualche auto (le piste ciclabili vere sono pochissime) o di investire qualche pedone (sempre perché le ciclabili sono pochissime). Il problema si aggrava quando il viaggio in bicicletta si verifica in una fase della giornata buia.
In tutte le stagioni il ciclista rischia anche di passare sopra qualche materiale tagliente sparso per strada e quasi mai notato dai pedoni normali. Effettivamente, noi spesso non ci facciamo caso alla quantità di vetri rotti o piccoli oggetti metallici sotto i nostri piedi, ma le gomme relativamente sottili delle bicilette li «notano» molto facilmente.
Tutti i problemi elencati sopra esistono anche fuori dalle città, ma è soprattutto nei grandi centri abitati che la gente si sposta molto per lavoro o per studio. Quindi l’arrivare in orario e, allo stesso tempo, in condizioni estetiche adeguate agli impegni seri diventa una missione non sempre compatibile con l’uso della bicicletta.
Nel periodo di post-quarantena, però, le amministrazioni di molte città europee ci propongono di optare verso l’utilizzo dei mezzi di trasporto a due ruote. Con tanta fretta attrezzano pure decine di chilometri delle nuove «piste ciclabili» (conosco il mal realizzato esempio di Milano un po’ meglio delle altre città). Da una parte hanno ragione: in questo modo si minimizza il rischio di essere contagiati almeno sui mezzi pubblici. Dall’altra parte, però, le nuove piste non eliminano tutti i problemi legati all’uso della bicicletta in città.
Leggendo quotidianamente le notizie, molte persone si sono convinte che il COVID-19 si sia mangiato tutti gli altri problemi del mondo. Se fosse veramente così, dovremmo proteggere e diffondere questo benedetto virus! Ma, per fortuna o purtroppo, non è così. Quindi, per esempio, le linee bianche o gialle disegnate sull’asfalto non hanno il potere magico di proteggere i ciclisti dal traffico.
Spero tanto di potermi aspettare dei grandi progetti urbanistici in giro per il mondo nei prossimi mesi o anni. Progetti finalizzati alla costruzione delle piste ciclabili vere, quelle separate fisicamente dalla strada e dai marciapiedi, possibilmente anche con meno interruzioni possibile. Nei centri storici di molte città europee (e soprattutto quelle italiane che sono molto compatte) è una missione quasi impossibile. Di conseguenza, mi sa che mi tocca a considerare le biciclette inadatte per le città ancora per moltissimi anni.

Chi ha tanta paura del coronavirus, nel frattempo, può adottare quello stile di vita che in Giappone è una regola sin dai tempi immemorabili: guanti, mascherina, distanza di sicurezza da tutti, contatti fisici minimi con gli sconosciuti, cambio dei vestiti e lavaggio almeno parziale del proprio corpo diverse volte al giorno etc etc.


Una proposta architettonica

Bisogna fare in modo che sui tetti di tutte le chiese vengano installati dei pannelli solari. In tal modo le chiese prenderanno le energie solo dal cielo.
Sarà divinamente giusto.


Scaldare le mani

Tanti bar e quasi tutti i ristoranti d’inverno attrezzano le proprie aree esterne con degli strumenti di questo tipo:

Ma andando al bar o al ristorante tutte le volte che sentiamo troppo freddo facciamo una brutta fine (non importa se in termini di salute o di soldi). Di conseguenza, ritengo che ogni inverno lungo le vie delle città debbano essere appesi degli asciugamani elettrici.

Avviate pure un referendum.


Il limite del parcheggio

Alla fine di aprile a Capriate San Gervasio (in provincia di Bergamo) avevo notato una misura semplice ma efficiente contro l’invasione dei marciapiedi da parte delle auto parcheggiate in modo perpendicolare.

Tale sistema sarebbe utile anche nelle città (o zone) con i marciapiedi meno stretti.

Sulla ultima foto vediamo l’esempio di via Lattanzio a Milano.


