Come può una persona normale impiegare le poche briciole della vita sensate che ci lascia quel buco temporale chiamato «1 gennaio»?
Per esempio, può contemplare la bottiglia vuota da 1,5 L della «Veuve Cliquot» e capire che nella vita di una persona completa dovrebbero capitare tante altre occasioni – legate al merito e non al calendario – per svuotare alter bottiglie del genere.
L’archivio della rubrica «Senza categoria»
Ognuno guadagna come può, cercando di tirare il massimo dalla situazione nella quale si trova. Almeno in teoria deve essere così.
Ma un genio del marketing che cerca di battere una notevole (purtroppo) concorrenza presente per le vie di Milano con la scritta «Un piccolo grazie» forse non a caso ha perso anche le competizioni precedenti.
Relativamente alle mie librerie ormai da anni sono costretto ad affrontare almeno una delle seguenti questioni:
1. Come ingrandirle,
2. Come infilare dentro un libro in più.
Fino a pochi giorni fa ho affrontato felicemente e con un certo successo entrambe le questioni, rischiando gravemente di essere nominato al Nobel per la fisica. Nonostante il fatto che almeno la metà dei libri che leggo sia ormai in formato digitale (lunga vita al mio Kindle!), non penso di smettere ad amare pure quelli analogici.
Ma ecco che pochi giorni fa ho scoperto di poter affrontare anche una terza questione che riguarda le librerie. È possibile anche abbellirle senza ostacolare l’accesso ai libri stessi!
Beh, con la scusa di dover rafforzare la struttura si può anche fare…
Ma senza esagerare. Andrebbe benissimo solo uno tra i pezzi esistenti (se compatibile con le proporzioni della libreria).
Nella vita reale è importantissimo capire un semplice principio (possiamo anche chiamarlo life hack): se non riuscite a trovare la soluzione di un problema, cercatela dalla parte opposta.
Vediamo subito un esempio storico. L’ex presidente Theodore Roosevelt, essendo molto insoddisfatto del proprio successore William Taft, decise nel 1912 di tornare alla Presidenza. Durante la campagna elettorale, dunque, pensò di distribuire 3 milioni di opuscoli con il testo di un proprio discorso e una foto sulla copertina.
Nella parte bassa della foto è ben visibile la scritta «copyright 1910 by moffett studio chicago». Vediamola subito per capire di cosa si tratta.
Solo quando gli opuscoli furono ormai stampati, il capo della squadra di Roosevelt (un certo George Walbridge Perkins I) si accorse di quella scritta. E comprese subito tutta la catastroficità dell’errore: non fu ottenuta l’autorizzazione all’uso della foto. La legge sui diritti d’autore avrebbe dunque consentito al fotografo di chiedere 1 dollaro per ogni copia della foto distribuita. I 3 milioni di dollari del 1912 equivalgono ai 60 milioni di dollari di oggi. Si volle dunque evitare una spesa del genere. Allo stesso tempo, la ristampa degli opuscoli con una foto diversa avrebbe comunque comportato delle spese (e una perdita di tempo).
G. W. Perkins decise di contattare il fotografo Moffett per cercare di concordare le condizioni migliori. E gli inviò un telegramma: «Intendiamo distribuire tre milioni di opuscoli con la foto di Roosevelt sulla copertina. È una ottima opportunità per il fotografo. Quanto è disposto a pagare se scegliamo una delle sue foto? È necessaria una risposta immediata». Maffett fu veloce a rispondere: «Vi ringrazio per l’opportunità, sono disposto a pagare 250 dollari».
P.S.: come avrete capito da questa storia, un altro life hack si chiama «studiate». Ma lo conoscete già senza il mio aiuto.
Uno dei passatempo più inutili al mondo consiste nel commentare le notizie: esse diventano obsolete in poche ore. Un passatempo ancora più inutile consiste nel commentare le notizie scritte al futuro. Le fantasie, le promesse e le migliori intenzioni rese pubbliche esistono per non essere realizzate (oppure essere realizzate non come e non quando si pensava inizialmente).
Un bel esempio di una notizia scritta al futuro è quella riguardante il secondo tentativo di costruire una copia del famoso «Titanic». Il commento più esteso che meriterebbe tale notizia è una curiosa coincidenza: per la seconda volta consecutiva l’investitore del progetto diffonde le voci sulla costruzione della nave proprio nel momento in cui decide di entrare attivamente in politica interna australiana. Naturalmente, a questo punto potremmo anche dimenticarcene.
Ma lasciamo pure un messaggio alle generazioni future. A quelle generazioni che saranno più ricche, più tecnologicamente avanzate e più ingenue. La persona realmente intenzionata a ricostruire il «Titanic» non deve limitarsi a fare una ennesima nave da crociera. Per recuperare presto gli investimenti e iniziare a guadagnare, dovrà fare qualcosa di insolitamente interattivo. Non propongo di creare una nave con un lungo foro apribile nella prua (potrebbe essere pericoloso). Propongo di fare semplicemente un incrocio tra una nave e un sommergibile. E poi fare le simulazioni del naufragio a ogni viaggio transatlantico. Altrimenti sarebbe solo uno spreco clamoroso del nome.
Ora mi è tutto chiaro…
Nel medioevo esisteva una unità di misura del tempo chiamata «momento». Era pari a 90 secondi, cioè 1/40 dell’ora solare.
Ed io conosco delle persone che usano tutt’ora questa unità nella vita quotidiana.
Dal lontano 1886 ci arrivano le notizie sulla polizia del futuro.
Direi che hanno azzeccato quasi tutto: uno scudo, una arma elettrica, un cannone acquatico, la protezione degli stinchi, un elmo, degli elementi pirotecnici, una borsetta per i soldi…
Posso constatare che questa estate non è andata sprecata…
Avrei voluto commentare la foto con dei nomi propri, ma ho in mente ben più di quattro candidati.
Enjoy! Una ricerca segreta russa ha mostrato dove va ricercata la famosa formula della Coca-Cola (anche essa segreta):