Restate positivi

Sicuramente è capitato anche a voi, negli ultimi mesi, di vedere dei mezzi a due ruote (biciclette, monopattini) in condivisione lasciati a caso in mezzo a un marciapiede.
Se anche a voi sembra una manifestazione di pigrizia / spensieratezza / negligenza (sottolineare l’opzione preferita), restate comunque positivi. Immaginate che quelle persone strane avrebbero potuto preferire il car sharing.


Il vento sprecato

I parchi eolici rovinano il paesaggio e sono di economicità dubbia (immaginate i costi economici, ambientali ed energetici di tutto il ciclo della loro produzione, installazione e manutenzione).
Allo stesso tempo è possibile fare due cose:
a) aumentare la loro produttività (quindi ridurre i costi di cui sopra) costruendoli nei luoghi dove oltre al vento naturale c’è anche quello artificiale,
e
b) ridurre il loro impatto estetico negativo costruendoli nei luoghi già compromessi.
A soddisfare entrambe le condizioni sono le autostrade e i binari delle ferrovie ad alta velocità. I mezzi che ci passano potrebbero far funzionare le eliche piccole (non quelle giganti che abbiamo tutti in mente).

Regalo l’idea alle start-up e ai laureandi in ingegneria.


Civico 3D

Penso che la maggioranza dei miei lettori conosca queste targhette dei numeri civici a basso costo:

Nel periodo pasquale ho scoperto che nella natura urbana esiste anche la loro versione in 3D:

Essendo molto più bella della versione piatta (in 2D) meriterebbe anche una vernice più resistente.


La segnaletica per l’autopilota

Le automobili autopilotate vengono testate ormai da anni negli USA e in Europa. Uno degli obiettivi principali dei test è verificare e perfezionare la capacità di quelle auto ad orientarsi sulla strada allo stesso modo dei guidatori umani: vedere gli ostacoli, interpretare la segnaletica etc..
La grande verità consiste nel fatto che è molto più facile adattare le strade alle automobili autopilotate che al contrario. Quando, finalmente, tale concetto diventerà evidente alla maggioranza degli ingegneri, imprenditori e amministratori (di vario rango territoriale), il futuro diventerà molto più vicino.

Sì, l’innovazione non è necessariamente solo un pezzo di elettronica.


L’accessibilità ferroviaria

Come sanno molti miei lettori, già da alcuni anni le stazioni ferroviarie italiane si stanno progressivamente attrezzando di ascensori che collegano i sottopassaggi alle banchine. Quei ascensori sono utili a molte categorie di passeggeri e hanno un aspetto estetico bello e moderno. È dunque veramente difficile esserne contrari.

Alla fine di dicembre, però, sono riuscito a trovare una eccezione all’ultima affermazione.
Si tratta della stazione ferroviaria di Arona (in provincia di Novara), dove su tutte le banchine storiche, accanto agli ascensori moderni, ho trovato delle strutture che sembrano degli ascensori d’epoca.

La stazione ferroviaria di Arona è stata attivata nel 1905 e gli ascensori (se sono effettivamente loro) sembrano appartenere alla stessa epoca. Le grosse sovrastrutture – sopra la tettoia della banchina – dovrebbero Continuare la lettura di questo post »


Le strane professioni (parte 2)

Mi è sempre piaciuta la tradizione italiana di indicare sulle targhe le professioni delle persone realmente vissute alle quali vengono dedicate le vie e le piazze (e ne avevo già scritto). È un modo ancor più esteso di coltivare la memoria.
Un buon esempio – prima di continuare il discorso più serio – potrebbe essere la via dedicata a Rita Levi-Montalcini trovata dal sottoscritto a Morbegno (il fotoracconto sarà pubblicato a giorni).

Complimenti alla Prefettura competente per avere ritenuto opportuno di non aspettare 10 anni dalla morte e per avere dunque usufruito della deroga prevista dalla legge per i casi delle persone particolarmente distinte.
Purtroppo, però, bisogna constatare che moltissime targhe con i nomi delle vie riportano delle diciture che confondono le persone anziché informarle. Faccio tre esempi che ho accumulato sul computer negli ultimi tempi: Continuare la lettura di questo post »